Stando alle direttive europee, la situazione attuale evolverà nel tempo, con una prima tappa nel 2035, in cui dovrebbe cessare la produzione di auto a benzina, e una seconda al 2050, in cui tutto il parco macchine dovrà essere a emissioni zero. Cosa succederà all’ambiente (cioè alla collettività), agli automobilisti e alle casse pubbliche? I numeri
Le automobili inquinano in due modi, sia emettendo sostanze nocive per la salute umana, sia contribuendo al riscaldamento globale. Qui vedremo solo questo secondo effetto, cioè quello dell’anidride carbonica (Co2, che non danneggia la salute). Questo sia perché i conti sarebbero complicati, sia perché in Europa le emissioni più dannose per la salute sono diminuite molto grazie a carburanti sempre più puliti.
Oggi una macchina Euro 6 danneggia la salute per circa un decimo di una Euro 0. Invece le emissioni di Co2 sono risultate difficilissime da ridurre, il settore del trasporto stradale emette in Italia circa un quarto di tutta la Co2, e questa quantità non accenna a diminuire. E le automobili ne generano la maggior parte.
Percorso a tappe
Per fare i conti, useremo tutti dati ufficiali, per quanto approssimati, e per semplificare ancora confronteremo la situazione attuale con una in cui tutto il parco macchine italiano sia elettrico.
Stando alle direttive europee, in realtà la situazione attuale evolverà nel tempo, con una prima tappa nel 2035, in cui dovrebbe cessare la produzione di auto a benzina, e una seconda al 2050, in cui tutto il parco macchine dovrà essere a emissioni zero.
Questa semplificazione è utile per vedere in modo sintetico cosa succederà ai fenomeni maggiori, e ai principali attori coinvolti. Che sono in primis l’ambiente (cioè la collettività), poi gli automobilisti, e infine le casse pubbliche.
Oggi circolano circa 30 milioni di macchine, che con gli attuali consumi al chilometro emettono circa 68 milioni di tonnellate di Co2 all’anno. L’Europa ha definito un costo sociale della Co2 di 100 euro a tonnellata emessa, più elevato del valore medio internazionale. Quindi il danno ambientale tradotto in termini economici è di circa 6,8 miliardi di euro all’anno.
Gli automobilisti pagano per la benzina circa 45 miliardi all’anno, di cui 30 vanno allo stato in tasse.
Consumi elettrici
La situazione con un parco macchine tutto elettrificato non è a emissioni zero, perché l’elettricità è prodotta oggi ancora con parecchi combustibili fossili, anche se la stima è complicata.
Comunque i 30 milioni di auto, con consumi elettrici standard e con un contenuto di Co2 di 330 grammi al Kwh, emetterebbero circa 15 milioni di tonnellate di Co2 all’anno, il cui costo sociale sarebbe di 1,5 miliardi di euro.
Con la tassazione attuale, gli automobilisti pagherebbero per viaggiare 30 miliardi all’anno, dei quali allo stato andrebbero 4,6 miliardi.
Tiriamo le somme: la collettività risparmierebbe (68 – 15 =) 53 milioni di tonnellate di Co2, con un costo sociale risparmiato di (6,8 – 3,0) 3,8 miliardi di euro all’anno. Lo stato perderebbe (30 – 4,6 =) 25,4 miliardi all’anno di entrate fiscali. Gli automobilisti risparmierebbero (45 – 30=) 15 miliardi di euro all’anno.
Le entrate fiscali
Quest’ultimo dato però non rispecchia la situazione attuale.
Oggi infatti i costi monetari, l’incertezza sull’autonomia reale dei veicoli elettrici, e la scarsità delle stazioni di ricarica, determina una situazione che al massimo si può ritenere di pareggio tra i costi totali delle auto a benzina e quelle elettriche.
Quindi il risultato più significativo è che l’elettrificazione peserà molto sulle entrate fiscali, dati gli alti livelli attuali di tassazione dei carburanti, che verrebbero meno.
E questi sono costi economici reali, perché non corrispondono a un aumentato benessere di altri soggetti: i benefici ambientali li abbiamo già quantificati. Cioè, per intenderci, sono scuole e ospedali in meno.
Vediamo un altro aspetto: il “costo di abbattimento” di ogni tonnellata di Co2 risparmiata all’anno. Poiché l’unico soggetto che ci perde è lo stato, questo risulta di circa (25,4/53=) 480 euro a tonnellata risparmiata. È un valore che può essere confrontato con quello di altre politiche ambientali, e risulta parecchio elevato.
Orizzonte 2050
Ma adesso rendiamo più realistico lo scenario, vedendo le variazioni dei principali numeri da oggi al 2050.
Innanzitutto i benefici ambientali aumenteranno, perché sia nell’approccio europeo sia in quello internazionale, ogni tonnellata in più di Co2 emessa farà più danno della precedente, finché non se ne emetteranno più, cioè fino al 2050.
In particolare il risparmio di costi sociali negli anni vicini al 2050 raggiungerà i 30 miliardi, superando così la perdita annua delle entrate fiscali. Sarebbe invece un po' inferiore applicando i “costi internazionali” della Co2.
E anche gli automobilisti staranno meglio, perché il costo totale (di acquisto e uso) delle macchine elettriche diminuirà.
I “costi di abbattimento” per tonnellata, tutti a carico dello stato, rimarranno comunque piuttosto alti rispetto a quelli di altre politiche ambientali, dirette in particolare a settori che oggi pagano molto meno per tonnellata di Co2 emessa, quali l’agricoltura e i settori “energivori” come cemento, vetro e siderurgia.
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