SVIUPPO E DIRITTI. Per anni l’immigrazione in Italia è stata oggetto di una enorme finzione, di bugie a cui tutti hanno fatto finta di credere. Prima con la legge Turco Napolitano si prevedeva che gli imprenditori assumessero lavoratori residenti all’estero per nominativo (!). Da diciotto anni però la programmazione triennale degli ingressi non esiste più. Ora gli ingressi sono stabiliti anno dopo anno con dpcm: risultano sempre insufficienti. Così il nostro sistema non aiuta lo sviluppo ma nutre una economia parallela, fatta di clandestinità, affitti in nero, evasione e concorrenza sleale sui salari. Si può e si deve cambiare. 


Il problema. Nel 2022 le imprese hanno chiesto 205 mila lavoratori stranieri e il governo ne ha autorizzati all’ingresso 69.700. Non abbiamo più un sistema legale di gestione delle immigrazioni e non è più sopportabile la bugia istituzionale dell’incontro a distanza, perché nessun imprenditore vuol perdere il suo tempo per avere una persona non formata e che non conosce.


Cosa proponiamo?

Questo sistema è superato e va invece introdotto il visto di ingresso per ricerca di lavoro di durata annuale e possibilità di sua trasformazione in permesso per lavoro e, in mancanza di lavoro, il rientro volontario nel paese di origine tramite un programma di supporto. Anche sulla scorta dell’esperienza, l’unica che più o meno funziona in Italia, dei lavoratori stagionali.


Quanto costa?

La struttura amministrativa resterebbe la stessa, non ci sarebbero spese aggiuntive, semmai una semplificazione del sistema. Invece si otterrebbero benefici in termini di emersione del nero, di lavoro nero e affitti in nero, maggiori entrate fiscali per lo stato, maggiori contributi Inps, meno concorrenza sleale in termini di salari.


Cosa succede negli altri Paesi?

In Germania dal momento in cui un lavoratore ottiene il riconoscimento della sua qualifica professionale – le rappresentanze diplomatiche all’estero offrono consulenza per questo tipo di procedure – si può ottenere un visto della durata fino a sei mesi per cercare un impiego. 


Impatto atteso

Gli stranieri che cercano lavoro in Italia sarebbero sottratti all’invisibilità e quindi all’illegalità. Si eliminerebbe il problema delle ricorrenti sanatorie o regolarizzazioni che la nostra Pa non sa neanche gestire. Le richieste delle imprese sarebbero più facilmente soddisfatte, ma con un controllo sui livelli dei salari e le condizioni di lavoro.

© Riproduzione riservata