Cinque nuove regioni saranno inserite nella zona arancione a causa del peggioramento del contagio sul loro territorio. Si tratta di Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana. Oggi, a questo elenco potrebbe essere aggiunta la Campania.

Il professor Giovanni Rezza, dell’Istituto superiore di sanità, ha detto che la situazione «continua a peggiorare». Il valore Rt, che misura la rapidità di diffusione del contagio, è arrivato a 1,7 a livello nazionale, in crescita rispetto al valore 1,5 comunicato lo scorso 23 ottobre. Rezza ha detto anche che la diffusione del contagio renderà necessarie nuove restrizioni.

Le nuove disposizioni sulle zone arancioni entreranno in vigore mercoledì e potranno essere modificate dopo due settimane, se la situazione dovesse migliorare. Nelle zone arancioni sarà vietato uscire dal territorio del proprio comune di residenza, mentre bar e ristoranti, pasticcerie saranno chiusi tutto il giorno. Saranno in vigore anche tutte le disposizioni nazionali: coprifuoco dalle ore 22 alle 5 di mattina e obbligo di didattica a distanza per tutte le scuole superiori.

Se gli indicatori dovessero invece peggiorare, le regioni arancioni potrebbero essere spostate nella zona rossa, dove attualmente si trovano Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, insieme alla provincia di Bolzano, che ha deciso in autonomia di approvare un regolamento con cui adotta le stesse restrizioni della zona rossa, compreso il divieto di circolazione senza valide ragioni per tutto il giorno.

La questione dei dati

La decisione allargare alle cinque regioni la zona si basa sull’analisi di 21 indicatori diversi, relativi alla velocità di diffusione dell'epidemia, alla capacità delle strutture regionali di tenere traccia del contagio e alla tenuta del sistema sanitario locale. Questi dati sono raccolti dalle regioni ed elaborati dalla cosiddetta “cabina di regia”, un organo tecnico di cui fanno parte esperti dell’Istituto superiore di sanità e delle regioni.

Questi dati e le decisioni della cabina di regia avevano provocato numerose polemiche e scontri negli ultimi giorni, in particolare tra governo e regioni e tra maggioranza e opposizione. La scarsa trasparenza dei dati e del sistema con cui viene calcolato il rischio di ciascuna regione avevano alimentato lo scontro.

Questa settimana, il governo ha stabilito che d’ora in poi i dati sull’epidemia dovranno essere trattati con maggiore trasparenza. Ogni settimana, il ministero della Salute pubblicherà sul suo sito i dati del monitoraggio epidemiologico che portano alla classificazione delle varie regioni nelle tre zone. Saranno pubblicati anche i verbali della cabina di regia e del Comitato tecnico scientifico per quanto riguarda le decisioni sulle chiusure.

Un passo avanti è stato fatto sabato scorso, quando sono stati pubblicati per la prima volta i valori completi dei 21 parametri che la cabina di regia utilizza per stimare il livello di rischio di ciascuna regione. La pubblicazione, però, era stata criticata perché è avvenuta tramite un semplice file pdf e non in un formato cosiddetto “machine readable”, cioè facilmente utilizzabile per processare i dati e realizzare ulteriori analisi. Nel fine settimana è stata pubblicata su internet petizione sottoscritta da decine di centri studi, associazioni e singoli ricercatori in cui si chiede di facilitare l’accesso ai dati.

I dubbi e inchieste

La trasparenza è particolarmente importante in questo momento poiché ci sono grossi dubbi sulla qualità e la completezza dei dati che le regioni trasmettono al governo, in particolare da quando si è deciso che sulla base di questi dati sarà stabilita la collocazione in una zona piuttosto che in un altra.

Nell’ultimo report, che risale a ottobre, Abruzzo, Basilicata, Liguria, Veneto e Valle d’Aosta avevano inviato dati insufficienti a fare una valutazione della loro situazione. Intanto sui dati mancanti o inviati in ritardo dalle regioni la magistratura ha aperto diverse indagini. La procura di Genova ha fatto sapere di aver aperto una “inchiesta conoscitiva” sui dati inviati dalla regione al governo. Secondo diversi giornali locali, anche la procura di Napoli avrebbe aperto un’indagine simile. In particolare, la procura starebbe indagando sulla ragione per cui, nei dati regionali, il numero di posti destinati ai malati Covid-19 e il numero di terapie intensive in regione è quasi raddoppiato nel corso della scorsa settimana.

I numeri di oggi

I nuovi casi di Covid-19 registrati lunedì sono stati 25.271, come sempre un numero molto basso rispetto a quello dei giorni precedenti (ma comunque in crescita rispetto a lunedì scorso, quando erano 22.253). Il lunedì si accumulano infatti i ritardi del fine settimana, quando i laboratori di analisi sono meno attivi. Soltanto 147.725 tamponi sono stati analizzati e il 17,11 per cento è risultato positivo, la quota più alta degli ultimi mesi. Anche il numero dei decessi ha segnato un nuovo record. Ieri, 384 persone sono morte a causa del coronavirus, il numero più alto dallo scorso aprile.

 

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