Cinecittà, ciak dei pm. Indagine sui film di Costanzo e Virzì

L’immensità (2022) di Emanuele Crialese, Siccità (2022) di Paolo Virzì, Finalmente l’alba (2023) di Saverio Costanzo. Il cinema italiano è di nuovo sotto la lente degli uomini della Guardia di finanza che martedì mattina, come rivelato da Domani, hanno bussato alla porta di Cinecittà e della società Fremantle. Su delega dei pm capitolini che indagano sul sistema di finanziamenti nel mondo della settima arte, gli investigatori hanno chiesto alle due società di fornire una serie di atti, quelli riguardanti il tax credit, cioè la procedura che consente alle produzioni cinematografiche di recuperare parte delle spese sostenute. Il timore degli inquirenti è che i tre film d’autore possano aver beneficiato degli sgravi in maniera irregolare. Ma nessuno, al momento, risulterebbe indagato. Tax credit, la Guardia di finanza a Cinecittà Il filo nascosto Ad accomunare le tre opere non è tanto il cast internazionale o la partecipazione a festival artistici di spessore, quanto Wildside. È stata Wildside, del gruppo Fremantle, a produrli. Al tempo in Wildside e rispettivamente in Fremantlemedia Italy Group e Fremantlemedia Italia spa ricoprivano cariche di prim’ordine Mario Gianani e Lorenzo Mieli. Sia Gianani, marito dell’ex ministra Marianna Madia, sia Mieli, figlio del giornalista Paolo, nel 2024 erano andati via dalle aziende. Un anno fa sono diventati proprietari, a pari quote, della Prati srl, a sua volta socia della Our film spa dove i due produttori sono amministratori delegati. Tra l’altro proprio Fremantle, nel 2022, ha firmato un accordo quadro con Cinecittà, azienda pubblica e braccio operativo del Mic. L’accordo, di durata quinquennale, prevedeva l’affitto continuativo di sei teatri di posa degli storici Studios romani. Un accordo che prevedeva, a favore di Fremantle, anche l’uso di locali accessori, sartorie, attrezzerie e la possibilità di utilizzo della post-produzione digitale e dello sviluppo del 35mm e 16mm, garantendo alle produzioni un sistema integrato, completo, efficiente, inclusivo ed ecologico. Truffe e fatture false, indagato il produttore Iervolino: faro sul “tax credit” Il colore dei soldi Ma torniamo al tax credit. Finalmente l’alba, il film di Costanzo, regista de L’amica geniale, ha ottenuto poco meno di 9 milioni di euro. Tra i produttori, oltre a Wildside e Fremantle, risultano pure Rai Cinema, Cinecittà e il ministero della Cultura. Mentre L’immensità di Crialese ne avrebbe ottenuti circa 4,5 milioni e Siccità di Virzì circa 4. In base a quanto appreso da questo giornale, presunte irregolarità sulle pellicole di Crialese e di Virzì sarebbero state segnalate alla stessa Guardia di finanza già a marzo 2025. A farlo era stato il ministero della Cultura che, in un secondo momento, avrebbe anche inviato alla procura di Roma le relative documentazioni. Proprio in procura, sul tavolo dei pm, ci sono cinque fascicoli sul tax credit. Le ipotesi accusatorie sarebbero di truffa e falsa fatturazione. Tra le società sotto osservazione dei magistrati di piazzale Clodio, come noto, ci sarebbe anche la One more pictures, fondata dall’attuale amministratrice delegata di Cinecittà, Manuela Cacciamani, molto legata alla sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni. Anche Cacciamani, andata via dalla One more nel 2024, non risulta indagata. Al contrario del produttore italo-canadese Andrea Iervolino che a luglio scorso ha subito una perquisizione sempre nell’ambito di uno dei filoni investigativi sul tax credit. Fari accesi, infine, sulla società che ha prodotto il film di Francis Kaufmann, l’americano di 49 anni accusato del duplice omicidio di Villa Pamphili. Martedì a Cinecittà, intanto, dopo l’operazione di acquisizione di atti nella sede di via Tuscolana, ha fatto sapere di «aver fornito tutta la documentazione richiesta e di essere disponibile e aperta a qualsiasi forma di collaborazione le autorità preposte». Un’apparente tranquillità che contrasterebbe con quanto appreso da Domani: il telefono del dicastero di via del Collegio Romano, a seguito dell’ispezione dei finanzieri, avrebbe squillato in continuazione. Segno del clima, diventato incandescente, ma anche di una certa paura. Paura che da un momento all’altro possa esserci un colpo di scena. Proprio come nei film. Una cultura da saloon. A Cinecittà finisce l’era del conflitto di interessi