La corsa all'oro degli investitori che ha portato il prezzo del metallo a crescere di oltre il 30 per cento fino a raggiungere livelli record nel 2020 è destinata a continuare sul breve periodo, supportata da una combinazione di fattori macroeconomici che non accennano ad attenuarsi.

Più 35 per cento in sei mesi

Da gennaio a luglio 2020, il valore dell'oro è salito del 35% arrivando a superare la barriera dei 2.000 dollari per oncia - un record mai visto da quando il metallo è quotato in borsa. In agosto-settembre la corsa sembra aver rallentato, e il valore è sceso sotto ai 1.900 dollari/oncia nell'ultima settimana di settembre (1.886 dollari/oncia al 30/09), ma sono in molti che sostengono che la salita potrebbe continuare fino alla fine dell'anno.

Gli analisti sono d'accordo nel sostenere che sia il comune denominatore dell'incertezza sul breve periodo, data dalla pandemia Covid-19 e le sue conseguenze, ad aver gettato le basi per la crescita vertiginosa del metallo giallo negli ultimi mesi.

Il fattore incertezza

«L'incertezza è il fattore preponderante: gli investitori cercano asset che permettano di diversificare il portafoglio e ridurre il rischio», sostiene Krishan Gopaul, a capo di market intelligence per il World gold council di Londra.

La performance delle economie mondiali, lo spettro di una nuova crisi globale, la capacità delle banche centrali di contenere gli estremi della recessione, la situazione di instabilità negli Usa, sono tutti fattori che hanno agito spingendo la domanda di oro verso l'alto.

La spinta alla diversificazione degli investimenti ha rinforzato il ruolo dell'oro come asset strategico, e lo ha portato ad assumere un peso maggiore nella composizione dei portafogli.

Bene rifugio e inflazione

L'oro ha storicamente rappresentato uno dei cosiddetti beni rifugio - asset verso cui ci si ripara in tempi di crisi per la loro caratteristica di essere decorrelati dall'andamento delle economie mondiali e dei principali indici di borsa. Questo elemento era però già evidente a gennaio. «A inizio 2020 gli investitori avevano già a che fare con uno scenario di bassi tassi di interessi e proiezioni economiche negative. L'incertezza era già esistente, poi si è aggiunto il tema pandemia e, con esso, il calo del dollaro», ha detto Gopaul.

Secondo lui, l'andamento visto quest'anno ha «evidenziato il ruolo primario che l'oro ha assunto come diversificatore e strumento di riduzione del rischio».

Il calo del valore del dollaro Usa, soprattutto nel secondo trimestre, è stato determinante per permettere l'ascesa del metallo in borsa.

L'oro ha una relazione inversamente proporzionale al dollaro. Essendo quotato in dollari, il suo valore sale quando il dollaro scende.

E la valuta statunitense ha risentito della gestione della pandemia ad opera dell'amministrazione Trump. La percezione che gli Usa non abbiano il virus sotto controllo ha influito sul valore della valuta statunitense, che a fine luglio è scesa ai minimi dal 2011. Questo implica però che potrebbe verificarsi una spinta correttiva dell'inflazione americana.

Come le altre banche centrali, la Us Federal reserve (Fed) si è adoperata per anni per mantenere i tassi di interesse artificialmente bassi e sostenere la crescita economia dopo la crisi del 2007-2008. Tassi ai minimi storici però implicano meno capacità delle stesse banche centrali di applicare politiche di sgravi fiscali in tempi di crisi.

«C'è stata una vastissima azione da parte della Fed e delle altre banche centrali: piani di stimolo mai visti, debito pubblico in impennata. Se questo avrà un effetto diretto sull'inflazione a lungo termine, posizionarsi verso l'oro storicamente aiuta a controbilanciare l'inflazione», ha detto Gopaul.

Si profila anche la possibilità di entrare in un periodo di stagflazione, ossia un fase caratterizzata da bassa crescita economica e alti livelli di inflazione. Una situazione di questo tipo concorrerebbe a impedire una crescita nel valore del dollaro, supportando quindi l'alto valore di mercato dell'oro.

Da una decina d'anni fino a oggi, la Fed ha mantenuto l'obiettivo di un tasso di inflazione di non oltre il 2 per cento.

Ma a fine agosto il presidente Jerome Powell ha annunciato un cambio di rotta che permetta di eccedere questo limite.

«Una politica monetaria appropriata cercherà di portare il tasso leggermente al di sopra del 2 per cento per un certo periodo», ha detto Powell in conferenza stampa il 27 agosto in occasione dell’annuale incontro di Jackson Hole.

Finanziamenti statali, bond ai minimi

La performance degli altri maggiori prodotti finanziari ha contribuito a sostenere la domanda di oro sul mercato.

Da un lato, le borse Usa sono cresciute nonostante i rischi economici legati alla pandemia. Dopo un calo brusco tra fine febbraio e marzo - in cui l'indice Nasdaq composito ha perso un 30 per cento in quattro settimane - il trend è tornato in salita. A giugno, il Nasdaq aveva recuperato tutte le perdite, ed è cresciuto di un ulteriore 9 per cento tra giugno e inizio agosto.

«Le borse hanno avuto una correzione forte dopo il calo di inizio anno. E alcuni sostengono che i valori che stiamo vedendo siano alti rispetto all'andamento economico generale, e che non siano supportati da solide fondamenta», sostiene Gopaul, che aggiunge: «Quanto è sostenibile l'ascesa della borsa? E questo ci riporta all'oro come strumento di bilanciamento del rischio in caso di crolli sui mercati».

Da un altro lato, i prodotti finanziari più diffusi, come titoli di stato, hanno rendite basse al momento - in alcuni casi addirittura negative.

I Btp italiani a 10 anni hanno oggi un rendimento netto dello 0,61 per cento.

I Bund tedeschi a 10 anni hanno addirittura un rendimento finale negativo.

Le basse rendite sono anche legate alla politica economica dei singoli paesi, che hanno messo in campo pacchetti di investimenti statali (e in Europa anche la Ue, con i 750 miliardi di euro dello European recovery fund) per attutire la crisi prima, e sostenere la ricrescita poi, delle proprie economie, con misure di sostegno per l'industria e i consumi.

Il rischio di investimento sui titoli di stato, forti di una presa di posizione dei governi nazionali, scende, e con esso i tassi di interesse agli investitori.

«Bond e titoli di stato offrono rendimenti minimi, quindi gli investitori tendono a spostarsi su prodotti con un profilo di rischio (e dunque di rendimento) più alto, e utilizzano l'oro per controbilanciare il rischio aggregato», ha detto Gopaul.

Rimane però il legame macroeconomico tra questi fattori.

«Il divampare del virus implica più stimoli finanziari, tassi d'interesse bassi per un tempo più lungo e, di conseguenza, meno domanda di dollari», ha commentato in un'intervista Marc Chandler, responsabile delle strategie di mercato Bannockburn Global Forex.

Queste condizioni sono ideali per sostenere la corsa all'oro nei prossimi mesi.

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