Il governo incassa il via libera del Parlamento ai numeri della Nadef e a un deficit maggiorato di 23,5 miliardi (da spalmare su tre anni) rispetto a quanto previsto nel Documenti di economia e finanza (Def) varato a primavera. Il primo scoglio è dunque superato ma le prove più difficili per l’esecutivo arriveranno già dalla settimana prossima quando, a partire da lunedì, il Consiglio dei ministri dovrà mettere a punto la manovra finanziaria per il 2024 e il Documento programmatico di bilancio che va inviato per approvazione alla Commissione europea, che dovrà valutare i conti italiani dopo l’annunciato aumento del disavanzo per il 20f23 e il 2024.

I venti di guerra che arrivano dal Medio Oriente hanno reso ancora più instabile lo scenario economico globale, già ricco di insidie per via del conflitto in Ucraina e delle tensioni su tassi e materie prime. Per questo non è da escludere che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti scelga di metter mano ai conti per ricavare nelle pieghe del bilancio un margine di sicurezza da utilizzare in caso di eventuali nuove emergenze.

Il vertice del Fmi

Oggi il titolare del Mef è atteso a Marrakech, in Marocco, per la riunione annuale della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale (Fmi). Proprio da quest’ultimo mercoledì sono arrivate nuove critiche ai conti italiani. Per Victor Gaspar, responsabile del dipartimento bilancio del Fmi, il debito pubblico di Roma calerà, ma molto lentamente e comunque bel al di sopra del livello pre-pandemia. Di conseguenza, sostiene Gaspar, servono “ambizioni aggiuntive per l’aggiustamento dei conti pubblici”.

Va ricordato che proprio martedì il Fmi ha tagliato le previsioni di crescita del Pil italiano per il 2023 e il 2024 portandole a più 0,7 per cento per entrambi gli anni, un’andatura più lenta di quella stimata dal governo nella Nadef, pari allo 0,8 per cento nel 2023 e all’1,2 per cento l’anno prossimo. “Sono molto tranquillo”, ha replicato laconico Giorgetti da Roma in attesa di confrontarsi di persona con i vertici del Fondo monetario”.

La bocciatura di Fitch

Sui conti italiani è tornata a farsi sentire anche l’agenzia di rating Fitch che ha usato toni particolarmente critici. Il percorso tracciato dalla Nadef rappresenta, secondo gli analisti di Fitch, “un significativo allentamento della politica di bilancio rispetto agli obiettivi fissati in precedenza” dal governo italiano.

Roma, ricorda l’agenzia di rating, intende ridurre il debito pubblico al 139,6 per cento del Pil entro il 2026 grazie anche a proventi di privatizzazioni per circa 20 miliardi, un obiettivo che è però giudicato “ambizioso” da Fitch. Fino al 2025 il debito dovrebbe di fatto rimanere stabile intorno al 140 per cento in rapporto al Pil. La situazione però potrebbe ancora peggiorare se la crescita del Pil dovesse rivelarsi ancora inferiore a quella ipotizzata nella Nadef dal governo italiano.

Nei piani della maggioranza il deficit che sale dal previsto (nel Def) 4,5 per cento al 5,3 per cento quest’anno e dal 3,7 per cento al 4,3 per cento nel 2024 dovrebbe servire a finanziare il taglio del cuneo fiscale (ma solo per il prossimo anno), l’attuazione della prima parte della riforma fiscale e i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, a cominciare da quello della sanità.

Conguaglio ai pensionati

Una fetta importante delle risorse dovrà però essere per forza destinata anche alle pensioni, visto che l’annunciato adeguamento degli assegni all’inflazione è stato fin qui garantito solo in parte. La rivalutazione per il 2022 è stata pari al 7,3 per cento contro un aumento del costo della vita della vita fissato dall’Istat per l’anno scorso all’8,1 per cento. Per finanziare il conguaglio il governo dovrebbe varare quanto prima un decreto che dirotterà a questo scopo 3,2 miliardi dell’extradeficit appena approvato dal Parlamento.

Grana sanità

Resta da affrontare anche la grana dei fondi per la sanità, che rischia il collasso definitivo se non verranno stanziate risorse supplementari. Su questo punto nei giorni scorsi hanno insistito molto le opposizioni, ma finora non sono giunti segnali di un cambio di linea da parte della maggioranza.

Non è detto però che prima del Consiglio dei ministri di lunedì, quello che dovrà varare la manovra, il governo non trovi il modo di intervenire su un capitolo come quello della sanità, che potrebbe rivelarsi decisivo per non perdere consensi in vista delle elezioni europee della prossima primavera.

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