Attacco a Ranucci. Tra strage di Bologna e destra eversiva: ecco le piste dei pm

Camicia bianca e jeans. Sigfrido Ranucci arriva al quarto piano della palazzina B della procura di Roma con lo stesso outfit con cui ogni domenica entra nelle case degli italiani. Sono le 15 e 21 e il giornalista e conduttore di Report, la trasmissione di giornalismo d’inchiesta della Rai, fa ingresso nell’ufficio del pm della Dda capitolina, Carlo Villani. Ad attenderlo c’è anche il procuratore capo Francesco Lo Voi che a Domani, qualche ora prima, aveva bollato come «atto gravissimo» quanto accaduto nella notte. «Indagheremo a fondo e con grande impegno insieme alle forze dell’ordine e spero che si tratti di un episodio isolato che non ci faccia tornare ai tempi bui dell’attacco ai rappresentanti della stampa», il commento del magistrato. Ordigno contro Sigfrido Ranucci: «Gravissima intimidazione» In effetti, dalle 22 e 17 della notte di giovedì, carabinieri e Digos sono al lavoro a pieno ritmo per dare un volto a chi avrebbe acceso l’ordigno artigianale – una bomba carta con miccia e polvere esplosiva – capace di sventrare le auto di Ranucci (di cui una in uso alla figlia) e danneggiare il cancello di un’abitazione. «Quell’auto, da quando ho la scorta, non la utilizzo più. Motivo per cui non ha neanche l’assicurazione contro incendi e atti vandalici», sdrammatizza il giornalista, alquanto scosso, dopo due ore di colloquio coi pubblici ministeri che indagano per danneggiamento e violazione della legge sulle armi, con aggravante del metodo mafioso. L’agguato a Ranucci, l’isolamento e il giornalismo innocuo Gli scenari Gli atti, al momento, sono stati secretati. E, in base a quanto si apprende, nessuna pista sarebbe esclusa. Tra tutte, però, a prendere piede sembrerebbe quella sui collegamenti con le inchieste di Report. La trasmissione tornerà in onda il prossimo 26 ottobre e si parlerà di nuovo del mondo ultras, di clan albanesi e locali, di criminalità organizzata e dei mandanti della strage di via d’Amelio coi presunti collegamenti con la destra eversiva. La solidarietà non basta, la destra non manganelli il giornalismo critico Ancora, si parlerà della commissione parlamentare Antimafia, delle infiltrazioni della ‘ndrangheta e dell’irregolarità nell’utilizzo di fondi pubblici, di eolico, di finanziamenti alla cultura e degli interessi che si celano dietro agli scenari di Gaza. «Con gli inquirenti abbiamo delineato diversi contesti. Tra questi anche le nostre inchieste sulla strage di Bologna. Ci sono quattro-cinque tracce importanti che però per coincidenza, alla fine, riconducono sempre agli stessi ambiti. Sono cose molto complesse da provare», continua Ranucci al termine dell’interrogatorio. La redazione di Domani condanna l’attentato contro Ranucci e l’attacco alla libertà di informazione I precedenti Certo è, in base a quanto emergerebbe, che chi ha piazzato la bomba avrebbe potuto conoscere i movimenti del conduttore tornato a Pomezia dopo tre giorni d’assenza. Tradotto: l’esplosione è coincisa col rientro a casa di Ranucci. I detective delegati dalla procura stanno vagliando eventuali filmati delle telecamere di zona e hanno già messo a verbale le dichiarazioni di un passante che ha testimoniato di aver visto un uomo incappucciato nella notte. Anche gli artificieri sono al lavoro, dopo che una Cinquecento rubata è stata trovata nei pressi dell’abitazione del giornalista, il quale, dopo l’audizione in procura, è tornato in redazione a registrare gli spot della trasmissione. Proprio davanti alla sede Rai di via Teulada, dove nel pomeriggio era stata convocato una riunione straordinaria della direzione Approfondimento, un folto presidio ad attenderlo. «Ho la scorta dal 2021 e nel tempo ho presentato diversi esposti qui in procura per episodi che suonavano come avvertimenti», dice ancora Ranucci. Sul tavolo dei pm capitolini, del resto, ci sarebbe già un fascicolo, in mano al magistrato Francesco Cascini, che riguarderebbe diversi episodi intimidatori contro il giornalista. Tra questi quello del ritrovamento, a maggio del 2024, dei bossoli di tipo p38 davanti alla casa di Pomezia. Insieme a quei bossoli sarebbe stato trovato pure un biglietto con riferimenti a Moro e Mattarella. Mentre si indaga – e si cerca di capire se anche quest’ultimo fatto è collegato ai precedenti – a Ranucci è stata potenziata la scorta, che dal livello 4 passa al 3, e disposta la vigilanza speciale. Gli scenari sono nebulosi. L’inchiesta è aperta. La bomba e il precedente dei proiettili: le intimidazioni contro Ranucci. Il procuratore: «Gravissimo»