È partito a razzo il collocamento del nuovo Btp Valore, il titolo di stato che nei piani del governo è destinato a diventare l’arma vincente per riportare in mani italiane un’altra consistente fetta dell’immenso debito pubblico nostrano.

La prima giornata del collocamento, che salvo stop anticipato si chiudere venerdì, ha fruttato 6,4 miliardi di sottoscrizioni. Un risultato migliore rispetto alle due precedenti edizioni: in ottobre dell’anno scorso le richieste totali avevano superato di poco i 4,7 miliardi, mentre tre mesi prima il Tesoro aveva raccolto prenotazioni per 5,4 miliardi.

Di questo passo, l’operazione potrebbe andare in porto con un incasso record per le casse pubbliche, superiore ai 18,1 miliardi di giugno 2023, quando per la prima volta era stato messo in vendita il Btp Valore, espressamente riservato al pubblico dei piccoli risparmiatori.

Il piano Meloni

Già pochi mesi dopo il suo insediamento Giorgia Meloni aveva messo in chiaro quale fosse l’obiettivo del suo governo. «Stiamo lavorando per mettere al sicuro il nostro debito da nuovi shock finanziari», spiegò la presidente del Consiglio in un’intervista al Sole 24Ore, precisando che l’obiettivo finale era quello di «ridurre la dipendenza dai creditori stranieri, che, almeno nella visone del Tesoro, sono i più sensibili agli alti e bassi del mercato e a un’eventuale peggioramento del rischio Italia.

Insomma, il governo dei sovranisti punta a nazionalizzare quanto più possibile il debito pubblico, operazione che da almeno un anno appare meno difficile, con i rendimenti tornati su livelli attraenti per i risparmiatori dopo la grande gelata dei tassi prossimi allo zero tra la fine del 2019 e il 2021.

Le casse pubbliche, però, devono far fronte anche a un’esigenza pratica immediata. Tra il 2022 e il 2023 la Bce ha smesso di acquistare i titoli pubblici dei Paesi dell’area euro e per quest’anno si limiterà a reinvestire quelli in scadenza. Roma, che era stata la maggiore beneficiaria del paracadute offerto da Francoforte, ha quindi l’esigenza di trovare acquirenti che sostituiscano la Banca centrale.

Una manovra delicata. In base alle stime più recenti, infatti, la Bce assorbirà non più dell’8 per cento dei nuovi Btp che finiranno sul mercato. Molti di meno rispetto al 2021 e il 2022, quando questa percentuale viaggiava ben oltre il 50 per cento.

Offensiva commerciale

Ecco perché ora il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti deve mettere in vetrina titoli che attirino nuovi compratori. L’operazione ha fin qui dato ottimi risultati con i Btp Valore, che in questo primo giorno sono stato richiesti da oltre 210 mila risparmiatori.

Le statistiche più aggiornate rivelano che circa un quarto del debito pubblico è nei forzieri della Banca d’Italia, per conto della Bce.

Gli investitori stranieri, in prima fila i grandi fondi internazionali, valgono un altro 25 per cento circa. La quota in mano alle aziende e ai risparmiatori italiani è in forte crescita da alcuni mesi. A novembre scorso (il dato più aggiornato disponibile) ammontava a circa 382 miliardi di euro, cioè 123 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima.

Di conseguenza la percentuale del debito complessivo di proprietà di investitori made in Italy è salita dal 9,4 al 13,5 per cento. Una quota destinata di sicuro ad aumentare grazie anche al successo del Btp Valore, ma la strada per trasformare il debito italiano in debito sovrano è ancora molto lunga.

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