Economia

Sul fisco il governo si agita ma senza costruire niente

  • Il decreto del Primo Maggio non sarà ricordato per il più importante taglio delle tasse degli ultimi decenni come i provvedimenti che lo hanno preceduto. Si inserisce in una tradizione di propaganda senza conseguenze pratiche. La pressione fiscale rimane la stessa di vent’anni fa. Nel caso in esame, lo sconto sui contributi previdenziali a carico della fiscalità generale, vale a dire senza incidere sui futuri diritti pensionistici, verrebbe pagato dagli stessi soggetti, i lavoratori dipendenti da cui proviene quasi tutto il gettito dell’Irpef.
  • Il grande tema del lavoro è la questione salariale. Non si affronta se non si favorisce l’aumento della produttività, il che richiede aumentare la partecipazione al lavoro e migliorare le competenze della forza lavoro. E politiche che favoriscano la diminuzione dell’incidenza delle micro-imprese. Le misure su voucher e contratti a termine, che obiettivamente rendono meno costoso e più precario il lavoro, non vanno in questa direzione.
  • E neanche il nuovo sistema disegnato per sostituire il reddito di cittadinanza. Definire come occupabili (e viceversa) tutti coloro che non hanno nel proprio nucleo familiare disabili, minori o over 60 è un nonsenso. L’Italia è arrivata ben ultima tra i paesi avanzati a includere nel proprio sistema di welfare uno schema di ultima istanza per il contrasto della povertà. Studiare gli insegnamenti che vengono dalla lunga esperienza degli altri paesi non è difficile ed eviterebbe di affidarsi a soluzioni estemporanee.

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