Mancano meno di cinquanta giorni all’inizio del campionato di serie A, nel mezzo c’è la finale degli Europei a Wembley, e soprattutto la possibilità di incassare centinaia di nuovi abbonamenti per la stagione 2021/2022, di cui Dazn si è aggiudicata i diritti di trasmissione in streaming. È con questa urgenza all’orizzonte che ieri l’autorità Antitrust ha deciso di aprire una istruttoria per possibili gravi violazioni della concorrenza sull’accordo sottoscritto tra Dazn e Tim sulla trasmissione delle partite di serie A. La decisione è arrivata dopo che all’autorità sono stati recapitati esposti da quasi tutti gli operatori concorrenti, al di fuori di Mediaset sazia dei diritti sulla Champions League, ma anche dopo una analisi dei termini dell’accordo sottoscritto tra le due aziende e dei documenti interni che queste le hanno fornito. Così, nelle caldissime giornate in cui si giocano ampie quote del mercato nazionale delle telecomunicazioni trainato dall’offerta calcistica, l’autorità ha dato sette giorni di tempo a Tim e Dazn per presentare nuova documentazione, essere ascoltati o rimediare ai riscontri modificando i passaggi fondamentali del contratto. Passata questa settimana, se non ci fossero contro argomentazioni, prove o azioni tali da far cadere le preoccupazioni dell’Agcm, l’Autorità potrebbe arrivare a imporre misure cautelari e sospendere parzialmente l’accordo riaprendo i giochi della grande guerra del calcio.

Le criticità

Dazn si è aggiudicata i diritti per la trasmissione delle partite di serie A per il triennio 2021- 2024, lasciando Sky quasi a bocca asciutta e costringendola di fatto a rivedere i suoi progetti aziendali.

Nel frattempo ha sottoscritto un accordo con Tim che le permette di garantire all’utente finale un servizio di trasmissione dei contenuti migliore di quello che potrebbe offrire contando solo sulle sue forze ma che le impone diverse condizioni di esclusiva che, secondo l’authority, implicano la possibilità di gravi violazioni alla concorrenza e di violazione dei trattati europei.

Il divieto di sconti

L’istruttoria chiarisce che l’intesa «impone limiti alla distribuzione diretta da parte di Dazn dei propri servizi» limitandoli alla offerta di servizi televisivi a pagamento, e limitando l’utilizzo di altri dispositivi di fruizione e di altri sistemi di pagamento, così come di offerta di sconti agli utenti finali. Condizioni talmente ampie da incidere anche sui contratti in essere con altri operatori. Inoltre le criticità che ha osservato l’autorità non si limitano semplicemente alle condizioni imposte sul fronte commerciale, ma anche su quello cruciale delle tecnologie.

«Per quanto concerne le soluzioni tecniche», si legge nel documento dell’Agcm, Tim sta ottimizzando un sistema di trasmissione che sarà disponibile sulla rete all’ingrosso «solo per i clienti al dettaglio di Tim, e per gli altri operatori di telecomunicazioni che decidono di utilizzare i servizi attivi bitstream Nga di Tim, rinunciando alla propria rete e ai propri apparati». Contemporaneamente sta contrattando con Dazn «un sistema di backup digitale terrestre sul proprio decoder Tim Vision» in modo da permettere, quando la connessione non è sufficiente al decoder Tim Vision, di passare in automatico alla modalità digitale terrestre che a Dazn invece è vietata per contratto.

Il problema qui è doppio. Da una parte c’è il ruolo sui generis di Tim che sul mercato italiano è un operatore verticalmente integrato, cioè fornisce la connettività all’ingrosso a tutta una serie di operatori al dettaglio, che a loro volta vendono, in concorrenza con la stessa Tim, agli utenti finali, e infine si occupa anche con la sua Tim Vision di fornire un sistema di fruizione dei contenuti. Dall’altra Dazn «avrebbe ridotto le soluzioni tecniche di interconnessione e gestione del traffico, nonché gli investimenti necessari per l’interconnessione con gli operatori, discriminandoli rispetto a Tim».

Il ruolo di Tim sul mercato

Come ex monopolista e primo operatore all’ingrosso dei servizi di connessione dell’intero paese Tim è chiamata a offrire lo stesso livello di prestazioni tecnologiche ai suoi competitor che si appoggiano alla rete, mentre in questo caso riserva il frutto degli investimenti tecnologici alla sua filiera interna, per di più a servizio della distribuzione del contenuto, le partite di calcio da cui dipende la maggiore quota di mercato. Questo meccanismo rischia, secondo l’authority, di creare quello che nelle analisi per la concorrenza si chiama lock in, cioè di legare gli utenti a un certo ecosistema, e soprattutto di disincentivare gli investimenti in innovazione di tutti. La preoccupazione dell’autorità è acuita dal momento che l’Italia sta affrontando una fase molto delicate del suo sviluppo digitale, in cui la competizione per le fette di un mercato in crescita è alta e può determinarne gli equilibri futuri.

I rimedi suggeriti

Nel documento l’Autorità suggerisce passo passo quali potrebbero essere i rimedi da intraprendere per ovviare ai riscontri segnalando le parti del contratto che potrebbero essere cancellate. Per tutta risposta Dazn ha diffuso una nota in cui afferma che «l’accordo è a favore della concorrenza e dello sviluppo tecnologico del paese». Tim ha spiegato che per gli amanti del calcio interessati a guardarsi le partite non c’è nessun obbligo di sottoscrivere anche i servizi di connettività di Tim, ma ha vietato di entrare nel merito della questione tecnologica, in questo caso sostanziale.

Tra sette giorni sapremo se l’Italia avrà vinto gli Europei, ma anche chi vincerà la partita della concorrenza sugli abbonamenti alla serie A.

 

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