Vino rosso o bianco il retrogusto è sempre amaro: il prezzo è aumentato. Per i produttori la causa va individuata nella bottiglia di vetro, diventata più cara. A loro volta le vetrerie indicano come responsabile l’incremento del costo dell’energia, mentre i consumatori si vedono costretti a spendere cifre maggiori o a comprare di meno. E di conseguenza è diminuito il numero di bottiglie di vino vendute. In definitiva, in questo settore, solo chi produce il vetro ha visto schizzare i propri guadagni.

Di recente, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria su un presunto cartello, un’intesa restrittiva della concorrenza, formato da alcune aziende che vendono bottiglie di vetro, in particolare Berlin Packaging Italy, Bormioli Luigi, O-I Italy, Verallia Italia, Vetreria Cooperativa Piegarese Società Cooperativa, Vetreria Etrusca, Vetri Speciali, Vetropack Italia e Zignago Vetro.

Questo procedimento è nato da un messaggio inviato all’authority da un whistleblower, un segnalatore anonimo di supposti illeciti, e da quelli spediti da Bottega, azienda che produce vino, grappe e distillati, dalla Coldiretti e da Filiera Italia.

Per quest’ultime, l’impennata del costo del vetro cavo per le bottiglie, che hanno raggiunto un aumento del 58 per cento nell’arco di 18 mesi, mette a rischio la competitività del vino italiano sul mercato nazionale ed estero dove per la prima volta dopo oltre un decennio sono calate le vendite del vino made in Italy.

I danni

Secondo l’analisi del Centro Studi Divulga relativa al periodo tra dicembre 2021 e maggio 2023, l’anno scorso il balzo dei costi è stato giustificato dai picchi di prezzo per l’elettricità, che ha raggiunto i 543 euro per megawattora, e per il gas, balzato fino a 233 euro per megawattora.

Ma la successiva discesa delle quotazioni energetiche non ha avuto effetti positivi sui prezzi del vetro. Riccardo Fargione, coordinatore dell’istituto, spiega: «Anche prendendo in considerazione un meccanismo di trasmissione dei costi, che si verifica con due o tre mesi di ritardo, non è avvenuta una riduzione dei prezzi».

Per Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, è impossibile da quantificare il danno per i produttori di vino perché ci vuole una sentenza che riconosca il cartello, una stima del suo impatto e infine l’individuazione di una sanzione proporzionale al danno arrecato.

Prova a farlo, invece, Sandro Bottega, presidente della società omonima, individuando in 5 milioni di euro il danno subito, ottenuto moltiplicando l’incremento di prezzo per il numero di bottiglie vuote acquistate. Il vinaiolo racconta di aver ricevuto alcune lettere dalle vetrerie con le quali venivano aumentati i prezzi delle bottiglie di vetro, senza possibilità di negoziazione, pena la mancata consegna delle merci ordinate.

«Come motivi venivano indicati i bombardamenti delle vetrerie in Ucraina e l’incremento dei costi dell’energia, ma anche quando questi ultimi sono diminuiti, i prezzi del vetro cavo sono cresciuti», precisa l’imprenditore. Inoltre gli risulta che la quantità di vetro esportata dall’Ucraina sia aumentata, nonostante la guerra.

Le ragioni del prezzo

ANSA

Interrogandosi sui costi delle componenti di una bottiglia di vino, si nota che la cifra imputabile ai materiali si aggira tra gli 1,20 e i 4 euro. Dopo il vino, la cifra maggiore è rappresentata dalla bottiglia di vetro cavo ed è difficile stabilire il suo impatto percentuale sul prodotto finale perché esistono bottiglie di diverso peso, forma e qualità. Poi, a seguire, ci sono le etichette, il tappo, i cartoni, i costi di trasporto, l’imbottigliamento, gli ammortamenti, le spese commerciali, la promozione, la ricerca e i vigneti.

Assovetro, associazione degli industriali del vetro, dà una lettura diversa delle ragioni relative all’aumento del costo del vetro, indicando anche gli elementi necessari per la sua produzione. Prima di tutto sottolinea che i prezzi dell’energia, anche se diminuiti rispetto ai picchi registrati, sono rimasti comunque superiori al periodo pre-crisi.

Poi il prezzo della soda, che concorre per il 10-12 per cento, è raddoppiato. Senza dimenticare il rottame di vetro da raccolta differenziata, “materia sostenibile” che per la produzione delle bottiglie scure rappresenta l’80 per cento. Componente che dalla metà dell’anno scorso ha avuto una crescita esponenziale, passando da 25 a 200 euro alla tonnellata.

Il presunto cartello

L’Italia è il terzo produttore mondiale di vetro cavo e negli ultimi due anni è cresciuta la capacità produttiva perché sono aumentate le vetrerie e la capacità di trattamento. Ma nel nostro paese rimane un deficit fisiologico di materia prima seconda.

Gianni Scotti, presidente di Coreve, consorzio per il riciclo del vetro, spiega che ora il prezzo del rottame sta scendendo: «Le cose non accadono mai nello stesso istante, ma ci vuole un po’ di tempo affinché l’effetto si generi una volta verificata la causa. Il picco è stato raggiunto ad aprile del 2023, ma finita l’euforia i prezzi stanno diminuendo del 7 per cento all’anno. E da una grande richiesta si è passati all’eccedenza». Il rottame viene venduto a trattatori e vetrerie tramite aste telematiche pubbliche blindate gestite dai computer. L’ultima si è svolta a ottobre e in quell’occasione il prezzo è precipitato da 180 a 55 euro per tonnellata.

Carlo Piccinini, presidente di Confcooperative Fedagripesca, sottolinea che potrebbe esserci stato un cartello: «Prima c’erano problemi di disponibilità e un’infiammata dei prezzi, anche perché alcune vetrerie avevano spento i forni poiché risultava loro anti-economico tenerli accesi e hanno colto il momento per ristrutturare. Ma per portare in temperatura un forno una volta spento, ci vogliono 30 giorni».

Però Piccinini conferma il trend di discesa dei prezzi: «Nell’ultimo mese e mezzo siamo inseguiti dalle vetrerie che hanno uno stock eccessivo da smaltire, a causa del ciclo finanziario e degli spazi limitati in magazzino. Da quest’estate ogni mese si verifica un calo del 4 per cento, ma l’aumento è stato del 100 per cento».

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