Il Piemonte è zona rossa, niente scuola dalla seconda media in su, così tutti i giorni Anita, 12 anni, è davanti alla media Italo Calvino di via Sant’Ottavio, a Torino: «Mi reco davanti alla mia scuola con un tavolino e una sedia, il tablet, i libri, i quaderni e tutto quello che serve per la lezione. Faccio le prime due ore lì davanti alla scuola, poi torno a casa e finisco le lezioni». Protesta da quando hanno attivato la didattica a distanza lo scorso 6 novembre.

Spiega: «Io voglio tornare a scuola. È un posto sicuro». Quando fanno lezione «siamo sempre con le mascherine, ci igienizziamo le mani e stiamo a distanza. La Dad (didattica a distanza ndr) non può sostituire le lezioni in presenza. Si impara molto di più guardando negli occhi i professori che davanti a uno schermo» ripete con pazienza ancora una volta. In questi giorni lo sta spiegando a tutti quelli che la trovano seduta lì, davanti al portone della media.

Le piace studiare e non solo: «Mi piacciono molto matematica ed educazione fisica». L’idea di manifestare non le è venuta ora: «Già a marzo volevo protestare, ma non eravamo pronti. Era una cosa nuova, ma ho fatto il più possibile, sono andata a tutte le manifestazioni». La situazione dalla prima ondata è diversa: «Sono più organizzata. Si sa di più sul virus».

Anita ha cercato di coinvolgere i suoi coetanei: «Per alcuni i genitori non volevano, altri non potevano venire». Da qualche giorno però «siamo in due c’è anche Lisa» una sua compagna di classe. Usano tutte le cautele assicura: «Siamo prudenti, abbiamo le mascherine e ci distanziamo, il primo giorno abbiamo anche misurato la distanza tra i banchi»

La paragonano a Greta Thunberg, l’attivista svedese di 17 anni che sciopera per il clima, ma in realtà «non è che l’ho seguita tanto» dice. Aggiunge: «Non sono una fan. Mi è piaciuto il gesto che ha fatto. Ci ho ragionato un po’, ma no, non sono una fan. Non mi sono ispirata a lei». L’esempio arriva da sua mamma: «Anche mia mamma protesta. Quando gliel’ho detto era super d’accordo. Lo scorso anno scolastico ho partecipato a una manifestazione di Priorità alla scuola», un gruppo nato su Facebook ad aprile, nel corso delle prime chiusure, che da settembre ha invitato tutti, studenti, docenti e famiglie, a protestare, e coordina azioni in tutta Italia.

La bambina andrà avanti: «Tutti i giorni sarò lì. Secondo me ci saranno altri studenti. Forse non della mia classe, però lo spero. Penso che ci saranno ragazzi delle altre scuole». Nella scuola davanti alla sua dopo il suo esempio protesta anche Maya, studentessa del liceo classico Gioberti.

«Della scuola – dice Anita - mi manca tutto, ogni singolo mattone. Anche i miei compagni vogliono tornare a scuola, non vogliono fare lezione davanti a uno schermo. Vogliono fare sport, vogliono andare in giro». Adesso «spero che riaprano».

La telefonata di Azzolina

La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha deciso di chiamarla. Venti minuti al telefono in cui ha parlato prima con la madre e poi con lei. «Ho due figli e sono convinta che entrambe le scuole che frequentano siano luoghi sicuri», le ha detto la madre, Cristina, che ha chiesto di «continuare a lottare per le scuole aperte». Anita ha detto alla ministra: «continuerò ad andare davanti a scuola». Azzolina le ha risposto che sta facendo «tutto il possibile per tenere le scuole aperte e permettere anche ai più grandi di rientrare, tenendo conto della situazione epidemiologica».

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