Domani la proposta di Sudafrica e India, appoggiata da moltissimi altri stati, per la sospensione dei brevetti sui vaccini Covid sarà discussa nel consiglio Trips del Wto, l’organizzazione mondiale del commercio. Il direttore del Who, Tedros Adhanom Ghebreyesu, ha dichiarato di essere a favore di questa misura che vede invece la opposizione di numerosi paesi in cui operano le società detentrici dei brevetti.

A difesa delle società farmaceutiche si sente spesso affermare che sospendere i brevetti sarebbe inutile, come proverebbe il fatto che Moderna avrebbe già liberalizzato il suo brevetto senza che nessuno sfruttasse questa opportunità. A questo proposito è bene riportare una traduzione letterale di quanto si legge sul sito di Moderna con data 8 ottobre 2020: «Mentre continua la pandemia Moderna non farà rispettare i suoi brevetti sul Covid-19 contro coloro che producono i vaccini. Inoltre, per eliminare ogni barriera che viene percepita essere dovuta ai diritti di proprietà intellettuali, noi vogliamo anche offrire ad altri una licenza della nostra proprietà intellettuale relativa ai vaccini Covid-19 per il periodo successivo alla pandemia».

Quanto dichiarato da Moderna mostrerebbe addirittura la malafede di chi pensa che il problema risieda nella proprietà intellettuale. Anche se l’impresa americana ha generosamente dichiarato che non sarebbe ricorsa in tribunale contro coloro che avessero violato i suoi brevetti, nessuna impresa si è affrettata a produrre questi vaccini.

Gli ostacoli alla produzione di un vaccino da parte di molteplici imprese non risiedono solo nel brevetto detenuto da un’altra impresa. Essi sono anche dovuti anche alle competenze professionali spesso uniche dell’impresa detentrice del brevetto, a segreti industriali e agli impianti spesso specifici necessari alla produzione. Una licenza obbligatoria o una sospensione dei brevetti fa in modo che una impresa non possa privare altre imprese della libertà di usare certe tecnologie o di fornire certi prodotti. Spesso questo non basta. Occorre anche che le capacità di usare queste tecnologie siano condivise grazie all’attiva partecipazione dei detentori dei brevetti. Invece di ricorrere a segreti industriali, essi devono attivamente condividere conoscenze e tecnologie e, con l’aiuto degli stati, diffonderle in altre parti dell’economia.

Incentivi

È giusto che le compagnie detentrici dei brevetti siano adeguatamente compensate ed è anche giusto che le imprese da coinvolgere nella produzione di farmaci di cui altri detengono i brevetti accettino di farlo grazie ad adeguate condizioni e remunerazioni. Certamente, a fronte di un notevole investimento in impianti e capitale umano non sarebbe sufficiente la temporanea sospensione di cause legali proposta da Moderna. Una licenza permanente per una certa zona o il permesso di produrre senza limiti di tempo compensando l’impresa che ha innovato con delle royalties sarebbero certamente degli strumenti più adeguati per giungere a forme di cooperazione volontaria.

Quando non si ottenesse la volontaria cooperazione di queste imprese esistono anche altri strumenti che possono essere usati. Prendendo atto del fatto che Johnson & Johnson e Merck accettavano di cooperare come richiesto, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha osservato che «questo è il tipo di cooperazione fra aziende americane che abbiamo visto durante la Seconda guerra mondiale». Inoltre Biden si è richiamato al Defense Production Act che risale ai tempi della guerra di Corea per aiutare, con fondi e altri aiuti federali, le due compagnie a cooperare nella produzione dei vaccini. In una guerra, come in una pandemia, spesso non si ricorre solo alla sospensione di brevetti e al divieto di segreti industriali. La cooperazione può essere imposta d’autorità dai governi e, una volta che questa autorità sia riconosciuta, la cooperazione emerge spesso senza nemmeno il bisogno di esercitarla.

Sorge a questo punto una prima domanda: questa difficile situazione che il Wto dovrà affrontare non poteva essere evitata dall’inizio?

A questo proposito c’è da notare che il problema relativo ai brevetti non si è verificato nel caso del vaccino di Oxford e AstraZeneca. Il direttore del Wto, che ha proposto una sospensione dei brevetti Covid, ha elogiato AstraZeneca per aver condiviso le licenze e tutte le informazioni necessarie a una rapida espansione della produzione del vaccino in molte parti del mondo. In effetti, i ricercatori di Oxford si erano inizialmente impegnati a non concedere alcun brevetto esclusivo per il loro vaccino. I docenti Sarah Gilbert e Adrian Hill sono stati poi indotti dalla fondazione Gates a dare una licenza esclusiva a AstraZeneca la quale ha, comunque, a sua volta dato delle licenze a diverse compagnie per diverse aree del mondo. Le compagnie cinesi hanno seguito simili strategie cooperando con istituti universitari e permettendo di produrre il vaccino in molti paesi. Infine, il caso del vaccino russo Sputnik V ricorda quanto avevano inizialmente auspicato i ricercatori di Oxford. Infatti il vaccino prodotto dall’istituto di ricerca pubblico Gamaleya di Mosca viene prodotto su licenza da diverse imprese in tutto il mondo senza la intermediazione di una grande impresa farmaceutica e, se approvato dall’Ema, potrebbe essere presto anche prodotto in Italia.

Il fatto che questi vaccini, cui hanno contributo in modo determinante università e altre istituzioni pubbliche, siano così diffusi suggerisce una risposta affermativa alla nostra prima domanda: esistono forme di organizzazione dell’industria farmaceutica che possono evitare il problema che si trova ad affrontare il Wto.

In effetti il problema nasce dal fatto che, mentre una condivisione e un utilizzo di tutte le conoscenze è necessario per combattere la pandemia si sono finanziate imprese che ricercavano dei profitti grazie a un loro uso esclusivo. La sospensione dei brevetti del Wto correggerebbe modalità di produzione e di uso della conoscenza che erano carenti sin dall’inizio.

Ma la risposta a questa domanda ne suggerisce un’altra: perché si ricorre sempre più a forme di scienza chiusa e monopolizzata da grandi imprese private, lautamente finanziate dagli stati, anche quando il carattere globale del problema e la necessità della condivisione pubblica delle conoscenze è così evidente?

Cosa potrebbe fare il Wto

Parte del problema risiede proprio nell’organizzazione della economia mondiale e il Wto potrebbe prendere dei provvedimenti che vanno oltre il problema contingente dei vaccini Covid. Il problema che il Wto dovrà a discutere è solo un detonatore che ha reso evidenti le carenze delle istituzioni dell’economia mondiale. Anche quando è importante condividere le conoscenze si determina un comportamento opportunistico degli stati nazionali che preferiscono escludere, in combutta con le loro imprese, gli altri stati dai benefici dei loro investimenti. Questo comportamento è poi dannoso per tutti perché la conoscenza, diversamente da molti altri beni, può essere condivisa da tutti senza costi aggiuntivi. Questo free-riding crea anche un problema di concorrenza sleale fra i diversi stati che il Wto potrebbe attenuare rendendo obbligatorio un investimento minimo in ricerca scientifica disponibile a tutti i paesi. Sospendere i brevetti è solo una parte del problema. Occorre anche trovare delle forme di cooperazione che spingano a condividere più conoscenza. Questa proposta che il Forum disuguaglianze e diversità ha fatto circa due anni fa potrebbe essere fatta da coloro che rappresentano il nostro paese nel Wto.

Come già diceva più di due secoli fa il presidente Thomas Jefferson la conoscenza è come la fiamma di una candela: si possono con essa accendere tante altre candele senza sminuirne la fiamma. In molti casi tenerle tutte spente tranne una che si vuole che brilli di più delle altre impedisce di investire in modo adeguato in quello che è il bene comune più importante della nostra specie.

 

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