La raffineria Isab-Lukoil di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, potrà essere commissariata se l’impianto non troverà petrolio alternativo quando scatterà l’embargo del petrolio russo. Questa la decisione del governo, che nella formulazione definitiva del decreto varato nel consiglio dei ministri di lunedì sera, ha deciso di lasciarsi anche la possibilità di avvalersi della società a controllo pubblico che opera “nel medesimo settore”, in pratica l’Eni, che a quanto si legge potrebbe essere chiamata a coadiuvare un commissario scelto dal ministero delle Imprese, da quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica e infine dal ministro dell’Economia.

ll Cane a sei zampe la scorsa settimana ha chiarito che non ha intenzione di essere coinvolto finanziariamente nell’operazione, ma il governo vuole comunque l’appoggio della società di stato, nella speranza che le banche sblocchino le linee di credito alla società. L’Isab infatti è posseduta dalla società svizzera Litasco, interamente controllata dalla russa Lukoil, ma non soggetta a sanzioni. Tuttavia gli istituti di credito finora non si sono mossi per garantire all’impianto i servizi necessari per l’acquisto di petrolio da altri paesi, così l’Isab è diventata interamente dipendente dal greggio russo.

Gli operai

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha festeggiato con un tweet il salvataggio degli operai, mille diretti e quasi diecimila considerando anche l’indotto. Ma la soluzione ponte dell’amministrazione temporanea, attualmente eventuale in caso di «grave pericolo» per la sicurezza nazionale, non ha uno sbocco chiaro.

Il governo ha congegnato il decreto come una strada transitoria verso la cessione, infatti qualora il compratore non fosse ritenuto adeguato, l’esecutivo si riserva di esercitare il “golden power” per indirizzare la vendita e garantire i posti di lavoro.

Fiorenzo Amato, della Filctem-Cgil di Siracusa, che ha seguito passo passo la vicenda commenta: «Abbiamo capito che c’è il cappello del governo, ma non sappiamo come finisce il film»

A quanto risulta a Domani da fonti vicine alla raffineria, fino a giovedì Lukoil non stava prendendo in considerazione alcuna offerta, nonostante il Financial Times abbia riportato che il fondo americano Crossbridge Energy Partners si sia mosso alzando l’offerta. Il direttore Eugene Maniakhine durante un incontro con i dipendenti il giorno dopo il consiglio dei ministri ha detto che non c’è niente di concreto.

La società russa è intervenuta pubblicamente con un comunicato e ha chiarito che attualmente l’Isab è in piena salute e resta tutto come prima: «Litasco conferma la propria disponibilità a continuare una cooperazione piena e significativa con il governo italiano al fine di garantire il normale funzionamento della struttura», si legge, in vista delle imminenti restrizioni alla fornitura di petrolio dalla Russia ai paesi dell'Unione europea che entreranno in vigore il 5 dicembre 2022.

Al momento è assicurato il costante funzionamento della raffineria «viste le materie prime immagazzinate per i prossimi mesi e le future consegne di petrolio di origine non russa». L’ultimo carico da 100mila tonnellate di greggio russo è stato scaricato alla fine di novembre, quindi Litasco è riuscita a recuperare altri contratti di approvvigionamento anche se al momento non ha reso noti i nuovi fornitori che fino a qualche giorno fa non si riuscivano a recuperare.

Da quando ha acquisito la raffineria nel 2008 «la proprietà ha regolarmente investito nel suo sviluppo. Di conseguenza, Isab è attualmente una società redditizia, una struttura tecnologicamente avanzata e un partner affidabile per tutti i suoi clienti, fornitori e appaltatori». Secondo fonti tecniche, per quest’anno punterebbe ad avere un fatturato di 11 miliardi, quasi il triplo di quello degli anni precedenti.

Il comunicato Lukoil ricorda che «da 14 anni la raffineria onora costantemente i suoi obblighi nei confronti di oltre 10mila italiani richiesti dal suo funzionamento, oltre a rispettare gli impegni assunti nei confronti delle autorità italiane in materia di tasse, salute, sicurezza e tutela dell'ambiente».

Il consiglio dei ministri ha rimandato a più riprese la decisione sul decreto, aggiunto all’ordine del giorno solo in un secondo momento dopo giorni di rumors. L’amministrazione temporanea, una volta stabilita, può durare 12 mesi ed essere prorogata di un altro anno. La decisione può essere presa entro il 30 giugno. 

Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a margine dei Rome Med Dialogues 2022, ha fatto intuire che il commissariamento potrebbe arrivare prima di Natale: «Le garanzie di stoccaggio attuali su Priolo sono di 10-15 giorni, quindi si arrivava al 20 dicembre e come tale l'intervento dello stato, con questo provvedimento, permette di fare ponte». Il ministero delle Imprese, alla guida del processo, attende di vedere gli sviluppi post decreto.

Prima arriverà il 6 dicembre: quel giorno si svolgerà l’udienza relativa all’incidente probatorio per l’inchiesta per disastro ambientale, un rischio che pesa sull’operatività del depuratore e su quella del polo petrolchimico collegato dove opera la raffineria.

Le organizzazioni sindacali di categoria, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, chiedono di essere convocate entro il 15 dicembre: «Riteniamo necessario il tavolo perché il governo dovrà indicare la prospettiva industriale di Lukoil ed affrontare i temi ancora aperti che insistono nell’area industriale siracusana, a partire da quelli ambientali».

Price cap

Intanto, dopo intensi negoziati, la presidenza dell'Unione europea, detenuta dalla Repubblica Ceca, ieri ha dichiarato in un comunicato che «gli ambasciatori hanno appena raggiunto un accordo sul limite di prezzo per il petrolio russo trasportato via mare». La decisione deve ancora essere approvata ufficialmente con una procedura scritta e il tetto dovrebbe essere fissato a 60 dollari. La Casa bianca ha apprezzato: «Aiuterà a limitare la capacità della macchina da guerra di Putin» in Ucraina, ha detto il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby. A quel punto bisognerà capire cosa accadrà ai prezzi del greggio, una volta che partirà l’embargo del petrolio russo nei paesi europei il 5 dicembre e si attiverà il price cap.

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