La Commissione europea ha multato Apple per più di 1 miliardo e 800mila euro per aver imposto regole all’interno del suo store che limitavano la libera concorrenza nel mercato delle app di streaming musicale. Il procedimento era stato avviato nel 2019, dopo la denuncia formale presentata dalla società svedese di streaming musicale Spotify.

Nello specifico, l’Antitrust dell’Unione europea contesta all’azienda di aver impedito agli sviluppatori di app di streaming musicale di informare in modo completo gli utenti iOs dei servizi di abbonamento musicale alternativi, spesso più convenienti, disponibili in rete fuori dall’Apple Store, oltre che delle informazioni e istruzioni su come abbonarsi a tali offerte.

Perché una cifra così alta?

Come si legge dalle motivazioni fornite dalla Commissione europea, una sanzione forfettaria di 1,8 miliardi era necessaria perché «una parte significativa del danno causato dalla violazione consiste in un danno non pecuniario, che non può essere adeguatamente contabilizzato secondo la metodologia basata sulle entrate, come stabilito negli orientamenti della Commissione sulle ammende del 2006».

La cifra è inoltre proporzionale alle entrate globali di Apple e alla durata dell’infrazione, che secondo le indagini supera i dieci anni. Infine, appare così elevata proprio per dissuadere Apple, o altre aziende del settore dal ripetere l’infrazione.

«Per un decennio, Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale attraverso l’App Store. Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple. Questo è illegale secondo le norme antitrust dell’Ue», ha affermato la vicepresidente della Commissione Margarethe Vestager.

Si tratta di una delle multe più alte comminate dalla Commissione europea.

La reazione di Apple

L’azienda ha apertamente criticato la decisione della Commissione, e ha annunciato che impugnerà la sentenza al Tribunale di Lussemburgo. Secondo Apple, «la decisione è stata presa nonostante l’incapacità della Commissione di scoprire prove credibili di danni ai consumatori e ignora la realtà di un mercato fiorente, competitivo e in rapida crescita». 

Nella sua difesa, Apple ha fatto anche riferimento alla società svedese Spotify, che durante l’indagine avrebbe incontrato la Commissione più di 65 volte, sottolineando come detenga il 56 per cento del mercato europeo dello streaming musicale «non pagando nulla ad Apple per i servizi che hanno contribuito a renderli uno dei marchi più riconoscibili al mondo». Secondo l’azienda di Cupertino, «gran parte del loro successo è dovuto all’App Store, insieme a tutti gli strumenti e la tecnologia che Spotify utilizza per creare, aggiornare e condividere la propria app con gli utenti Apple in tutto il mondo».

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