Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di terminare il programma di acquisti straordinario varato dalla Banca centrale europea per affrontare la crisi pandemica (Pepp) a fine marzo 2022. Contemporaneamente, però, il periodo di reinvestimento nei titoli acquistati verrà esteso almeno fino alla fine del 2024. I tassi restano fermi e la presidente del board Chrisitine Lagarde, ha specificato che «un rialzo sarà improbabile nel 2022» Le decisioni annunciate nel pomeriggio dalla Bce sono state prese a maggioranza. Lagarde ha voluto specificare che i voti contrari sono stati pochi. 

Correzioni in caso di choc

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Spiegando la decisione nella tradizionale conferenza stampa dopo la riunione del board Bce, la presidente ha puntualizzato che gli acquisti potranno riprendere in ogni momento se necessario in caso di choc dovuti alla pandemia. La flessibilità, ha sottolineato Lagarde, resta indispensabile - «Vogliamo flessibilità e possibilità di manovra» - ma ha anche aggiunto: «Le nostre economie sono diventate più resilienti ondata dopo ondata». 

Anche le condizioni di finanziamento speciale previste per le banche all’interno del del programma Tltro III (che prevedono un finanziamento fino al 5 per cento degli stock di prestiti) termineranno pochi mesi dopo, a giugno 2022. In parallelo alla chiusura di Pepp e Tltro III, la Bce ha deciso di potenziare l’altro programma di acquisti l’App (Asset Purchase Program) aumentandone la potenza a 40 miliardi nel secondo trimestre, di 30 miliardi nel terzo trimestre per poi ridurlo a 20 miliardi nell’ottobre 2022. 

Euro e spread

La decisione della Bce ha avuto un effetto immediato sul mercato dei titoli di stato e su quello delle valute: lo spread tra le obbligazioni decennali italiane e i corrispettivi Bund tedeschi è aumentato subito a 140 punti per poi assestarsi a oltre 130, circa dieci punti base in più rispetto al valore precedente. L’euro si è subito apprezzato rispetto al dollaro. 

L’andamento dello spread tra Btp e Bund a dieci anni

Inflazione al 3,2 per cento

La Bce ha anche abbassato le stime sul prodotto interno lordo dell’Eurozona per il 2022 al 4,2 per cento e ha aumentato le stime sull’inflazione. In particolare a novembre la Bce ha stimato una inflazione del 4,9 per cento, mentre per il prossimo anno la media sarà al 3,2 per cento, per poi scendere all’1,8 nel 2023. 

Lagarde ha dichiarato che l’inflazione aumenterà nel breve termine ma che nel medio termine non sarà superiore al due per cento. 

«Siamo molto attenti alla crescita dei salari e finora i dati si sono dimostrati inferiori alle nostre proiezioni», ha detto Lagarde.

«L’inflazione è molto pesante sui consumi», ha aggiunto, «dobbiamo rispondere e stiamo rispondendo in questo modo graduale».

La presidente del board ha poi ribadito l’impossibilità di confrontare le aree economiche monetarie degli Stati Uniti e dell’Eurozona: è «difficile comparare» quello che fa la Bce con la Fed o la Boe. Le economie dell'Eurozona, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, ha dichiarato Lagarde, «sono completamente differenti. Ci sono supporti fiscali differenti, siamo in ambienti e universi differenti».

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