Continua la battaglia del governo di Giorgia Meloni contro le navi delle ong che soccorrono i migranti in mare. Dopo aver tratto in salvo 30 persone a bordo di un gommone sovraffollato in zona di competenza sar maltese, alla Humanity I è stato assegnato il lontano porto di Ancona come luogo di sbarco. I migranti, tra cui quattro donne e undici minori, erano partiti dalle coste libiche di Sabratha nei giorni scorsi. Dopo i soccorsi si trovano ora in condizioni mediche stabili grazie all’assistenza dell’equipaggio.

La ong Sos Humanity ha però denunciato il mancato intervento delle «autorità maltesi competenti» che «non hanno assunto il coordinamento dell’operazione di ricerca e salvataggio» nonostante il gommone fosse sovraccarico e quindi a rischio naufragio.

Al mancano intervento di Malta, si somma l’assegnazione da parte delle autorità italiane di un porto nel mare Adriatico, molto distante rispetto all’area in cui sono stati soccorsi i migranti. «Ciò significa una navigazione di quattro giorni, mettendo a rischio inutilmente lo stato e la salute delle persone soccorse e vulnerabili», dice l’equipaggio della nave. Ma chi non rispetta l’assegnazione dei porti di sbarco rischia fermi amministrativi e sanzioni come accaduto lo scorso 2 giugno.

Il fermo delle due navi

Nel giorno delle celebrazioni per il 77esimo anniversario della nascita della Repubblica, la guardia costiera ha infatti comunicato che le navi Sea-Eye 4 e MareGo sono state sottoposte a fermo amministrativo per non aver rispettato il decreto Piantedosi. Alla MareGo viene contestato di non aver obbedito alle autorità italiane che le avevano assegnato il porto di Trapani come luogo di sbarco, dopo che aveva soccorso 36 migranti in pericolo di vita. Andare a Trapani avrebbe comportato almeno 36 ore di navigazione con le persone a bordo in chiaro stato di stanchezza fisica, un elemento comunicato alle autorità italiane che non hanno acconsentito a cambiare il porto di approdo. La MareGo ha deciso così di virare verso Lampedusa, ma una volta sceso a terra all’equipaggio è stato notificato il sequestro della nave e una multa per migliaia di euro.

Diversa è la storia della Sea-Eye 4 che ha rispettato l’assegnazione del porto di Ortona decisa dall’Italia. Alla ong viene contestato invece di aver operato, lungo la rotta verso il porto, un secondo soccorso in mare di altre 32 persone. «La nuova strategia dell’Italia è perfida ed evidente. I lunghi viaggi verso porti assegnati distanti significheranno sempre che dovremo decidere durante il tragitto se rispondere o no a più richieste di soccorso in arrivo. Naturalmente lo facciamo, e questo ci porta ad essere accusati di infrangere le leggi italiane», ha detto il presidente di Sea-Eye Gorden Isler.

La proposta di Weber

Sul caso è intervenuto anche il leader dei popolari europei Manfred Weber che si sta preparando in vista delle elezioni europee del prossimo anno. Inevitabilmente, come già accaduto in passato, il tema migratorio sarà uno dei punti più forti della campagna elettorale della destra europea.

Weber ha proposto alla polizia federale tedesca di inviare navi per sorvegliare il Mediterraneo centrale. A Bruxelles ha chiesto un «nuova iniziativa europea di salvataggio», per evitare che le ong soccorrino i migranti in mare, ma precisa anche che bisogna distinguere tra rifugiati e tra chi cerca condizioni di vita migliori.

«Non possiamo dire: tutti quelli che vengono in Europa possono restare», ha spiegato Weber, secondo cui coloro che vuole respingere alla frontiera i migranti irregolari.

L’inchiesta internazionale

Ha suscitato reazioni in Italia e in Europa l’inchiesta pubblicata da Domani insieme ad altri partner internazionali che mostra le responsabilità di Frontex e delle autorità italiane nel naufragio di Cutro avvenuto lo scorso 26 febbraio. Eve Geddie, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee, ha commentato così il contenuto dell’inchiesta: «Invece di scaricare le responsabilità tra loro, Frontex e le autorità italiane dovrebbero essere trasparenti su ciò che potrebbe essere andato storto. Quando non riescono a salvare vite umane, come hanno fatto in modo così drastico a Cutro, devono assicurarsi che le lezioni siano apprese e che ci sia una responsabilità per qualsiasi illecito».

Anche Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci nazionale, è intervenuto sul contenuto dell’inchiesta: «Oltre alla verità giuridica emerge una verità politica, responsabilità in capo alle autorità italiane e a Frontex che questa inchiesta indipendente mette a nudo, come avevamo già denunciato come associazioni».

 

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