Continua con la sua 28esima puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.


Oltre cinque punti percentuali in meno rispetto alle precedenti elezioni amministrative, con picchi negativi – fino al 7 per cento - registrati in Piemonte, Sardegna, Umbria e Veneto. Le Elezioni Amministrative del 12 giugno hanno confermato un trend che sembra inarrestabile: gli astensionisti rappresentano il primo partito del nostro paese, ormai prossimo alla maggioranza assoluta.  

Nei quasi mille comuni chiamati domenica al voto l’affluenza è stata inferiore al 55 per cento: quasi un elettore su due è rimasto a casa o ha preferito fare altro. A Palermo, quinta città italiana per numero di abitanti, ha votato appena il 42 per cento degli aventi diritto. Ma il crollo è generalizzato, da Nord a Sud, più evidente se si prendono in considerazione i dati su un arco temporale di 20 anni: l’affluenza è calata di 19 punti a Genova e di 15 a Verona, altri due capoluoghi in cui si è votato domenica.

Una disaffezione dei cittadini verso la politica locale che fa il paio con un altro dato: le difficoltà incontrate dai partiti nel compilare le liste. C’è sempre meno voglia di mettersi in gioco, di offrire le proprie competenze per il bene della comunità. Spazi lasciati vuoti che possono essere facilmente occupati da incompetenti o collusi, nel peggiore dei casi.

Intimidazioni “spia” della presenza mafiosa

Perché? Le ragioni sono numerose. Una fra queste è che oggi fare l’amministratore locale in Italia è un mestiere tanto complesso quanto pericoloso. Avviso Pubblico sta ultimando l’elaborazione dei dati dell’undicesimo Rapporto “Amministratori sotto tiro”, che sarà presentato nel mese di luglio a Roma presso la sede della Federazione nazionale della stampa Italiana (Fnsi), e i dati che emergono raccontano – ancora una volta – uno scenario non degno di un paese civile, con sindaci, consiglieri e dipendenti pubblici quotidianamente minacciati, aggrediti e denigrati.

Ad Anzio (Roma) l’indagine Tritone condotta dai Carabinieri del nucleo investigativo di Roma con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Roma ha svelato, lo scorso febbraio, l’esistenza di una cellula ‘ndranghetista (una “locale”) radicata sul territorio e composta da soggetti legati alle ‘ndrine di Guardavalle (Catanzaro). Ma che il litorale romano fosse pesantemente a rischio era testimoniato dai reiterati atti intimidatori rivolti ad amministratori locali, in particolare alla consigliera Lina Giannino.

Il 17 maggio del 2021, presso la sede del comune, è stata recapitata l’ennesima busta indirizzata alla sua persona, contenente una lettera minatoria a firma di un fantomatico Club Anzio. L’ultima di una serie di minacce rivolte alla Giannino a partire dal 2018, anno della sua elezione nel consiglio comunale, che comprendono le gomme bucate dell’autovettura e le scritte ingiuriose nei suoi confronti sui muri della città.

Non è l’unico caso in cui reiterate intimidazioni ad amministratori si rivelano essere “segnali” di una forte presenza mafiosa. Ad Ostuni (Brindisi) lo scorso agosto si è consumato il quarto attentato in due anni contro l’avvocato Domenico Tanzarella, ex sindaco della città: un colpo di fucile è stato sparato contro la porta d’ingresso del suo studio legale. Tre mesi dopo quegli spari il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. A Carmagnola (Torino) l’indagine Carminius, condotta nel 2019 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino sugli interessi criminali della ‘ndrina dei Bonavota, originaria di Vibo Valentia, era stata preceduta dagli incendi delle auto del vicesindaco e dell’assessore al Bilancio.

Comuni sciolti: territori ad alto rischio

Si intimidisce per inviare messaggi, per condizionare, per spingere uomini e donne a rinunciare. Ad Orta di Atella (Caserta), chiamata alle urne dopo uno scioglimento per mafia, il candidato sindaco Domenico Damiano, imprenditore, lo scorso anno si è ritirato dalla corsa dopo aver ricevuto alcuni di questi “messaggi”: citofono dell’abitazione distrutto, sassi lanciati contro le finestre di casa.

A Siderno (Reggio Calabria), lo scorso novembre si è insediata una nuova giunta dopo l’ennesimo scioglimento per infiltrazioni: nel giro di dieci giorni “i soliti ignoti” si sono fatti sentire con violenza. Sono andate fuoco le auto del neo-consigliere Domenico Catalano e del figlio. Una settimana più tardi è stato lasciato un proiettile inesploso sul davanzale di una finestra del Municipio, nel settore dell’edificio occupato dall’ufficio elettorale. Quattro giorni più tardi sono stati dati alle fiamme due mezzi comunali utilizzati per vari servizi.

A Careri, sempre in provincia di Reggio Calabria, il segretario comunale Mario Ientile prima ha dovuto riparare la propria auto danneggiata, sei mesi dopo ha raccolto sul lato dello sportello del guidatore 40 bossoli già esplosi di pistola. Il secondo episodio è avvenuto a gennaio, pochi mesi prima della fine del commissariamento del Comune e il ritorno alle urne.

Il fenomeno delle intimidazioni nei territori con una chiara presenza mafiosa ha subito una forte accelerazione: il 20% per cento degli Enti locali censiti da Avviso Pubblico nel 2021 come teatro di minacce agli amministratori locali hanno subito uno più scioglimenti in passato.  Ma non ci sono solo le mafie.

Quando il dissenso esonda nell’intimidazione

La distanza che separa cittadini e Istituzioni locali finisce, sempre più spesso, per alimentare un dissenso (legittimo) che esonda però nell’intimidazione. A giugno dello scorso anno l’amministrazione veneziana è stata costretta a fare da scudo attorno a 16 consiglieri di maggioranza della Municipalità di Mestre, finiti loro malgrado su un volantino che è stato affisso nell’area di viale San Marco. Sulla locandina si leggeva: «Ecco i nemici di Mestre». Messaggio condito con foto segnaletiche e nomi di coloro che avevano votato a favore del progetto di una nuova torre residenziale con spazi commerciali.

Poche settimane più tardi, sul finire di luglio, un gruppo di manifestanti contrari al green pass si è recato sotto casa del Sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, inveendo contro il primo cittadino. Al momento della manifestazione erano in casa i familiari del Sindaco, increduli e spaventati.

Nel corso degli ultimi anni l’attenzione verso la questione Amministratori sotto tiro – circa cinquemila gli atti intimidatori censiti da Avviso Pubblico in 11 anni di pubblicazione del Rapporto – è sicuramente aumentata. C’è maggiore consapevolezza a livello istituzionale, nei media e nella stessa opinione pubblica. È nata una Commissione di inchiesta, è stato istituito un Osservatorio presso il ministero dell’Interno, è stata approvata una legge per tutelarli (la 105/2017) e, nell’ultima legge di Bilancio, è stato istituito un Fondo - 15 milioni di euro per tre anni - per ristorare i danni subiti. Ma non basta.

Partecipare alla vita pubblica, assumersi la propria quota di responsabilità – come candidati e come elettori – non delegare esclusivamente alle forze dell’ordine e alla magistratura la soluzione di certe questioni, collaborare con le Istituzioni denunciando i reati subiti o che si è visto compiere. Più questa cultura si diffonderà nel nostro paese, grazie anche ad un recupero di credibilità da parte della politica, più sapremo non solo garantire e rafforzare la sicurezza di chi è minacciato, ma renderemo più forte anche la nostra democrazia.

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