Il concordato preventivo proposto dal governo rischia di scoraggiare gli onesti senza far emergere il nero. Più potere all’Agenzia delle entrate, ma i contribuenti infedeli avranno pochi incentivi a mettersi in regola
Tanto rumore per nulla, o quasi. Il nuovo concordato preventivo biennale si risolverà in un buco nell’acqua. Il provvedimento corretto in corsa e infine varato due giorni fa dal Consiglio dei ministri non servirà a contrastare la gigantesca evasione fiscale tra i lavoratori autonomi (il 67 per cento dell’imposta sui redditi non viene pagato). E c’è grande incertezza, per usare un eufemismo, anche sul maggior gettito garantito dalla nuova misura. Questo gettito supplementare dovrebbe contribuire



