Wall Street ha fame di azioni, crescita e tecnologia. La domanda degli investitori è particolarmente vorace per le aziende che si affacciano sul mercato finanziario americano per la prima volta con questo identikit. Quelle che hanno fiutato l'occasione negli ultimi mesi come Airbnb, Doordash o Snowflake hanno registrato performance al debutto che non si vedevano da inizio secolo, e che hanno rievocato lo spettro della bolla delle dot.com. 

Gli operatori della Borsa di New York ammettono il rischio sottovoce, mentre continuano a ripetere che le parole del momento per gli investitori sono «FOMO», fear of missing out, cioè paura di perdere l’occasione della vita, e «TINA», there is no alternative, cioè paura di perdere l’occasione della vita, oltre la azioni c’è poco o nulla.  

In effetti, la pioggia di acquisti non colpisce solo le matricole, come dimostra il fatto che l’indice S&P 500, il paniere delle società a più alta capitalizzazione, ha chiuso l’ultima sessione dell’anno ai massimi di sempre, alla fine di un rally iniziato durante la prima ondata pandemica e stimolato dalle politiche ultra-espansive della Banca centrale americana e del governo federale.

Le matricole “terribili”

Ma è sulle Initial Public Offerings (Ipo), cioè gli ingressi sul mercato, che l’entusiasmo sta raggiungendo i livelli di guardia. L’ultimo esempio in ordine di tempo riguarda Airbnb, la app che ha rivoluzionato il turismo, permettendo ai propri utenti di affittare stanze e appartamenti a persone in viaggio. La startup della Silicon Valley, che a fatica ha raggiunto l’utile nel terzo trimestre di quest’anno visto l’effetto devastante dei lockdown sul suo business, ha prezzato la sua offerta ben oltre la forchetta di prezzo a 68 dollari per azione, ottenendo una valutazione superiore ai 40 miliardi di dollari prima dello sbarco in Borsa il 9 dicembre. Un valore che alla fine del primo giorno di scambi era più che raddoppiato rispetto a quello deciso dai banchieri alla vigilia della Ipo, e che oggi si aggira sui 90 miliardi di dollari di dollari. 

A confronto, Marriott International, la gigantesca catena alberghiera il cui dominio è insidiato da nuovi concorrenti con pochi asset ma molta tecnologia come Airbnb, vale meno della metà con i suoi 43 miliari di dollari. 

Ci sono poi aziende come Doordash, che gestisce una app di consegna di cibo a domicilio, e Snowflake, che fornisce servizi cloud, per cui la pandemia ha rappresentato un’opportunità di enorme crescita, piuttosto che una catastrofe. Le due aziende californiane, approdate in Borsa rispettivamente a dicembre e settembre dello scorso anno, sono schizzate all’esordio con rialzi vicini o superiori al 100 per cento. Snowflake, che ha chiuso il 2019 con ricavi per 265 milioni di dollari, vale oggi quasi quanto il colosso Ibm, che di ricavi ne ha generati 77 miliardi di dollari.

Insomma, la caccia alle Marriott e Ibm di domani é iniziata e non conosce limiti di prezzo. 

Ai piccoli il 20 per cento dei contratti

Ma se gli investitori istituzionali suggeriscono prudenza di fronte a queste performance, i piccoli risparmiatori continuano a comprare. Così come ai tempi della speculazione di inizio secolo, sono loro ad alimentare la domanda anche quando le valutazioni diventano troppo distanti dai fondamentali, nella pericolosa illusione che il mercato possa solo continuare a salire come ha fatto negli ultimi mesi. La società di trading Citadel securities stima che i piccoli investitori rappresentano ormai oltre il 20 per cento dei volumi del mercato azionario americano, una cifra record. 

Il trend si spiega con la popolarità di app per fare trading come Robinhood, arrivata ad avere oltre 13 milioni di utenti negli Stati Uniti, ma anche con storie come quella di Bruce Burnworth, che secondo il Wall Street Journal è diventato milionario investendo su opzioni della Tesla. Da una parte la tecnologia ha “democratizzato” il mercato, dall’altra ha creato nuovi ricchi da un’esercito di trader fatti in casa poco esperti e molto spregiudicati. 

Un dato su tutti rende l’idea del livello di fibrillazione e rischio che c’è oggi nel segmento delle matricole: le performance al debutto delle tre aziende citate sono paragonabili per dimensioni solo a quelle registrate da tre società sbarcate in Borsa nel 2000. Le tre aziende erano Palm, Corvis e Infineon e solo quest’ultima, produttore tedesco di semiconduttori, sopravvive ancora oggi. 

«Niente può andare storto»

Malgrado le tante analogie, quando smettono di parlare sottovoce gli operatori di  Wall Street sostengono che «niente può andare storto» sulla piazza newyorchese tra vaccini in fase di distribuzione, aspettative di ripresa e tassi d’interesse vicini allo zero, in un clima di invulnerabilità che non fa che aumentare ancora i prezzi. 

Una nutrita classe di matricole aspetta di unirsi a quello che più un ballo delle debuttanti somiglia a un rave party, dopo che la raccolta del 2020 delle Ipo tradizionali ha toccato gli 85 miliardi di dollari, un valore che negli ultimi due decenni è secondo solo al 2014 e gli anni 2000 e 1999, quelli della bolla appunto.

Un gruppo che comprende la stessa Robinhood, in odore di quotazione già quest’anno, in quello che promette di essere un momento storico per gli investitori al dettaglio, che potranno comprare le azioni della società proprio sulla app che l’ha resa una delle debuttanti più attese degli ultimi anni. La startup vale oltre $20 miliardi sul mercato secondario ma c’è da scommettere che la valutazione lieviterà sul public market, quando i trader fai-da-te passeranno all’azione. 

A patto che la bolla non decida di scoppiare prima. 

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