I problemi per Giorgia Meloni continuano ad aumentare, il fronte più caldo è quello economico, nello stesso giorno l’Istat ha certificato che la produzione industriale rispetto all’anno scorso cala e lo stesso giorno il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le sime di crescita.

Gli unici prodotti che vanno meglio, annota l’Istat, sono le medicine e i trasporti: «Gli unici settori in crescita tendenziale sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+18,3%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,7%)».

I settori rimanenti sono tutti in flessione; quelle più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-22,0%), seguono l’attività estrattiva (-14,0%), le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,8%).

Per l’Fmi la crescita del Pil per quest’anno e per l’anno prossimo sarà dello 0,7 per cento invece dell’1,1 previsto a luglio, per il 2024 le previsioni fino a poche settimane fa davano una crescita del 0,9 per cento e invece scendono di 0,2 punti.

Il calo annuale

Ad agosto - è il commento dell'Istituto - la produzione industriale cresce lievemente in termini congiunturali, recuperando solo in piccola parte il calo del mese precedente, grazie all’andamento positivo dei beni di consumo. Si osserva una moderata crescita anche su base trimestrale. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo è in diminuzione ad agosto, per il settimo mese consecutivo: «In flessione pure gli indici relativi ai principali raggruppamenti di industrie, con l’eccezione dei beni strumentali».

Al netto degli effetti di calendario, ad agosto 2023 l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 4,2 per cento (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22). I beni strumentali, cioè gli immobili, come ad esempio gli uffici e i magazzini, ma anche l'auto aziendale, i furgoni, i computer (+0,6%); diminuiscono, invece, l’energia (-4,7%), i beni di consumo (-5,7%) e in modo più marcato i beni intermedi (-6,3%).

Calo mondiale

Gli analisti dell’Fmi sottolineano come l’economia mondiale, dopo i colpi subiti per la pandemia, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e l'inflazione, ha rallentato.

Aumentano tuttavia le probabilità di uno scenario di soft landing (atterraggio morbido) dove la lotta all’inflazione avviata dalle principali banche centrali con la stretta monetaria e che sta causando il raffreddamento dei prezzi (dal 9,2 per cento a livello mondiale al 5,2 quest'anno) non sta causando una recessione. Tuttavia la crescita resta diseguale e con importanti differenze fra le diverse economie.

Il rallentamento, pur generale, appare più pronunciato nei paesi sviluppati, con la notevole eccezione degli Stati Uniti che vede a contrario rialzare le stime a un +2,1 del pil quest'anno e all’1,5% il prossimo, rispetto agli emergenti e quelli in via di sviluppo.

C'è inoltre il brusco rallentamento della Cina deve affrontare i contraccolpi della crisi immobiliare e dell'indebolimento della fiducia e le cui previsioni sono state tagliate al +5% nel 2023 e al +4,2% il prossimo.

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