L’ampio spazio verde che circonda la scuola primaria statale Giardinieri, che fa parte dell’istituto comprensivo Elsa Morante di Roma, è pieno di bambini che giocano. Il plesso è nel cuore della capitale, all’interno del parco San Sebastiano, eppure sembra di essere in vacanza in un borgo di campagna lontano dalla frenesia delle metropoli. «L’abbiamo fatto per permettere anche a chi resta in città di godersi l’estate. Visto che il pubblico, da solo, non riesce a offrire il servizio alle famiglie», spiega Moira Calamandrei, vicepresidente dell’Associazione genitori Giardinieri che da due anni organizza un centro estivo negli spazi della scuola: dentro l’istituto dove i bambini seguono laboratori di ceramica, pittura, disegno e riciclo; e fuori, all’aperto, giocano e fanno sport nel verde, sotto la supervisione di operatori esperti, che non li perdono d’occhio mentre fanno due chiacchiere con i familiari che accompagnano i bambini.

All’entrata, ad accogliere dalle 8.30 ogni mattina, fino alle 17.00, i circa 90 iscritti (ma i numeri cambiano ogni settimana) dai cinque ai 12-13 anni che frequentano il centro estivo Giardinieri, c’è Anastasia Pierella, la coordinatrice. Fa ancora parte dell’Associazione genitori sebbene suo figlio abbia finito le elementari da qualche anno. Non le sfugge nulla, nessuno può andarsene senza averla salutata.

Come spiega, il centro estivo non è solo uno spazio per le attività, è una vera comunità, in cui la socialità ha un ruolo fondamentale: «Qui accogliamo tutti, allievi, ex allievi, amici degli iscritti alla primaria, bambini con disabilità che affidiamo a operatori specializzati. E anche chi non potrebbe permetterselo: il prezzo calmierato è di 90 euro a settimana (pranzo compreso) ma facciamo ulteriori sconti sulla base dell’Isee, c’è anche chi non paga nulla».

A supportare le parole di Pierella ci sono i racconti di Letizia e Chiara, due madri in tutto di quattro bambini, che aspettano chiacchierando che i figli finiscano di giocare. «Vogliono venire qui d’estate, anche dopo che hanno finito le elementari. Sono entusiasti. E per noi è importante sapere che li lasciamo in un luogo sicuro, con persone di cui ci fidiamo», dice una delle madri che sottolinea come sia già complicato riuscire a organizzarsi in famiglia con le ferie per agosto, quando anche Giardinieri, come la maggior parte dei centri estivi in Italia, chiude: sarebbe impossibile pensare anche a giugno, luglio e le prime settimane di settembre.

Dove non arriva lo stato

«La scuola italiana fa una lunga pausa d’estate, mentre per la maggior parte dei genitori il lavoro non si ferma. Non tutti hanno nonni vicini che possono aiutare. Così ci siamo impegnati per dare vita a uno spazio in cui i bambini possono divertirsi e imparare. Fare esperienze diverse dalla didattica curricolare, che servono per crescere e stare insieme». Come spiega Calamandrei, il centro estivo Giardinieri ha preso vita grazie al supporto del Municipio I di Roma, per offrire un servizio alle famiglie, che la scuola pubblica, da sola, non riesce a dare: «Le segreterie sono oberate di lavoro, il personale è sempre meno, l’accorpamento sta causando non pochi disguidi, i fondi a disposizione non bastano e tanti insegnanti sono precari, cambiano da un anno all’altro. Ecco perché siamo entrati in gioco come Associazione», spiega Calamandrei, che racconta come l’organizzazione del centro estivo sia stata possibile grazie al patto di collaborazione firmato con l’Istituto che ha permesso loro di avere le chiavi del plesso e di costruire un rapporto di fiducia con la dirigenza. «L’obiettivo dell’associazione – dice ancora Calamandrei – è di fare della scuola uno spazio aperto al territorio e alla cittadinanza, il centro della comunità educante a cui ogni istituto dovrebbe dare vita. Come associazione, infatti, non ci occupiamo solo del centro estivo ma di tutta una serie di attività a cui diamo forma durante l’anno affinché la scuola sia aperta e partecipata il più possibile. È impegnativo e su base volontaria ma lo facciamo con piacere perché crediamo sia fondamentale per il bene di tutta la società».

Un esempio in una rete

L’Associazione genitori Giardinieri non è la sola a pensarla così. Fa infatti parte della Rete romana scuole aperte e partecipate, Sap, che da oltre dieci anni coordina informalmente associazioni di genitori e studenti, comitati, cittadini desiderosi di trasformare le scuole «non solo in un luogo dove mandi tuo figlio la mattina. Ma in spazi aperti al territorio, i pomeriggi, la sera, nei weekend e durante l’estate. Piazze di quartiere, beni comuni», spiega Alice Mosiello, che fa parte della Rete che negli anni ha accolto più di 50 organizzazioni con l’obiettivo di rendere le scuole poli civici di prossimità: «Un lavoro fondamentale soprattutto nelle periferie dove lo spazio per il sociale è poco e i luoghi di aggregazione mancano». Come chiarisce Mosiello: «Roma è una città particolare perché, per supplire alle carenze del sistema scolastico, negli anni si sono formate tante associazioni. Ma le scuole aperte e partecipate ci sono in tutto il paese: a Milano la Rete è nata da poco. E grazie a un progetto finanziato dall’impresa sociale Con I Bambini, con il Movimento di volontariato italiano, l’obiettivo è di renderle possibili in altre 14 città, prendendo a riferimento la scuola Di Donato - Manin di Roma, dove si è formata l’associazione di genitori più grande d’Italia, e la scuola Cadorna di Milano».

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