Lo stop al Superbonus nelle aree terremotate del centro Italia è durato poco più di un giorno. Alla fine il pressing durissimo, con attacchi dagli alleati di governo e dagli amministratori locali, ha fatto breccia nel muro della fermezza del ministro Giancarlo Giorgetti.

Con uno stanziamento di 400 milioni, destinato per l’80 per cento al cosiddetto cratere del terremoto del 2016, l’esecutivo ha riammesso i cantieri di Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria alla sconto in fattura e alla cessione del credito bloccato con il credito varato in tutta fretta dal Consiglio dei ministri di martedì.

L’accordo è arrivato nella serata di giovedì 28 con il via libera della premier Giorgia Meloni. Giorgetti ha infine ceduto alle pressioni degli alleati di governo e del suo stesso partito che anche in vista dell’appuntamento elettorale delle europee temevano le conseguenze politiche di uno stop che avrebbe annullato le solenni  promesse di poche settimane fa.

In febbraio, parlamentari e amministratori locali di Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio, avevano garantito che nulla sarebbe cambiato. Le norme di fine 2023 destinate, almeno nelle intenzioni, a bloccare la marea montante dei costi degli incentivi edilizi, non avrebbero colpito la ricostruzione post terremoto. Sgravi fiscali salvi fino al 31 dicembre 2025, quindi. il rubinetto degli incentivi fiscali va chiuso al più presto, senza eccezioni, neppure per i cantieri aperti nelle aree terremotate.

Tanta fermezza, però, è stata messa a dura prova in queste ore dall’assalto congiunto di una falange di politici ben decisi a riaprire l’ombrello dei bonus per la ricostruzione post sisma. Missione compiuta, nelle aree del terremoto del 2016 gli sgravi fiscali resteranno in vigore per una spesa complessiva di 400 milioni per il bilancio pubblico. Superata questa cifra il rubinetto dovrebbe chiudersi una volta per tutte, salvo nuovi interventi. 

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