Non esistono privati troppo forti se il potere pubblico è forte. Questa destra invece, privilegia il privato a danno del pubblico; ma non volevano lo stato forte?

Fortuna che gli arcigni burocrati di Bruxelles non leggono le cronache milanesi. Altrimenti prenderebbero nota delle paradossali conseguenze della protezione lungamente accordata dalla destra ai tassisti (e ai concessionari balneari e ad altri ancora, via via fino agli evasori).

Sorpresa, non è vero che a Milano mancano i taxi, se i clienti restano a piedi la colpa è dell'Azienda Trasporti Milanesi (Atm) che, non facendo girare abbastanza mezzi pubblici, gonfia la richiesta di taxi.

Lo dice il conducente di “Aosta 48” a Simone Bianchin di Repubblica: «Non possiamo sostituirci ai mezzi pubblici quando Atm in occasione di concerti...prolunga le corse appena di mezz’ora. Una metropolitana trasporta 300 persone, un taxi 4, e il Comune ha già detto che nel 2024 ridurrà le corse».

Da quando in qua chi offre un servizio lamenta la scarsa offerta dei suoi concorrenti? Logico preferire un’offerta tarata al livello della domanda “normale”, ma assurdo imporlo ai decisori; attribuendo le conseguenti lunghe file alla scarsa offerta di Atm mostra quanto siamo lontani dai benefici dell’economia di mercato.

Questa ha i suoi stranoti difetti, ma funziona se c’è concorrenza, altrimenti l’offerta esistente è privilegiata; ne soffre quella potenziale, con la domanda, attuale e potenziale. Guadagna chi fornisce il servizio, perde la collettività.

Il governo Draghi fu tenuto a lungo in scacco da Forza Italia e da Lega per Salvini premier (chissà cosa pensa del nome la premier in carica), per bloccare la legge di concorrenza; quando pareva che cedessero, e si potesse varare un simulacro di legge, Conte, Berlusconi e Salvini – strateghi della cacciata di Draghi – bloccarono della legge con tanta fatica messa a punto.

Pur se mancano dati statistici seri sui ricavi dei guidatori delle auto bianche, insospettiscono gli insulti dei colleghi al tassista bolognese che citava incassi giornalieri per alcune centinaia di euro. Forse non sbaglia chi pensa a incassi anche di 4-5.000 euro al mese nelle grandi città.

Incassare il massimo che ogni singolo cliente può pagare è il sogno di ogni venditore; meglio ancora, esser certi di trovare il cliente, anche quando la domanda crolla. Questo ci dice Aosta 48, vogliamo un'offerta tarata sulla domanda minima, per non avere tempi morti; quando invece la domanda sale, i clienti aspettino disciplinati.

Il tema pare bagatellare, forse nessuno morirà se non trova un taxi, ma ai piccoli danni per tantissimi clienti corrispondono grandi vantaggi per pochissimi fornitori. Il lassismo della destra al governo ci fa male; se parlare di equità è fuori luogo, roba da buonisti, si pensi all’inefficienza diffusa, a sua volta causa della sempre deprecata bassa produttività.

Quella per una maggior concorrenza, attenta ai milioni di clienti almeno quanto alle decine di migliaia di tassisti (e di concessionari balneari, di ambulanti ecc.) è una battaglia di civiltà.

Il Pd avrebbe forza e ragioni per intestarsela, ma difficilmente ne avrà voglia. Saprebbe di non poter contare sulla solidarietà dei Cinque stelle, la cui sindaca di Roma, Virginia Raggi sosteneva i tassisti contro una riforma “calata dall’alto”; chi sognasse una riforma “issata dal basso”, aspetterà perfino più che per salire su un taxi alla Stazione Termini.

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