«È urgente rimettere ordine in un sistema che assomiglia a una maionese impazzita, ma il governo non ha la minima intenzione di farlo». A dirlo è il senatore Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd guidato da Elly Schlein, a commento dell’appello per un fisco giusto apparso sulle pagine di Domani.

Nel documento sottoscritto da oltre venti accademici si legge che «il sistema fiscale italiano versa in una crisi gravissima che ne mina il corretto funzionamento e la stessa legittimazione». È d’accordo? Da ex viceministro dell’Economia cosa ha fatto per migliorare la situazione?

Il documento l’ho condiviso e firmato, l’analisi del sistema fiscale italiano che viene fatta è cruda ma realistica. Durante la mia esperienza di governo, l’emergenza Covid ha impedito di varare una riforma organica, però tre grandi interventi strutturali li abbiamo fatti: un taglio permanente del cuneo fiscale, l’introduzione dell’assegno unico per le famiglie e l’eliminazione delle clausole di salvaguardia che aumentavano l’Iva. Il governo Draghi aveva portato quasi a compimento la riforma tributaria, ma la destra l’ha affossata all’ultimo miglio, impedendo che il Senato la approvasse definitivamente. Ora ripartono da una proposta decisamente peggiore.

L’appello sottolinea anche che «un’elevata pressione fiscale è necessaria al finanziamento dei sistemi di welfare moderni». Elly Schlein è favorevole all’abolizione del mantra liberista della riduzione sempre e comunque delle tasse. Come si traduce in concreto?

Elly Schlein ha vinto il congresso del Pd sulla base di una visione molto netta. Noi riteniamo che sanità e scuola abbiano bisogno di finanziamenti aggiuntivi per recuperare il divario che ci separa dal resto d’Europa e garantire ai cittadini servizi universali e di livello dignitoso. La flat tax di cui parla la destra ci porterebbe invece dritti a un netto ridimensionamento del welfare. Le priorità sono redistribuire il carico fiscale per alleggerirlo sui fattori produttivi, semplificare drasticamente gli adempimenti e abbattere l’evasione per finanziare il welfare e aiutare chi le tasse le paga fino all'ultimo euro.

Che soluzioni proponete per evitare la frammentazione del sistema di imposizione e il trattamento difforme dei diversi redditi di capitale?

È urgente rimettere ordine in un sistema che assomiglia a una maionese impazzita, riducendo e razionalizzando la pletora di regimi di favore per eliminare privilegi del tutto ingiustificati. Il governo purtroppo non ha la minima intenzione di farlo, anzi conferma tutte le cedolari e indica l’obiettivo di una tassa piatta Irpef. Vorrebbe dire distruggere la progressività del sistema e fare venir meno decine di miliardi di euro indispensabili per finanziare le politiche pubbliche.

Il testo degli accademici fa riferimento all’evasione fiscale. Cosa si può fare per contrastarla?

L’evasione fiscale non è un destino ineluttabile. L’introduzione della fatturazione elettronica e di altre misure da parte dei governi di centrosinistra ha iniziato a cambiare questo quadro. Le stime del governo ci dicono che dal 2015 al 2020 l’evasione dei principali tributi si è ridotta da 86 a 70 miliardi. Bisognerebbe proseguire con determinazione su questa strada. Il governo Meloni invece ha imboccato quella dei condoni, delle sanatorie e dell'innalzamento del tetto ai contanti. È il contrario di quello che sarebbe necessario fare.

Cosa si può fare per rimediare «all’arretratezza del catasto che penalizza i proprietari di immobili di minor pregio rispetto a quelli di maggior valore»?

Sul catasto il governo Draghi aveva perlomeno previsto un aggiornamento delle banche dati. La destra invece respinge ideologicamente qualsiasi tipo di revisione. Il risultato è che si perpetua una condizione in cui i privilegi di una minoranza danneggiano milioni di proprietari che pagano più tasse di quanto dovrebbero.

Le riforme istituzionali servono a nascondere il nulla del governo Meloni sull’economia?

La verità è che il governo non sa che pesci pigliare sull’economia, basta leggere il Def. In compenso hanno sprecato mesi preziosi sul Pnrr e ora l’Italia rischia di perdere i soldi e la faccia. Hanno approvato un decreto Lavoro che aumenta la precarietà e penalizza i poveri. Vogliono una riforma fiscale che non affronta nessuno dei problemi evidenziati dall’appello degli economisti. Il rilancio delle riforme istituzionali serve a questo: a coprire un totale vuoto di idee e di risultati sul terreno economico e sociale.

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