Auto di lusso, pagamenti non tracciati e pranzi stellati. Le carte sul “sistema Pavia”

Da un lato «l’affidamento pressocché esclusivo del noleggio degli apparati di intercettazione» e «l’affidamento esclusivo del noleggio di autovetture in misura incongrua rispetto alle esigenze investigative e destinate a uso privato». Dall’altro le presunte «utilità» ottenute: dai «pranzi, alla vendita di autovetture a prezzo inferiore a quello di mercato, fino all’effettuazione di lavori gratuiti alle auto». Non solo il caso Sempio-Garlasco, nuova accusa di corruzione per l’ex procuratore Venditti Mentre le società Esitel e C.R. Service di Cristiano D’Arena, figlio di un ex maresciallo dei Ros, diventavano sempre più potenti all’interno della procura di Pavia, quasi da assurgere a “monopoliste” di diversi servizi, tra cui quello delle intercettazioni, due pm che in quella procura prestavano servizio ottenevano lauti favori. È la tesi dei pm di Brescia che, come noto, hanno iscritto nel registro degli indagati il magistrato in servizio a Milano, Pietro Paolo Mazza, e l’ex procuratore ormai in pensione, Mario Venditti, recentemente dimessosi dalla carica di presidente del Casinò di Campione d’Italia. Le accuse sono di concorso in corruzione e peculato. Quest’ultimo, in base a quanto trapelato, ammonterebbe a 750mila euro. In particolare, si parla di «un’Audi acquisita in leasing e noleggiata ininterrottamente dalla procura dal 2019 al 2022 per un ricavo di oltre 85mila euro e poi venduta dalla C.R. service a Venditti a 20mila euro circa». E poi, tra le altre, «di una Mercedes inizialmente acquisita in leasing da Mazza che ne riscattava la proprietà al prezzo di 20 mila euro e la rivendeva alla C.R. a sei mila euro in più». Un dipendente dell’azienda di auto sottolineerà anche, davanti agli inquirenti, la «singolarità» dei rapporti tra i magistrati e la C.R., dal momento che i primi «risultavano avvalersi dei servizi di manutenzione delle auto, proprie e dei familiari, senza che emergano pagamenti tracciabili delle prestazioni». Il caso Garlasco e i soldi «a quei signori lì». L’ex pm Venditti accusato di corruzione Nel decreto di perquisizione dei magistrati bresciani a emergere è così un quadro allarmante. I pubblici ministeri scrivono infatti anche di «anomalie» registrate nel corso degli anni e riferibili ai rapporti di Venditti e Mazza con ufficiali di polizia giudiziaria, alcuni dei quali già coinvolti nelle inchieste Clean e Clean 2, grazie alle quali è stata sventata una rete di scambi illeciti tra rappresentanti delle forze dell’ordine e imprenditori dell’hinterland. Le carte parlano di una vera e propria «squadra», una squadra che, ai tempi in cui Mazza e Venditti lavoravano fianco a fianco, si riuniva in uno «stanzone», dove «si occupavano di indagini riguardanti i reati contro la pubblica amministrazione». Anche Cristiano D’Arena, scrivono i magistrati, era «quasi quotidianamente presente presso lo stanzone e presso il procuratore aggiunto (Venditti, ndr)». Il titolare della Esitel e della Cr service insieme al fratello, a sua volta proprietario del ristorante stellato da Lino, faceva dunque parte della «squadra». Del gruppo i pm bresciani menzionano, tra gli altri, Silvio Sapone; ma anche Antonio Scoppetta e Maurizio Pappalardo, i due militari del già richiamato caso Clean. Negli atti si legge di «rapporti privilegiati» con lo stesso Venditti. Che, oltre ad essere stato travolto dalla vicenda giudiziaria sul “sistema Pavia”, è accusato di corruzione anche in un altro procedimento: quello su Garlasco. Garlasco e il true crime all’italiana, dove nasce la passione infinita per la cronaca nera L’ex pm, sempre secondo la tesi dei magistrati di Brescia che indagano su quest’ulteriore inchiesta, avrebbe ricevuto indebitamente del denaro in cambio dell’archiviazione di Andrea Sempio, oggi iscritto in concorso per l’omicidio di Chiara Poggi. L’archiviazione in questione arrivò nel 2017, allora a lavorare al caso fu anche la Esitel. Oggi il nuovo procedimento che coinvolge Venditti e ha portato a perquisire anche due esponenti dell’Arma, i militari Spoto e Sapone (non indagati), si concentra su presunte criticità nelle indagini del tempo, su omissioni nella trascrizione delle intercettazioni, su stranezze relative ad assegni e movimenti bancari. Un groviglio di ombre, pertanto, che i magistrati di Brescia – sia sul fronte Garlasco sia su quello Pavia – stanno cercando di districare.