Nord e sud sono finiti come i capponi di Manzoni, che s’ingegnavano «a beccarsi l’uno con l’altro, come accade troppo sovente tra compagni di sventura», mentre il governo se la prende con «le polemiche» e fa ricorso al commissario Valerio Valenti. Il prefetto destinato all’emergenza migranti ha accolto l’invito per un incontro con il comune di Bologna, il più determinato a lanciare l’allarme. Sarà entro i primi di settembre. Nella regione era previsto l’arrivo di altre cento persone, ma dopo le proteste sono state redistribuite: 25 al Cara di Crotone, in Calabria, e 75 in Campania.

I sindaci

Dall’inizio dell’anno il Viminale ha contato l’arrivo di 105.449 persone. Lo scontento per la gestione non ha più colore politico. Il sindaco di Forlì, città sconvolta dalla recente alluvione, Gian Luca Zattini, è di Fratelli d’Italia, ma come gli altri comuni di centrosinistra, ribadisce che l’accoglienza dei minori è a rischio: «I numeri non sono compatibili con le nostre possibilità». Nella città ce ne sono 28: due hanno dovuto mandarli in hotel in attesa di collocazione.

Da Castel Volturno, città di 25 mila abitanti più 15 mila immigrati irregolari (almeno), il sindaco Luigi Petrella, anche lui di Fratelli d’Italia, commenta: «Ci dovrebbe essere un po’ più di disponibilità da parte di tutti perché è facile, come dire, parlare, ma poi bisogna stare nei fatti». Anche se dimostra comprensione: «Il sindaco deve dare risposte alla cittadinanza».

Nella provincia casertana il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, non ci ha provato nemmeno a mandare persone approdate nella sequela estiva degli sbarchi: «Credo che la situazione di Castel Volturno sia nota alle istituzioni».

La città occupa le cronache a partire dal 2008, da quando sei africani furono uccisi dalla camorra. Da allora la città è il canovaccio di reportage che hanno come protagonisti immigrati e malavita. «La questione non è la parte dell’immigrazione in sé – prosegue il sindaco Petrella - ma come si fa a gestire un territorio quando non si conoscono nemmeno i numeri? Si tratta di persone che vengono coinvolte in un giro che può essere il caporalato, o l’illegalità».

Ed è questo a suo parere il timore dei colleghi sindaci del centro-nord. Il problema dei ragazzi è prima di tutto economico. Per chi ha meno di 18 anni la legge prevede un supporto maggiore. Costano di più. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori (Pd), ha deciso di fare una diffida e presentare un ricorso al Tar contro il governo. Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, ex pentastellato eletto con una lista civica, l’ha presa sul personale: «Noi facciamo già tanto e mi spiace che ci siano sindaci che fanno le barricate».

A palazzo Chigi si parla di nuovi criteri per la distribuzione. Il ministro dell'Interno, ha detto il vicepremier Matteo Salvini, sta lavorando a un nuovo decreto sicurezza per velocizzare le espulsioni. Zattini se la prende con l’Emilia-Romagna, a trazione Pd, perché non ha aderito allo stato d’emergenza, ma non risparmia nemmeno l’esecutivo: «La regione non riconosce l’emergenza come reale e il governo non s’accorge del fatto che stiamo andando oltre i numeri che possiamo gestire». Alla fine, aggiunge, «il problema è per questi disgraziati che arrivano e non riescono ad avere il supporto di cui hanno bisogno».

Per Forlì intanto continua anche l’emergenza alluvione. In settimana attendono l’incontro con un secondo commissario: il generale Francesco Paolo Figliuolo. «Rimango fedele alla promessa di Meloni secondo cui i ristori arriveranno al cento per cento: inizino a dire quali sono i percorsi», conclude il sindaco.

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