È andato ancora meglio del previsto il 2023 di Stellantis. I conti presentati dalla multinazionale dell’auto hanno superato le già ottimistiche previsioni degli analisti.

Gli utili netti del gruppo aumentano dell11 per cento rispetto al 2022 e raggiungono 18,6 miliardi di euro su ricavi complessivi di 189,5 miliardi, anch’essi in crescita del 6 per cento rispetto all’anno precedente.

Premiati gli azionisti, che vedono aumentare i dividendi del 16 per cento, e anche i dipendenti con un bonus che per l’Italia vale 2.112 euro per ciascun lavoratore, il 10 per cento in più di quanto distribuito nel 2023.

Grande euforia, quindi, anche se le parole dell’amministratore Carlo Tavares a commento dei conti si prestano a un’interpretazione quantomeno più articolata rispetto alle prospettive della multinazionale dell’auto. Il numero uno del gruppo ha colto l’occasione per smorzare i toni della polemica che nei giorni scorsi lo ha portato in rotta di collisione con il governo di Giorgia Meloni. «Abbiamo bisogno di tutti gli stabilimenti italiani - ha detto Tavares – per raggiungere l’obiettivo di un milione di veicoli prodotti».

Quota un milione è per l’appunto il traguardo auspicato dall’esecutivo, che in caso di disimpegno di Stellantis ha minacciato di favorire l’apertura di nuove fabbriche in Italia da parte di case concorrenti dell’ex Fiat.

Una minaccia che per il momento pare molto difficile da tradurre in fatti concreti, visto che al momento nessun produttore internazionale, cinesi compresi, sembra intenzionato a sbarcare in Italia. Così come, d’altra parte, pare lontano anche l’obiettivo di un milione di veicoli prodotti negli impianti del nostro paese per il gruppo presieduto da John Elkann.

Nel 2023, secondo i calcoli del sindacato Fim Cisl, dalle fabbriche italiane di Stellantis sono uscite circa 520 mila automobili a cui vanno aggiunti circa 230 mila veicoli commerciali. In totale si arriva a quota 750, meno 8 per cento rispetto al 2019, l’ultimo anno prima del Covid.

Siamo quindi ancora lontani dal traguardo di un milione. Tavares comunque non ha mancato di precisare che «c’è sicuramente un futuro per Mirafiori e Pomigliano», i due stabilimenti che secondo alcune recenti dichiarazioni del manager sarebbero i più esposti a nuovi tagli di personale o addirittura a una possibile chiusura.

Un 2024 turbolento

E’ arrivata anche una smentita sulla possibile fusione di Renault, un‘ipotesi su cui si era avventata la speculazione di Borsa interpretando alcune frasi in verità piuttosto sibilline pronunciate in un’intervista da Tavares. «Nessuna trattativa», ha tagliato corto il capo di Stellantis, che ha ammesso che il 2024 sarà un anno «turbolento», perché «le vendite sono redditizie, ma non come vorremmo».

Le pressioni sui prezzi sono forti in particolare sui veicoli elettrici. Sulle auto a batteria è però in corso una guerra sui prezzi tra grandi marchi che potrebbe ridurre di molto i margini di guadagno.

Margini che nel 2023 sono già diminuiti per Stellantis al 12,8 per cento dal 13,4 per cento del 2022. Il calo si spiega in gran parte con gli scioperi che hanno bloccato a lungo gli stabilimenti In Nord America, dove il gruppo realizza la maggior parte dei ricavi e dei profitti.

Nonostante le incognite dell’immediato futuro, l’azienda ha confermato agli analisti che anche in questo 2024 la cifra del margine operativo rettificato in rapporto ai ricavi resterà a doppia cifra. Previsioni che insieme all’annuncio di un riacquisto azioni proprie per 3 miliardi di euro hanno dato slancio al titolo, in rialzo a fine giornata del 5,7 per cento.

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