Domani mattina la ministra della Giustizia Marta Cartabia riferirà alla Camera sul pestaggio di stato compiuto dagli agenti della polizia penitenziaria il 6 aprile del 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Il ripristino della legalità

La prima inchiesta di Domani sull’orribile mattanza risale al 29 settembre 2020. Il ministro della Giustizia era Alfonso Bonafede. Che ha deciso di non rispondere alle nostre domande.

Il governo Conte II ha riferito in aula il 16 ottobre 2020, sollecitato da un’interrogazione di Riccardo Magi, deputato di +Europa. La risposta dell’allora sottosegretario Vittorio Ferraresi ha avallato la versione di chi ha ordinato la perquisizione e contribuito al depistaggio successivo: «Si è trattato di una doverosa azione di ripristino di legalità e agibilità dell’intero reparto». Ferraresi ha ripetuto notizie, false, che Domani aveva già smentito. Nessuna protesta violenta si era verificata il 5 aprile, nessuna resistenza da parte dei detenuti.

Il governo Draghi si è insediato a febbraio e Marta Cartabia ha preso il posto di Bonafede. Nonostante fossero noti a tutti i nomi dei 57 agenti indagati per tortura che avevano partecipato alla spedizione punitiva, nessun provvedimento è stato adottato nei loro confronti. Eppure erano note anche l’indagine a carico del provveditore regionale Antonio Fullone che aveva disposto la perquisizione straordinaria; la morte di un detenuto, picchiato e messo ingiustamente in isolamento; persino la presenza di video con le immagini dei pestaggi contro i detenuti.

Il 28 giugno il giudice Sergio Enea ha disposto 52 misure cautelari, l’indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere riguarda 117 agenti. «La ministra Cartabia e i vertici del Dap rinnovano la fiducia nel corpo della polizia penitenziaria, restando in attesa di un pronto accertamento dei gravi fatti contestati», si legge in un lancio Ansa di quel giorno. Il 29 giugno Domani pubblica i video, inviati prima alla portavoce della ministra. Il commento dal ministero è questo: «Mai come in queste ore valgono le parole dette dalla ministra alla festa della polizia penitenziaria: “Nessuna violenza può mai trovare giustificazione. Ogni violenza dovrà sempre essere condannata, fermata e punita. Ma soprattutto prevenuta”».

Sono molte le domande alle quali la ministra non ha ancora risposto. Abbiamo provato a riassumerle:

1. Dopo il suo insediamento la ministra ha ricevuto dai vertici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, un fascicolo sui fatti di Santa Maria?

2. Come intende procedere nei confronti dei vertici del Dap che hanno sottovalutato il caso?

3. La ministra intende introdurre il codice identificativo per gli agenti come chiesto da oltre 30mila persone che hanno firmato la nostra petizione su Change.org e da Amnesty?

4. Perché la ministra non ha adottato alcun provvedimento di sospensione prima dell’esecuzione degli arresti disposti dal giudice Enea?

5. Perché non ha trasferito Antonio Fullone, provveditore regionale, che aveva disposto la perquisizione straordinaria ed era indagato dallo scorso settembre?

6. Perché la direttrice, non indagata e non presente il giorno 6 aprile, ma che ha creduto alla tesi dei depistatori e ha detto che Lamine Hakimi era morto perché «strafatto», è rimasta al suo posto?

7. La ministra ha parlato di assunzioni. Quando sarà rafforzato il corpo dell’amministrazione penitenziaria e verranno assunti educatori e psichiatri?

8. Perché non ha dato seguito al decreto del luglio 2020 di riordino e rafforzamento del Gom, gruppo operativo mobile?

9. La ministra intende rivedere le modalità di utilizzo dei gruppi di supporto agli interventi, gli agenti che, nella mattanza, indossavano caschi e provenivano da altri istituti?

10. La ministra ha intenzione di sospendere gli altri agenti coinvolti, indagati e ancora in servizio?

11. La ministra intende costituire il ministero della Giustizia come parte civile nel processo che si aprirà al termine delle indagini preliminari?

12. Le carceri sono piene di persone che hanno violato il testo unico sulle droghe (il 30 per cento degli ingressi nel 2020). La ministra promette di depenalizzare alcuni reati. Intende partire dall’articolo 73 del testo unico sulle droghe, depenalizzando le violazioni di lieve entità e affrontando la presenza di tossicodipendenti nei nostri istituti di pena?

13. Ha parlato con il leader della Lega Matteo Salvini che su carcere e depenalizzazione dei reati la pensa in maniera profondamente diversa da lei?

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