Ieri pomeriggio a Milano si è svolta una manifestazione di protesta contro la decisione del governo di disconoscere il diritto alla genitorialità nelle famiglie arcobaleno. «Questa è una battaglia di civiltà», ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, che ha partecipato al raduno e che intende segnalare un nuovo corso del partito, schierato nitidamente a favore dei diritti civili e sociali. La protesta in piazza della Scala si è declinata anche in un flash mob: pugno sinistro alzato con penna in mano, a simboleggiare l’urgenza di una legge che riconosca l’omogenitorialità.

«Maggioranza retrograda»

La manifestazione è iniziata con cori spontanei di Bella ciao, che ormai sempre più di frequente – anche venerdì tra le file della Cgil – rappresenta un inno di protesta contro il governo Meloni. Tra i promotori della protesta, le associazioni per i diritti lgbt e il Partito democratico.

Schlein è salita sul palco solo per un saluto, come previsto dall’organizzazione per dare spazio anzitutto alle famiglie arcobaleno. Ma è stata accolta con scrosci di applausi, ed è andata via con cori di «Elly! Elly!».A margine dell’evento, la segretaria dem ha commentato che con il governo Meloni «una maggioranza retrograda si è scagliata in modo ideologico contro un regolamento europeo che non invade le competenze nazionali, e soprattutto il governo si è rivoltato contro bambine e bambini. La battaglia di questa piazza è una battaglia di civiltà, è per il diritto al futuro!».a

Un fronte progressista

Serve una legge, ha detto Schlein, in sintonia con altri politici presenti in piazza, compreso il Movimento 5 stelle. «Sono con voi!», le parole pronunciate nel primo pomeriggio dal sindaco di Milano, Beppe Sala, che si è rivolto alla piazza spiegando di non poter fare mosse che poi verrebbero impugnate in tribunale ma che si schiera con le famiglie arcobaleno. «Visto che tanti sindaci sono di sinistra questo governo vuole anche eliminare il ballottaggio!».

Anche il mondo sindacale si è mobilitato; e ha annunciato subito la sua presenza +Europa con Riccardo Magi. Per i Cinque stelle, Chiara Appendino ha preso posizione contro il governo.

Il governo allo scontro

La ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Eugenia Roccella, ha accolto invece la manifestazione di dissenso lanciando – prima ancora che la piazza si riempisse – una provocazione dalle colonne della Stampa. In un’intervista ha detto infatti che: «Le manifestazioni vanno benissimo, ma vorremmo vedere qualcuno manifestare anche contro il mercato transnazionale dell’utero in affitto e dei bambini. Mi piacerebbe che a sinistra, tra persone così sensibili ai diritti, ci fosse qualcuno disposto a difendere dallo sfruttamento le donne che per motivi di bisogno e di povertà sono disposte persino a portare avanti una gravidanza e cedere il figlio».

Le ribatte Appendino da piazza della Scala: «Non c’entra nulla l’utero in affitto, qui parliamo di diritti dei bambini, che il governo sta sottraendo. Questa è pura ideologia!».

La ragione della protesta

Le tante voci di genitori e figli di famiglie arcobaleno ieri dal palco di Milano hanno posto l’accento sui diritti sottratti dal governo Meloni.

La direzione politica dell’esecutivo si è manifestata attraverso una circolare emanata dal ministero dell’Interno – a guida Piantedosi – a tutti i prefetti, ai quali è stato comandato di «fare analoga comunicazione ai sindaci per assicurare un’uniforme osservanza degli indirizzi».

Dall’indirizzo politico del governo non si scappa, insomma, e l’indirizzo consiste nel riconoscere «il solo genitore che abbia un legame biologico con il nato». Viene così pregiudicata la trascrizione di atti di nascita «formati all’estero riconducibili alla fattispecie della maternità surrogata». Finisce così che lo stato, nell’èra Meloni, disconosce il ruolo di uno dei due genitori, e – detta in altri termini – che i bambini si ritrovano tutto a un tratto con un genitore in meno sul piano legale.

Nella circolare si motiva il passaggio – ovvero la privazione di diritti – con «il divieto per le coppie composte da soggetti dello stesso sesso di accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita, il solo genitore che abbia un legame biologico con il nato può essere menzionato nell’atto di nascita che viene formato in Italia».

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