Sono bastati due giorni. Giusto due giorni di ordinari ribassi, per smentire chi si augurava che il taglio dei tassi deciso neppure una settimana fa dalla Bce potesse aprire la strada a un‘estate serena sul fronte dei mercati finanziari. Gli investitori hanno accolto nel peggiore dei modi i risultati del voto europeo e dopo le perdite tutto sommato contenute di lunedì, i listini hanno chiuso un’altra seduta in rosso.

La scossa parte da Parigi, ma a fare le spese del pessimismo diffuso sono stati in primo luogo i paesi considerati più deboli, finanziariamente parlando. Ecco, allora, che in Italia lo spread è tornato per ore a navigare oltre quota 150 punti, un livello che non si vedeva da febbraio, mentre il rendimento del Btp decennale ha superato il 4,15 per cento contro il 4,05 di inizio seduta. Un mese fa il titolo tricolore garantiva un tasso del 3,71 per cento. Il rialzo si spiega con le vendite massicce che hanno colpito i titoli italiani: quando cala il prezzo aumenta il rendimento. A fine giornata il Btp ha recuperato terreno, chiudendo la seduta verso 4,08, mentre lo spread è arretrato fino a 144 punti.

Poteva andare peggio, ma l’altalena serve da monito per il governo di Giorgia Meloni, che da mesi usa il calo dello spread con il Bund tedesco (causato più che altro dalle difficoltà economiche di Berlino) a fini di propaganda interna. I mercati di certo apprezzano la stabilità del quadro politico di Roma, ma senza un chiaro percorso di riduzione del debito pubblico e del deficit l’Italia resta l’anello debole del contesto europeo e subisce più pesantemente dei partner.

Lo si capisce anche dalla reazione della Borsa di Milano, che martedì è stata la peggiore del continente con un calo che ha sfiorato il 2 per cento (1,93 per cento). Peggio anche di Parigi, ancora in rosso dell’1,3 per cento dopo l’analogo ribasso di lunedì. Va detto che il listino nostrano, a differenza di quello francese, è reduce da una corsa al rialzo che ha portato l’indice a guadagnare a guadagnare oltre il 20 per cento nell’arco di dodici mesi. Nelle due sedute dopo le elezioni europee le vendite si sono accanite soprattutto sulle banche, ovvero il settore che nei mesi scorsi ha fatto segnare l’incremento maggiore delle quotazioni.

Soffrono le banche

Gli istituti di credito perdono terreno perché scontano i problemi dei titoli di stato, che sono presenti in gran quantità nei loro bilanci. E’ probabile però che molti grandi investitori abbiano approfittato dell’occasione per alleggerire le posizioni e monetizzare i rialzi dell’ultimo anno. Peggio di tutte, tra le banche, è andato il Monte dei Paschi, che ha visto raddoppiare il proprio valore di Borsa nell’arco di 12 mesi. L’istituto senese è un osservato speciale del governo, che spera di vendere presto un altro pezzo importante della quota del 26,7 per cento ancora in mano pubblica. Se però il prezzo scende l’operazione diventa più difficile e meno conveniente per il Tesoro.

Il problema, adesso, è che le prospettive per il futuro prossimo appaiono quanto mai incerte. La Francia si avvia verso elezioni che potrebbero consegnare il potere ai sovranisti di Marine Le Pen inaugurando una stagione di coabitazione con l’inquilino dell’Eliseo. Prospettiva, quest’ultima, tutt’altro che rassicurante agli occhi degli investitori, perché nella migliore delle ipotesi porterebbe a uno stallo della politica economica.

D’altronde il programma della destra va in direzione opposta rispetto alla linea sin qui tenuta dal governo in carica, pronto a impegnarsi per una serie di riforme all’insegna dell’austerità, con l’obiettivo di riportare sotto controllo il debito pubblico. Le Pen e il suo delfino Jordan Bardella, possibile futuro primo ministro, promettono invece pensioni più alte e tasse più basse.

Non è una sorpresa, allora, se la sfiducia già diffusa sui mercati nei confronti della Francia è aumentata ancora dopo il ribaltone elettorale di domenica.

Il rendimento dei titoli di stato decennali di Parigi è quindi cresciuto dal 3,1 fino al 3,23 per cento nell’arco delle prime due sedute borsistiche della settimana, mentre le quotazioni borsistiche dei maggiori gruppi bancari transalpini hanno accumulato perdite pesanti, tra il 7 e il 9 per cento rispetto a venerdì scorso.

La reazione dei mercati suona come un avvertimento in vista delle prossime scadenze. A parte l’appuntamento elettorale, con il paventato cambio della maggioranza di governo, entro settembre Parigi dovrà anche negoziare con Bruxelles un programma di riduzione del disavanzo e del debito pubblico. Diventano quindi più che probabili nuovi scossoni sui mercati, con ulteriori tensioni per le quotazioni del debito sovrano. Con tutte le conseguenze del caso anche per Roma.

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