I magistrati meneghini indagano per il reato di tentato omicidio. Il socio di Lucci: «Scambio di persona». Gli inquirenti sentono i testimoni. La tensione nelle curve
Per il 27enne Luca Guerrini, scampato all’agguato di giovedì 8 maggio in via degli Imbriani a Milano, si tratterebbe di uno «scambio di persona». Davanti agli uomini della sezione Omicidi della squadra mobile meneghina, l’uomo ha sostenuto che i colpi di pistola scagliati contro l’auto su cui viaggiava non potessero essere rivolti veramente a lui.
Eppure tutti gli elementi finora raccolti dagli inquirenti farebbero pensare il contrario: è il legame di Guerrini con Luca Lucci – ex capo della Sud, in carcere da fine settembre per l’inchiesta Doppia curva – a interessare gli inquirenti.
I legami con Lucci
Guerrini è “socio” di Lucci, in quanto gestore della barberia di cui è titolare il capo ultrà. C’è dunque un nesso tra questa relazione e la sparatoria? I pm Sara Ombra e Paolo Storari, che hanno aperto un fascicolo per tentato omicidio e detenzione illegale di armi, stanno cercando di capirlo. Partendo dall’audizione di una serie di testimoni, ma anche dall’esame dei filmati delle videocamere di sorveglianza presenti in zona.
L’obiettivo è dare un nome ai due uomini, vestiti di nero e con casco integrale, che all’ora di pranzo di giovedì scorso hanno inseguito la macchina di Guerrini e poi, davanti a un semaforo, hanno sparato tre colpi con una scacciacani modificata.
Illeso il socio di Lucci: dopo essere uscito dall’auto dal lato passeggero e aver capito che i due uomini sullo scooter fossero fuggiti, si è rimesso in macchina (intestata alla madre) proseguendo il suo viaggio. Sarà proprio la madre, avvertita dalla polizia, a chiamare al telefono il figlio e a intimargli di tornare indietro, sul luogo del tentato agguato: lì lo avrebbero atteso le forze dell’Ordine.
Ora la domanda è solo una. Chi voleva uccidere Luca Guerrini? Mentre chi investiga cerca di rispondere a questo interrogativo, sullo sfondo si agita una Milano che negli ultimi mesi è stata protagonista di fatti violenti, con manifesti legami col mondo della criminalità organizzata. I filoni dell’inchiesta con i cui i magistrati meneghini hanno decapitato le curve di Milan e Inter lo testimoniano.
Spaccio, estorsione e usura sono solo alcuni dei reati contestati nei vari sviluppi dell’indagine che racconta pertanto il lato oscuro di una città, caratterizzata da affari sporchi che, in certi casi, hanno pure minato il mondo del calcio. Proprio ieri, venerdì 9 maggio, Luca Lucci è stato sentito nell’ambito del processo abbreviato sul caso curve. L’ex ultras è anche accusato, come presunto mandante, del tentato omicidio del 2019 dell’ultrà milanista Enzo Anghinelli.
E sempre ieri Mauro Russo, ultras neroazzurro ed ex socio di Paolo Maldini e Christian Vieri, è stato interrogato dai magistrati: Russo si trova ai domiciliari dal 5 maggio perché accusato di essere presunto intermediario nell’estorsione sul business dei parcheggi dello stadio per conto dei capi ultrà interisti Andrea Beretta, ora collaboratore, e Vittorio Boiocchi, ucciso nel 2022. Interrogato dal gip. L’arrestato avrebbe sottolineato la propria estraneità ai fatti contestati. Su più fronti intanto le indagini proseguono e lo fanno a ritmo serrato: quanto finora emerso potrebbe essere solo la punta dell’iceberg.
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