Dal 26 novembre, aziende, start up, incubatori di impresa e organizzazioni internazionali si incontrano per costruire visioni innovative dei sistemi alimentari sostenibili nel Mediterraneo e in Africa. Guardando al futuro della demografia e allo sviluppo delle comunità
Un’agorà di decine di giovani provenienti da una quindicina di paesi del Mediterraneo e dell’Africa si ritroveranno il prossimo 26 novembre presso il Ciheam Bari (Centro internazionale di Alti Studi agronomici del Mediterraneo), dove si inaugurerà la quarta edizione della Mediterranean Innovation Week: una densissima settimana di incontri “multilaterali”, rivolti a rafforzare collaborazioni che possano costruire visioni innovative dei sistemi alimentari sostenibili in Africa, ma tesi anche a rilanciare la necessità di una rinnovata stagione di dialogo, a partire proprio dalle voci delle delegazioni di 12 organizzazioni internazionali, 34 incubatori di impresa, 22 start up africane e circa 80 imprese italiane.
Con alle spalle una pluridecennale e consolidata esperienza sul triplice fronte della formazione, ricerca e cooperazione internazionale, anche con questa iniziativa l’istituto intende contribuire all’ecosistema dell’innovazione in Africa e nel Mediterraneo a supporto dei processi di inserimento lavorativo e creazione di impresa in un settore strategico per lo sviluppo internazionale, quale quello agroalimentare e dell’economia verde e blu.
«Una sfida così complessa richiede un cambio di prospettiva che abbracci le spinte innovative e le aspirazioni dei giovani con le esigenze di stabilità e solidità delle comunità», dice Zewdu Lake, dell’incubatore Bahir Dar Ethiopia.
E che la sfida sia complessa lo testimoniano anche i numeri. Entro il 2050, più del 50% della “gioventù mediterranea” si concentrerà in soli cinque paesi: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. Da qui, la produzione agricola di cibo, mangimi e biocarburanti dovrà aumentare del 50% rispetto al 2012 (Fao, 2021), per lo più, in un contesto di spopolamento delle aree rurali verso quelle urbane e periurbane (in cui si prevede per il 2050 concentrarsi il 70% della popolazione mondiale).
Per interrompere una tale emorragia di giovani occorre dare spazio alle loro capacità e competenze, così da rafforzarne la resilienza, favorendo nuovi processi di sviluppo locale.
Formazione, innovazione e cultura imprenditoriale, soprattutto nell’agroalimentare e nell’economia verde, sono gli obiettivi strategici attorno ai quali coagulare istituzioni, imprese, organizzazioni internazionali ed associazioni sul territorio. Nella regione Mediterranea, nonostante le differenze sostanziali nelle condizioni politiche, sociali ed economiche, la disoccupazione dei laureati è più elevata tra i giovani con istruzione terziaria, attestandosi addirittura su una media del 30%.
Inoltre, il 32% delle imprese evidenzia una non corrispondenza tra le competenze richieste e quelle formate in ambito accademico. Aspetto positivo è che la forte evoluzione degli ecosistemi dell’innovazione in Africa e nel Mediterraneo sta sprigionando il potenziale dei giovani, moltiplicando opportunità di crescita sostenibile dei territori e sviluppo di iniziative locali.
Prova della forte motivazione di tanti giovani di mettere a frutto idee e competenze a servizio dei propri territori sono le circa 800 richieste di adesione al progetto “Start up 10” di Ciheam Bari, sostenuto dal Maeci, che ha coinvolto oltre 700 giovani in percorsi di potenziamento delle loro iniziative di business nella transizione verde: dall’agricoltura all’energia rinnovabile, dalla gestione dell’acqua alla fertilità dei suoli.
Si tratta di un progetto che adotta il tradizionale approccio di Ciheam, che prevede il costante sostegno e affiancamento all’ecosistema locale e l’attenzione al tema della formazione: per far fronte, infatti, all’ampia richiesta di giovani imprenditori africani, grazie al contributo del Maeci, sarà realizzato, all’interno del Campus dell’Istituto di Bari, il nuovo Hub Internazionale di Formazione e Innovazione. Solo attraverso approcci collaborativi “aperti” e il contributo sistemico di tutte le componenti sociali, un crescente numero di giovani potrà esprimersi in percorsi lavorativi ed imprenditoriali, rispondenti alle loro legittime aspirazioni.
«Credo che uno dei punti di forza del progetto “Startup 10” di Ciheam Bari sia l’opportunità per le nostre organizzazioni di stringere collaborazioni con il Sistema Italia e con le aziende italiane, attivando percorsi di open innovation» sottolinea Nancy Saliba, dell’incubatore libanese Acie. Una settimana, dunque, “per” e “con” i giovani.
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