Il viadotto Madonna del Monte sulla Torino-Savona il 24 novembre di due anni fa crollò non perché non era stata effettuata su di esso la manutenzione necessaria. Le cause del cedimento furono altre: quasi sicuramente una frana che si staccò dal versante della montagna. A queste conclusioni è arrivata la Procura di Savona che da mesi stava occupandosi dell'accaduto e che ha deciso di archiviare in via definitiva le indagini condotte fino a oggi contro ignoti. Secondo la relazione dei tecnici che hanno lavorato a fianco dei magistrati liguri il viadotto era stato costruito a suo tempo a regola d'arte e con materiali idonei e al momento del cedimento non presentava segni evidenti di danneggiamenti.

La frana

Il crollo avvenne mentre su quella zona imperversavano piogge molto forti e secondo le conclusioni dei tecnici sarebbero state proprio le condizioni atmosferiche particolarmente avverse a determinare il cedimento di un pezzo della montagna, una frana di circa 15 mila metri cubi che poi precipitò sul viadotto in maniera violenta spezzandolo. Quella zona comunque non era stata classificata a rischio idrogeologico dalle carte redatte dall'Autorità di bacino regionale.

L’Autostrada dei Fiori

Il viadotto è stato ricostruito dalla società concessionaria di quel pezzo di autostrada, cioè Autostrada dei Fiori del gruppo Gavio di Tortona. Il tempo impiegato nella ricostruzione è stato particolarmente breve, appena 2 mesi e 10 giorni. In un comunicato la società dei Gavio sottolinea che ha avviato «un ingente programma di ammodernamento della tratta autostradale, pianificando ed eseguendo molteplici interventi volti a innalzare gli standard di qualità della struttura» che è una delle autostrade più vecchie d'Italia.

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