In onda il 23 maggio alle 21.30 su Rai Due. È il racconto di cinque anni di indagini sui potenti clan che hanno messo radici sulla via Emilia. La regia è di Massimo Canepari e Giuseppe Ghinami
“Aemilia 220” è una docufiction che racconta per la prima volta in modo sistematico e cinematografico l’espansione della 'ndrangheta in Emilia-Romagna, una regione considerata fino a pochi anni fa immune da infiltrazioni mafiose. Al centro del racconto, il più grande processo per mafia mai celebrato nel Nord Italia, con 220 arresti, un’aula bunker costruita appositamente e centinaia di intercettazioni audio e video che svelano una criminalità mutata: non più lupara e pizzo, ma giacca e cravatta, frodi fiscali, imprese inquinate, appalti truccati e legami trasversali con politica, istituzioni e media locali. Attraverso interviste a investigatori, magistrati, giornalisti e grazie a una ricostruzione fiction avvincente e immersiva – firma autoriale di Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami – la docufiction trasforma le carte processuali in un thriller civile capace di scuotere le coscienze.
Il titolo “220” non è solo un numero. È il simbolo della portata sistemica di un’inchiesta che ha rotto il silenzio e rivelato quanto la mafia sia diventata moderna, mimetica e trasversale. È il racconto di un territorio che ha faticato a riconoscere il nemico, ma che ha saputo – tardi ma con determinazione – reagire. Un’indagine che ci ricorda che nessun luogo è davvero al sicuro e che la vigilanza democratica non è mai un lusso.
La storia
Brescello, il paese di Don Camillo e Peppone, è teatro di un omicidio eseguito da killer vestiti da carabinieri. A Reggio Emilia una bomba esplode in un bar del centro. Un’altra devasta l’Agenzia delle Entrate di Sassuolo. Tra il 2000 e il 2010 una lunga scia di attentati, incendi dolosi e omicidi irrisolti attraversa l’Emilia-Romagna senza che nessuno riesca davvero a spiegarsene il senso. La popolazione non decifra, non reagisce: il nemico è troppo diverso da come ce lo si aspetta. Quella che sembra solo una serie di episodi isolati è in realtà la punta dell’iceberg di una nuova mafia: la 'ndrangheta 2.0. Un’organizzazione che ha abbandonato le armi per la strategia dell’infiltrazione: frode fiscale, falsa fatturazione, riciclaggio, smaltimento rifiuti, logistica, ciclo del cemento. Una criminalità che “fa più soldi con le fatture che con la droga”, come dichiarano i boss stessi, intercettati dagli inquirenti.
Aemilia 220 segue passo dopo passo le indagini avviate nel 2010 e culminate nel 2015 con il più imponente blitz antimafia del Nord: 220 arresti, una maxi-operazione che coinvolge boss calabresi ma anche professionisti, politici, imprenditori e funzionari pubblici emiliani. Al centro, le intercettazioni audio e video originali che raccontano la mafia con le sue stesse parole, senza filtri.
Il racconto alterna ricostruzioni fiction ad alta tensione, documenti d’archivio inediti e testimonianze dirette, costruendo un mosaico narrativo potente e necessario. “Aemilia 220” non è solo un’indagine sulla criminalità; è un’indagine sull’Italia di oggi, su come la mafia cambia e si adatta, su quanto la legalità sia fragile quando la coscienza collettiva si addormenta. E su come, invece, anche nel cuore del Nord produttivo, la verità può emergere. Basta volerla vedere.
© Riproduzione riservata


