La scoperta è recente, ma da alcuni studi sappiamo che si riscontra soprattutto nei bambini. I soggetti più esposti sono quelli che hanno già allergie simili come quelle ai legumi. A diffonderle sono soprattutto le diete, che utilizzano la farina di piselli come sostituto di quelle tradizionali
- Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani, sullo sfogliatore online e in edicola
Delle volte per cercare di risolvere un problema si finisce per crearne un altro senza volerlo. Sebbene cinico e brutale, è questa la ragione nascosta dietro la diffusione dell’allergia ai piselli. Gli effetti che provoca sono i classici causati da un legume – e quindi nausea, mal di pancia, prurito e rigonfiamento delle labbra, fino alle difficoltà respiratorie. Ma a differenza di un cece, di un’arachide, di una lenticchia o di una fava, l’allergia ai piselli è una novità emersa negli ultimi anni.
Nasce tutto da un fine nobile, quelle le diete alimentari che si portano avanti con grande fatica e sforzo per cercare di stare meglio. In quelle senza glutine, per esempio, la farina di frumento è stata sostituita da quella di piselli. Si ricava sbucciando il seme del pisello verde o giallo, lasciato essiccare per poi venire macinato. È ricca di energia, piena di vitamine e minerali e con un contenuto proteico più alto in confronto alle farine tradizionali – tra i legumi, solo la soia e i lupini ne presentano uno maggiore. Motivo per cui viene utilizzata in molti prodotti vegani, carne inclusa, e in moltissimi di quelli vegetali.
Siccome al loro interno contengono alti filamenti proteici, ottimi antidoti per tenere la glicemia sotto controllo, rispetto al pisello mangiato normalmente presentano rischi più elevati per chi non può mangiarle. A contribuire al loro utilizzo è inoltre il basso prezzo, che invoglia i produttori a sceglierle.
Non solo quelli che commerciano prodotti salutari, ma anche dalle grandi catene di fast-food come McDonald’s. Insomma, la farina di piselli è un’ottima alternativa a quelle classiche, salutare ed economica. Ma anche estremamente pericolosa.
Nascosta, ma ovunque
Lo si è iniziato a constatare di recente, grosso modo nell’ultimo decennio, ma la comunità scientifica si è già espressa sebbene non in modo del tutto univoco. Ci sono però degli studi concordanti che possono aiutare a comprendere meglio questo fenomeno. Anzitutto, si diffonde in modo particolare nei bambini, tanto da diventare l’allergia più comune tra quelle meno diffuse. Logicamente, la propensione cresce nei soggetti che già presentano intolleranze o allergie con cibi simili, come possono essere le arachidi o altri tipi di legumi. A rendere l’allergia ai piselli più subdola delle altre non è soltanto la sua presenza pressoché universale nei prodotti in vendita, specialmente quelli considerati salutari. Ma anche tanta ignoranza.
Con questo non si intende accusare nessuno, piuttosto l’intento è di portare alla luce un problema ormai comune ma trattato come fosse una rarità. Il regolamento europeo impone di segnalare la presenza di quattordici allergeni principali, dal glutine fino ai molluschi. Tutti gli altri non sono obbligatori. C’è chi, come l’agenzia del governo britannico Food Standards Agency, cerca di sensibilizzare i produttori suggerendogli di comunicare la presenza di ingredienti trattati con gli stessi macchinari di quelli appena elencati, ma è un consiglio e niente più.
Così come era stata solo una semplice petizione quella lanciata diversi mesi fa da una famiglia britannica per chiedere al proprio governo di obbligare la segnalazione di tutti gli ingredienti utilizzati, per risolvere una volta per tutte il problema ed evitarne di altri.
Tra gli scaffali del supermercato
«Il mio problema più grande ora è quanto tempo impiego nel fare la spesa, perché devo leggere ogni singola etichetta e ogni singolo ingrediente», racconta una mamma scozzese ad Huffpost Uk spiegando quanto sia complesso andare a scovare la farina di piselli rispetto, ad esempio, ad altre allergie come quella ai latticini o alla frutta secca.
Siccome si trova in quasi tutti i cibi a base vegetale, «non so come chiunque scelga di essere vegano riesca a mangiare qualcosa che non sia cucinato in casa». Storie come questa sono ormai all’ordine del giorno. «Non possono nemmeno più comprare il prosciutto confezionato», si lamenta un’altra persona. «Spesso dico alla gente che sono allergico ai piselli e ridono» ammette invece un ventitreenne londinese alle prese con la nuova allergia. «Penso che ora la gente ne capisca un po’ di più, ma non succede ancora nulla finché qualcuno non muore per una reazione e poi viene emanata una legge». Ma, almeno per il momento, le cose non sembrano in procinto di cambiare.
Anche per questo sono molto importanti realtà come quella fondata da Sarah Knight, The Allergy Team, che supporta famiglie, istituzioni scolastiche e aziende a comprendere meglio come affrontare le allergie. Un aiuto potrebbe arrivare anche dal libro “My Family & Food Allergie. The All You Need to Know Guide”, scritto da Alexa Baracaia e pubblicato tre anni fa.
Alcuni possiamo indicarveli in questa rubrica: pane, piadine, bagel, salsicce, hamburger, cibi impanati, patatine fritte, gelato, la maggior parte dei prodotti vegetali, barrette proteiche ed altri alimenti per reintegrare. In sostanza, ovunque. Per cui è meglio leggere con attenzione le etichette o chiedere cosa contenga il piatto ordinato. Con uno scrupolo in più, si può avere una brutta esperienza in meno.
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