Le indagini, poi, relative alla vicenda Sindona, effettuate in stretta collaborazione coi Giudici Istruttori di Milano, consentivano di accertare che il Sindona, per tutto il periodo della sua assenza dagli Stati Uniti d'America, era stato continuamente assistito e protetto dalla mafia siculo-americana e più precisamente, dal gruppo Spatola-Inzerillo-Gambino
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l’ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980
Le indagini, poi, relative alla vicenda Sindona, effettuate in stretta collaborazione coi Giudici Istruttori di Milano, consentivano di accertare che il Sindona, per tutto il periodo della sua assenza dagli Stati Uniti d'America, era stato continuamente assistito e protetto dalla mafia siculo-americana e più precisamente, dal gruppo Spatola-Inzerillo-Gambino.
Numerosi obiettivi riscontri, al riguardo, venivano acquisiti e le significative, seppure parziali, ammissioni di Giuseppe Miceli Crimi e di Longo Francesca Paola permettevano una ricostruzione sufficientemente precisa degli spostamenti del Sindona.
Si stabiliva, così, che quest'ultimo, in compagnie di Giuseppe Macaluso, era arrivato a Vienna e, quindi, si era trasferito ad Atene, da dove era stato condotto in Sicilia dal Miceli Crimi, da Giacomo Vitale, da Francesco Foderà e da Ignazio Puccio; il Sindona aveva trovato alloggio, per un giorno, nell'abitazione di Gaetano Fiazza, a Caltanissetta e, poi, era stato condotto a Palermo, nell'abitazione di Longo Francesca Paola, dove era rimasto per diversi giorni; nei primi del settembre 1979, era stato trasferito in una villa, sita alla periferia di Palermo, di proprietà del suocero di Spatola Rosario; ivi era stato ferito, col suo consenso, ad una gamba, dal Miceli Crimi in presenza di John Gambino e della Longo, per avvalorare la tesi del suo rapimento ad opera di un gruppo eversivo di estrema sinistra.
Infine, era ritornato clandestinamente a New York con l'aiuto del Gambino e di altri.
Si stabiliva, inoltre, che la tesi del golpe separatista, con la quale il Miceli Crimi ed altri avevano motivato la presenza del Sindona a Palermo, era una mera finzione, e che, in realtà, il finanziere siciliano, con l'aiuto di alcuni membri dell'organizzazione mafiosa e servendosi di intimidazioni, aveva cercato di venire in possesso di alcuni documenti.
Ritenuto, pertanto, che sussistevano ormai sufficienti elementi di prova sull'inserimento anche del Sindona nell'associazione per delinquere, contestata agli altri imputati, veniva emesso nei suoi confronti mandato di cattura per tale delitto e per quelli di detenzione e porto illegale d'arma (in relazione al suo ferimento), e con corso in uso di passaporto falso, falso in atto pubblico e delitto valutario (in relazione al cambio di 100.000 dollari che Rosario e Vincenzo Spatola avevano effettuato servendosi del passaporto U.S.A., intestato a Joseph Bonamico, utilizzato da Michele Sindona).
L'11.5.1981 veniva ucciso a Palermo, in un agguato, Salvatore Inzerillo di Giuseppe; le indagini relative a tale omicidio acclaravano che la macchina blindata utilizzata dall'Inzerillo al momento della sua uccisione era stata acquistata da Giuseppe Guglielmini e dall'ing. Ignazio Lo Presti, nel cui studio veniva arrestato, inoltre, dopo lunga latitanza, Alessandro Mannino.
Nei confronti del Lo Presti, già arrestato per favoreggiamento personale del Mannino, veniva emesso mandato di cattura per associazione per delinquere e, successiva mente, gli veniva contestato il delitto di favoreggiamento personale nei confronti di Salvatore Inzerillo; contro il Guglielmini veniva iniziato distinto procedimento per il delitto di favoreggiamento personale, che, poi, veniva riunito al presente.
Si rilevava, poi, che, in ordine al delitto di associazione per delinquere contestato a Giuseppe Macaluso, Antonio Caruso, Giuseppe Miceli Crimi, Pier Sandro Magnoni e Michele Sindona, erano necessarie ulteriori indagini istruttorie; si procedeva, pertanto,allo stralcio di tale imputazione nei confronti dei suddetti imputati.
Analogo provvedimento veniva emesso nei confronti delle imputazioni contestate a Lo Presti Ignazio, essendo necessarie, nei suoi riguardi, ulteriori indagini istruttorie, che avrebbero pregiudicato una sollecita definizione del procedimento.
Gli atti, quindi, venivano depositati per la requisitoria, che veniva presentata dal P.M. 1'11.12.1981.
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