Fondata da Antonio Tatò, strettissimo collaboratore di Enrico Berlinguer, ora ha per consulente un fedelissimo del neofascista Roberto Fiore. Parabola amara per la storica agenzia di stampa Dire. Nella redazione la tensione è alle stelle, soprattutto perché dopo il fallimento del tavolo negoziale la società ha deciso un piano di esuberi che prevede il licenziamento di quindici giornalisti entro il 31 dicembre. Una scelta che ha scatenato forti proteste da parte del comitato di redazione e dei sindacati di categoria, alla luce dei finanziamenti pubblici che l’agenzia riceverà a partire dal 2024 per i prossimi tre anni. L’ammontare è di oltre due milioni di euro l’anno.

Ai tagli si aggiungono le nuove figure che hanno iniziato a bazzicare gli uffici. Come Stefano Pistilli, nominato il 1° novembre scorso: è il nuovo amministratore delegato della Com.E - Comunicazione & editoria srl, la società editoriale della Dire. Sarà lui a firmare i contratti per il bando di Palazzo Chigi per ottenere i finanziamenti.

Nato ad Albano e con una vita anche nel Regno Unito, è stato uno dei manager e imprenditori vicini alla famiglia di Fiore, ex del gruppo della destra eversiva Terza posizione e leader neofascista di Forza Nuova coinvolto nell’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021. Pistilli, al pari di Fiore, è anche vicino agli ambienti pro vita. È considerato tra i fondatori del partito Coalition pour la vie et la famille di stampo conservatore e tradizionalista fondato dal belga Alain Escada.

La domanda che si pongono in molti all’interno della redazione è in che modo Pistilli sia arrivato alla Dire. Di sicuro conosce l’attuale editore, Stefano Valore di Villanueva de Castellòn che possiede la società SiliconDev, attiva nel settore della sicurezza informatica, a sua volta proprietaria del 95 per cento della società editoriale Com.E. Da gennaio 2022 Pistilli, stando a quanto scrive su LinkedIn, lavora, infatti, per SiliconDev nell’ambito della cyber security e difesa.

Tra Palermo e Londra

Pistilli ha fatto parte della cordata che aveva rilevato il Palermo calcio, fallito poco dopo. Negli anni ha avuto ruoli direttivi in diverse società che sono state aperte e chiuse in pochi anni. Al momento Pistilli è anche amministratore unico della Iniziativa Marina Velca srl, azienda nel settore immobiliare. Quest’ultima è di proprietà al 95 per cento della Arkus Network srl (la società che aveva acquistato il Palermo) e al 5 per cento della Gepro Investments Partners ltd (dismessa a fine 2021). Secondo il registro delle imprese britannico, è anche direttore della Prime Capital Investments Ltd.

I legami più misteriosi, poi, Pistilli li ha avuti con Mario Zurlo, ex soldato dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar): il primo lascia il posto al secondo nell’azienda londinese Lions Marketing chiusa nel 2019. Domani aveva rivelato le connessioni economiche sull’asse Italia-Londra tra Zurlo e Fiore, uniti da flussi di denaro notevoli passati di società in società. Lions Marketing era il crocevia di tali flussi, 1 milione, su un totale di 4 movimentati e finiti al centro di sospetti dell’antiriciclaggio, è transitato dalla società Lions. In passato, inoltre, Pistilli è stato socio di Futura Vis, azienda con sede a Roma ora di proprietà di una delle figlie del neofascista Fiore.

Il profilo di Pistilli, quindi, ha preoccupato molti dipendenti Dire. Il direttore Nico Perrone ha garantito ai giornalisti che Pistilli avrà un ruolo contabile e non avrà voce in capitolo sulla linea editoriale dell’agenzia. Ma non sono grandi rassicurazioni dato che non c’è un piano editoriale chiaro. Inoltre, in una rettifica inviata dall’avvocato dell’azienda editoriale al fattoquotidiano.it si legge che la linea non è decisa dal legale rappresentante (e quindi Pistilli) ma dall’editore stesso.

Negli ultimi mesi la Dire ha ottenuto clienti che ruotavano attorno ad ambienti di destra e pro vita. Il caporedattore del politico Alfonso Raimo, segretario della Stampa Parlamentare, aveva lamentato la “deriva a destra” dell’agenzia. Ma ad aprile hanno provato ad allontanarlo dalla Camera con un ordine di servizio ad hoc. Contattato da Domani, Pistilli ha replicato duro: «Ho dato mandato ai miei legali di mettere in campo tutte le azioni necessarie a tutela della mia persona e della mia professionalità», ha detto. «Per ora mi limiterò solo a comunicazioni ufficiali».

Il consulente

Le novità nel mondo Dire non son finite. Alla SiliconDev lavora come consulente anche Emilio Albertario, vice presidente del sindacato Stampa romana e con una lunga esperienza nel mondo del giornalismo. Albertario è anche il marito della deputata leghista ed ex magistrata Simonetta Matone, spesso ospite nel salotto di Bruno Vespa su Rai 1.

A Domani Albertario nega di essere consulente dell’agenzia Dire: «Sono consulente per alcune attività della SiliconDev ma non mi occupo delle attività dell’agenzia, anche perché è in una situazione grave dal punto di vista occupazionale per prendere collaboratori. Potrò consigliare in amicizia, ma non come consulente in quanto tale, anche perché non me ne intendo». Di cosa si occupa alla SiliconDev? «Questo sarebbe riservato», risponde Albertario. Alcuni dipendenti hanno detto di averlo visto anche in redazione: «Sono passato per andare a trovare il presidente della SiliconDev».

Su una possibile opportunità politica tra la partecipazione dell’agenzia ai bandi pubblici, la sua attività di consulenza per la SiliconDev e la moglie che è deputata della maggioranza dice: «Che c’entra mia moglie? Se è per questo, c’è anche mio figlio che è portavoce di Valditara. La Dire da tempo lavora con i bandi pubblici, non penso che abbiano bisogno di me». Sul caso Pistilli sostiene di non conoscerlo, a differenza dell’editore.

Tuttavia, secondo il sindacato Stampa romana «è inopportuno che rivesta cariche sindacali un collega che fa consulenza per la società di un editore che è coinvolto in una vertenza per licenziamenti illegittimi e immotivati. Sarebbe opportuno un passo indietro, per il sindacato e i colleghi», ha detto a Domani il segretario generale di Stampa romana. In questo momento è in corso la partecipazione dell’agenzia al bando di Palazzo Chigi per le assegnazioni dei contributi pubblici per le agenzie giornalistiche. Dalla Dire sperano di ottenere una cifra compresa trai 2,4 e i 2,5 milioni di euro, numeri più alti rispetto ai circa 2 milioni ottenuti dal bando precedente. A questi incassi si sommeranno quelli dei bandi verticali, ovvero quelli dedicati per i servizi specialistici.

Lo stato di crisi

L’ascesa di Valore nel mondo dell’informazione inizia quando l’ex editore dell’agenzia, Federico Bianchi di Castelbianco, e la società editoriale finiscono nell’inchiesta su un giro di tangenti (23 milioni) in combutta con alcuni funzionari del ministero dell’Istruzione. Con il rinvio a giudizio di Castelbianco, la società, nel marzo del 2022, è passata a Stefano Valore. Valore ha confermato lo stato di crisi, e il debito da coprire è rimasto. I lavoratori hanno subito tagli del 30 per cento dello stipendio, fino a settembre scorso. Questo mentre a luglio l’editore ha deciso di pubblicare un’inserzione su alcuni quotidiani nella quale annunciava di voler donare un milione di euro in beneficenza ad associazioni ed enti no profit, soldi derivati dagli utili della sua azienda SiliconDev.

Questo ha destato critiche da parte del comitato di redazione. Quel testo ha fatto infuriare l’editore che si è sentito diffamato. Le mediazioni tra le parti hanno portato a una rettifica nella quale il cdr ha specificato di non aver mai dato l’assenso alla pubblicazione del comunicato sul sito della Slc-Cgil. Pace fatta con 350 euro da dare in beneficenza. Ora però i licenziamenti sono realtà, e quindici persone perderanno il posto di lavoro.

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