Da mesi in altalena, tra annunci, correzioni di rotta e smentite, il decreto sulla proroga del mercato tutelato dell’energia è di nuovo al centro della bagarre politica. Lo scontro è in primo luogo dentro il governo, con il vicepremier Matteo Salvini che ha smentito platealmente le decisioni prese solo poche ore prima, nella serata di lunedì, dal Consiglio dei ministri.

«Va rimediato a un errore che ci siamo trovati sul tavolo», ha scandito Salvini, favorevole alla proroga del cosiddetto regime di maggior tutela. Per effetto di questo sistema tariffario, una decina di milioni di consumatori per l’energia elettrica e circa 6 milioni per il gas pagano la bolletta sulla base di prezzi decisi periodicamente dall’Authority di settore, l’Arera.

Come previsto dagli accordi con l’Unione Europea, entro il 2024 la maggior tutela è destinata a lasciare gradualmente il posto a un mercato libero in cui i fornitori si contenderanno i clienti offrendo ciascuno la propria tariffa. Questo è quanto ha confermato lunedì il governo con un decreto in cui non ha trovato posto la proroga del regime tutelato chiesta dalle opposizioni e anche da ampi settori dei partiti di maggioranza.

Fin da settembre il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin aveva annunciato un intervento legislativo per ritardare il passaggio al mercato libero. Niente da fare. A fine ottobre, Pichetto era stato costretto a fare marcia indietro di fronte al collega Raffaele Fitto, responsabile per gli Affari europei. Tra l’altro, la riforma del mercato domestico dell’energia è stata inserita anche tra gli obiettivi da raggiungere per accedere ai finanziamenti del Pnrr.

Lunedì sera la linea Fitto è uscita un’altra volta vincente dal Consiglio dei ministri. Dal testo finale del decreto energia è quindi rimasta fuori la parte che riguardava la proroga del mercato tutelato per milioni di famiglie che quindi dal 10 gennaio per il metano e dal primo aprile per la luce dovranno stipulare un nuovo contratto con uno dei 600 fornitori attivi in Italia.

In singolare sintonia con Salvini, la decisione del governo è stata criticata anche da Elly Schlein. «La fine del mercato tutelato è la tassa Meloni sulle bollette», ha dichiarato la segretaria del Pd nel corso di una conferenza stampa. Anche i Cinque stelle si sono schierati per la proroga del regime in vigore fino a oggi, perché “con due guerre in corso e un quadro economico che si va complicando non è il momento di togliere una così delicata tutela alle famiglie”, si legge in una nota del M5S.

Con la maggioranza spaccata al suo interno e la Ue che preme perché vengano rispettati gli impegni a suo tempo presi da Roma, c’è grande incertezza sule prossime mosse del governo. Tra l’altro, il passaggio al mercato libero impone una serie di passaggi tecnici che dovranno essere regolati e gestiti nelle prossime settimane, come per esempio le aste con cui saranno selezionati i venditori che garantiranno il servizio a tutele graduali. Infatti, chi alla scadenza non sceglierà subito un fornitore sul mercato libero dell’elettricità, passerà per tre anni a un regime intermedio ancora regolato dall’Arera, lo stesso per il gas ma con modalità diverse.

L’uscita estemporanea di Salvini contro il decreto del governo di cui fa parte ora rimette tutto in discussione. A cominciare dai rapporti con Bruxelles: uno scoglio in più proprio mentre entrano nella fase decisiva i negoziati per il nuovo Patto di stabilità.

© Riproduzione riservata