La commissione parlamentare antimafia ha indicato, alle ultime amministrative, nove candidati cosiddetti impresentabili, ma ci sono anche i diversamente presentabili, esclusi dall’elenco dell’organismo parlamentare, ma protagonisti di inciampi giudiziari, scioglimenti per mafia e scivoloni degni di menzione.

Il feudo Sperlonga

A Sperlonga, in provincia di Latina, il nuovo sindaco Armando Cusani è una vecchia conoscenza del territorio, al centro di diverse indagini giudiziarie. 

La prima elezione a sindaco è arrivata nel 1997, pochi giorni fa la riconferma con il 46 per cento di voti. Nel 2014 Cusani ha tentato addirittura il grande salto candidandosi, con Forza Italia, alle europee raccogliendo 55 mila voti, ma risultando non eletto.

In quell’occasione, Antonio Tajani, vice presidente della commissione europea e capolista azzurro, è andato a inaugurare la sua corsa elettorale nonostante i pregressi che riguardavano Cusani.

Nel 2013 il prefetto di Latina aveva anche sospeso Cusani per 18 mesi da presidente della provincia perché condannato in primo grado per abuso d’ufficio, la vicenda si è chiusa con l’assoluzione in cassazione. Cusani, nel 2012, è stato condannato per abuso edilizio per alcuni lavori all’albergo hotel Grotta di Tiberio del quale è comproprietario, condanna divenuta definitiva nel 2015.

Nonostante tutto l’intramontabile non ha mai smesso di fare politica, diventa nuovamente sindaco nel 2016, confermato nei giorni scorsi, ma senza simboli di partito. Nel 2017 è stato arrestato per turbativa d’asta, Cusani ora è sotto processo. C’è un’altra vicenda che lo riguarda, quella relativa al piano integrato e a una presunta lottizzazione edilizia abusiva.

Nel dibattimento in corso i carabinieri hanno depositato un’informativa che descrive sigle e nomi che hanno partecipato al sacco edilizio. «L’esame delle società interessate nella speculazione edilizia di cui trattasi e dei soggetti ad essi collegati ha fatto invece progressivamente emergere una serie di relazioni ricollegabili, in maniera diretta od indiretta ad esponenti della criminalità organizzata campana», scrivevano i carabinieri nell’informativa.

Le contestazioni penali, però, sono solo relative alla presunta lottizzazione abusiva. Il primo cittadino si è sempre difeso dicendosi estraneo alle accuse e i suoi fedelissimi lo indicano già come protagonista della prossima campagna elettorale per le regionali nel Lazio. 

Il sindaco sciolto per mafia

Il comune di Cerignola, in provincia di Foggia, è stato sciolto per condizionamento mafioso nel 2019. Il sindaco era Franco Metta, avvocato penalista, che non ha subito alcun procedimento penale, ma la corte d’appello di Bari, a seguito dell’azzeramento dell’ente per infiltrazioni mafiose, lo ha ritenuto incandidabile.

E lui non solo si è candidato, ma è andato anche al ballottaggio con quasi il 30 per cento di voti. Metta ha ancora tempo per avanzare ricorso in cassazione contro l’incandidabilità, intanto parla di risultato straordinario e rivendica la sua battaglia contro magistrati e politicanti. Il suo nome è finito anche nel ristretto elenco della commissione antimafia. 

Il sindaco Franco Metta, nel 2015, ha officiato le nozze di un pregiudicato locale e poi ha partecipato al ricevimento dove era presente anche il capo del clan, condannato per mafia. «Nell'occasione, il sindaco di Cerignola esprimeva pubblicamente parole di  affetto, vicinanza e stima personale nei confronti degli sposi, dei  testimoni e degli invitati alla cerimonia», si legge nella relazione prefettizia che ha portato allo scioglimento.

Il sindaco si è sempre difeso: «faccio l’avvocato, molti erano miei clienti, nessun condizionamento sulla macchina amministrativa», ma alla fine il comune è stato sciolto per mafia e ora è tornato al voto. Proprio a Cerignola, un altro candidato ha fatto discutere.

«Cari mafiosi, ladri, criminali, estorsori, voi continuate a fare liberamente il vostro mestiere. Noi politici facciamo il nostro», dice Michele Romano candidato in una lista a sostegno di Francesco Bonito, magistrato in pensione, sostenuto da Pd e M5s.

Mister preferenze e listopoli

Gaetano Manfredi ha vinto le elezioni comunali a Napoli con tredici liste a supporto. Nel Partito democratico tra gli eletti più votati ci sono Aniello Esposito, detto Bobo, e Salvatore Madonna. In due hanno preso oltre 6 mila preferenze.

Entrambi sono incappati in una brutta vicenda, un pastrocchio nella composizione delle liste durante le elezioni amministrative del 2016, hanno patteggiato una pena di 6 mesi per violazione della legge elettorale continuando a manifestare la loro estraneità alle accuse.

L’indagine era nata dalla denuncia di alcune persone che si erano ritrovate, a loro insaputa, inserite in una lista a sostegno dell’allora candidata per la carica di sindaco Valeria Valente, estranea alla vicenda. Madonna ed Esposito hanno superato anche il vaglio del comitato dei garanti e si sono candidati ottenendo un nuovo trionfo elettorale nonostante l’inciampo giudiziario.

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