La morte di Silvio Berlusconi ha aperto una crisi all’interno di Forza Italia. I dubbi sulla sua successione, oltre ai debiti lasciati al partito, rischiano di far sparire l’ultimo movimento di centrodestra “moderato” sulla scena politica italiana. La situazione non è neanche lontanamente così grave all’interno dell’altro impero del Cavaliere, quello economico-imprenditoriale.

Nonostante questo, non è ancora chiaro cosa ne sarà delle aziende di Berlusconi. Le ipotesi sono sostanzialmente due, con diverse implicazioni: una gestione da parte dei figli, con Marina e Pier Silvio nei ruoli esecutivi chiave e i tre figli avuti da Veronica Lario come soci, oppure una cessione, le cui modalità sarebbero probabilmente regolate dal testamento.

Ma cosa prevede esattamente il patrimonio del Cavaliere? Secondo Forbes, la ricchezza di Berlusconi e famiglia è pari a 6,8 miliardi di euro (era il terzo uomo più ricco d’Italia). La componente più importante di questa ricchezza è la quota che Fininvest, la holding che controlla quasi tutte le sue attività, detiene di Banca Mediolanum. La capitalizzazione di mercato di Mediolanum è superiore a 6 miliardi di euro, il che significa che la quota detenuta dai Berlusconi (1,8 miliardi) vale più di un quarto della loro ricchezza.

C’è poi Mediaset, che vale 1,7 miliardi e di cui Fininvest possiede circa metà delle azioni. Sono quindi oltre 800 milioni che si aggiungono al patrimonio. Tra le grandi società del gruppo, infine, c’è Arnoldo Mondadori Editore, acquistata dopo una lunga lotta con la Cir di Carlo De Benedetti. Secondo Teleborsa, Mondadori ha da poco acquistato circa 500 mila euro di azioni proprie, pari allo 0,103 per cento del capitale sociale. Questo significa che il capitale di Mondadori, una stima conservativa del suo effettivo valore, pesa per circa 500 milioni all’interno del patrimonio di Berlusconi.

Fininvest controlla poi le varie proprietà immobiliari del Cavaliere, comprese le ville ad Arcore e in Sardegna, e la Alba Servizi Aerotrasporti, la compagnia aerea che possiede una flotta di quattro jet privati per gli spostamenti di Berlusconi, dei dirigenti del gruppo e di alcuni altri clienti. Di proprietà di Berlusconi è anche il Monza Calcio, che non è ancora chiaro se verrà ceduto dalla famiglia.

Un impero mediatico in declino?

Fatta forse eccezione per Mediaset, tutte queste società sono in grado di stare sulle proprie gambe senza snaturare la propria identità anche senza la presenza di Berlusconi. Vale però la pena chiedersi se, in caso di accordi senza intoppi tra figli e parenti, valga davvero la pena di mantenere il timone per i Berlusconi o se sia meglio cedere tutto. Il discorso vale soprattutto per Mediaset. Se il buon andamento degli affari di Banca Mediolanum non può essere messo in discussione, lo stesso non si può dire per la parte editoriale delle attività di famiglia.

Se si guarda all’andamento di Mediaset negli ultimi vent’anni, la situazione è tutt’altro che rosea. Il colosso mediatico di Berlusconi è stato quotato alla borsa di Milano nel luglio 1996, per un valore complessivo di 8 mila miliardi di lire (quasi 6 miliardi di euro di oggi) e in 27 anni ha perso più del 70 per cento della sua capitalizzazione: oggi vale, appunto, poco più di 1,7 miliardi. Questa tendenza si vede chiaramente dall’andamento del titolo in borsa, anche se viziato da aumenti e riduzioni di capitale nel corso degli anni. Dopo una grande crescita negli anni successivi alla quotazione, dal 2000 a oggi la società ha registrato un lungo declino e oggi il titolo vale circa l’80 per cento in meno rispetto a 27 anni fa.

Non è una sorpresa che un’azienda mediatica sia in calo. Era successo per esempio a Sky prima di essere ceduta a Comcast e rimossa dai listini nel 2017. Il lungo declino di Mediaset nel corso della carriera politica del Cavaliere non è mai stato un grande problema per la famiglia Berlusconi. Il controllo delle televisioni ha rappresentato un valore decisamente superiore rispetto al mero profitto.

Oggi che il capostipite è definitivamente fuori dalla scena politica, però, bisognerà capire se vale ancora la pena mantenere quel controllo. Berlusconi forse ne aveva consapevolezza e può essere che abbia deciso di imporre alcune condizioni per spingere i figli a non cedere l’attività, ma questo si scoprirà solo una volta aperto il testamento.

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