Si parla tanto di reddito di cittadinanza, di come aumentarlo, ridurlo, condizionarlo, di come trasformarlo in una astronave per miscelare chi cerca lavoro con chi si lamenta di non trovare lavoratori anche per basse qualifiche. Il reddito è stato appena rifinanziato ma è chiaro che non sarà questo miliardo in più a eliminare la povertà o a riattivare i due terzi di percettori considerati non occupabili, serve molto altro. Intanto come con una sparaflashata da Men in Black, il termine “navigator” è sparito dal dizionario della politica.

Come se non esistessero

Come se i navigator non fossero mai esistiti e mai fosse stato dato a loro il compito che ora sembra tornare tutto nuovo di aiutare i percettori di reddito di cittadinanza a trovare un’occupazione, a cominciare da insegnargli a fare anche solo un curriculum. Tutto resettato. Nessuno vuole più parlare di loro, neanche i Cinquestelle che li hanno inventati e men che meno il loro padre abbandonico, il professor Mimmo Parisi, tornato ai suoi comodi affari in Mississippi con una valigia colma di denari e un’inchiesta della Corte dei Conti alle spalle. I contratti con Anpal Servizi scadono il 31 dicembre e non è prevista nessuna ulteriore proroga. E neppure c’è aria di bilancio della loro attività. Scaricati, dimenticati, così: chi ha avuto, ha avuto.

Lo stigma su tutto il sistema

Ma sono 2.400, mica pochi. Hanno passato prima una selezione per titoli, tra cui la laurea in scienze sociali o giuridiche dal 107 al 110 di voto, poi un concorso con 80 mila partecipanti, quindi tre anni nei centri per l’impiego, di cui due in pandemia, quando il reddito di cittadinanza è servito ad evitare al bubbone della povertà di scoppiare. Finita l’emergenza, arriva il licenziamento in blocco. E si dà per scontato che nessuno possa protestare. Quasi che un certo stigma sociale che si attacca ai beneficiari di Rdc, considerati divanisti e criminali mangia pane a tradimento, contagi un po’ anche coloro che dovrebbero aiutare a farli uscire dalla condizione di bisogno. C’è da aggiungere un altro dato, non di poco conto, tratto dall’auto-identikit pubblicato quest’estate dall’Associazione nazionale navigator: il 54 per cento dei navigator è donna.

Certo, oltre seicento hanno trovato una collocazione stabile nei centri per l’impiego che hanno aperto le loro porte tramite concorso regionale, ma per tutti gli altri non nessun percorso di stabilizzazione è stato fissato e neanche di riconoscimento dell’esperienza maturata sul campo. È con questi obiettivi che i sindacati dei precari Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uil Temp, hanno organizzato una mobilitazione nazionale sotto il ministero del Lavoro il prossimo 18 novembre. «Non solo questi lavoratori vengono lasciati a casa ma su di loro era stato fatto un investimento e oggettivamente in questo modo c’è anche uno spreco di finanza pubblica», sostiene Silvia Simoncini del Nidil Cgil, che al ministro del Lavoro Andrea Orlando chiede intanto un altro decreto di proroga in attesa di un intervento strutturale.

Chiara Saraceno, che ha presieduto la comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, considera i navigator «una esperienza generosa e un po’ ingenua per ridare impulso ai centri per l’impiego e a fronte di un aumento del volume di lavoro con il reddito di cittadinanza», ma avverte che ora tutto dovrà passare dai centri per l’impiego medesimi perché «il navigator da solo non può offrire domanda e neanche formazione, può solo fare una profilazione del beneficiario, una cosa importante ma non sufficiente, mentre serve chi sia in grado di rilevare la domanda di lavoro a livello locale». Lei, per parte sua, dice di sperare che siano assunti e integrati nei servizi per le politiche attive «tenendo conto della loro esperienza, anche se nessuno di loro quando è arrivato aveva una particolare formazione sul mercato del lavoro».

Il rischio è che tutto passi nelle mani dei privati, in particolare delle cento agenzie per il lavoro «con oltre 2.500 filiali in tutto il territorio nazionale» di cui ha fatto cenno il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta in una recente intervista. Sarebbero privati come Adecco o Manpower a dover incrociare domanda e offerta per i percettori di Rdc, o almeno di quel terzo di loro ritenuto occupabile. Brunetta già si immagina 600 mila persone convocate ogni mese per dimostrare i risultati di una personale ricerca di occupazione su tutto il territorio nazionale, pena la perdita del sussidio. Antonio Lenzi dell’Associazione Navigator ritiene il pronostico del ministro più che altro una fantasmagoria. «Serve un lavoro lungo e difficile per ridare fiducia a chi è fuori dal mercato del lavoro da anni, è poco o per niente alfabetizzato e ha spesso un corpo e un fisico usurati da una vita di precarietà; mentre i privati vanno alla ricerca di profitti in tempi rapidi», argomenta. Senza contare che nel Sud, dove risiede la maggioranza dei percettori di Rdc, le agenzie interinali non sono molto diffuse.

Il 20 per cento

L’incentivo a rimpiazzare i giovani laureate dell’Anpal Servizi sarebbe, per i privati, quello di partecipare al nuovo strumento di politiche attive del lavoro contenuto nella legge finanziaria: il Gol o Garanzia Occupabilità Lavoratori, legato alla missione 5 del Pnrr. Le agenzie interinali accreditate da Anpal potrebbero ottenere il 20 per cento dell’incentivo previsto per il datore di lavoro che intende assumere un percettore di reddito di cittadinanza. Sempre che si tratti di un’offerta “congrua”. Su cosa sia congruo, in base a parametri di minimi salariali dei contratti collettivi e di distanza chilometrica, dovrebbe essere ancora Anpal a decidere. Per i dettagli del Gol si deve attendere un decreto ad hoc che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri la prossima settimana. Il rischio è che lo Stato si indebiti per pagare due volte lo stesso servizio. Con 2 mila precari e precarie a ingrossare le fila dei disoccupati. Un mostro da cancellare.

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