Continua con la sua 21esima puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.

L’ultimo chilometro Vito Zappalà, latitante legato ai clan etnei, l’ha corso undici anni fa a Mogliano Veneto.

L’hanno preso i poliziotti della mobile di Catania insieme ai colleghi di Treviso mentre rientrava a casa. Ma l’epilogo del racconto criminale di Zappalà è solo uno dei tanti che trapuntano la storia di quel pezzo di «Veneto ricco e pacioso, il posto giusto per impiantare una organizzazione criminale» - come ha detto qualche anno fa Massimo Carlotto, l’inventore del noir mediterraneo - dove la mala del Brenta (organizzazione mafiosa autoctona) ha ceduto il passo a nuove culture criminali.

Un passaggio non indolore e non senza effetti collaterali, sperimentato anche in altri luoghi dello stivale. Ecco perché progetti come le “Radici della legalità”, realizzato dal Comune di Mogliano Veneto il 21 novembre, con la piantumazione dell’albero dedicato al giudice Giovanni Falcone, non hanno solo un valore simbolico, di solidarietà con pezzi d’Italia lontani. Piuttosto hanno dentro tutta l’urgenza di pratiche di antimafia concreta.

L’esempio

«Quindici giorni fa sono stati da me i carabinieri forestali della provincia di Treviso – spiega Davide Bortolato, sindaco di Mogliano Veneto – proponendoci di festeggiare la Giornata Nazionale degli Alberi qui a Mogliano con la piantumazione dell’albero Falcone. Quindi con il pretesto di promuovere le politiche di riduzione delle emissioni, la protezione del suolo e più in generale il miglioramento della qualità dell'aria all'interno delle aree urbane, l’albero dedicato al giudice assassinato da Cosa nostra ha come scopo anche quello di diffondere la cultura della legalità e la memoria delle vittime innocenti di mafia».

A dire il vero gli alberi piantati sono sei, due faggi e quattro aceri campestri, che meglio si adattano al clima del luogo rispetto al ficus scelto per rappresentare il progetto “Un albero per il futuro” nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo, dove Giovanni Falcone riuscì a far condannare 346 figure apicali di Cosa nostra per 2265 anni di carcere complessivi. Un’impresa giudiziaria senza precedenti, ricordata come il maxi processo di Palermo.

L’albero Falcone a Mogliano Veneto sta crescendo nel “Parco della legalità”, aperto circa tre mesi fa all’interno di una lottizzazione del quartiere Marocco, al confine sud del comune, dove inizia Venezia. «Non è un caso che la nuova area verde nasca proprio lungo via Falcone-Borsellino», racconta ancora il primo cittadino, ricordando che dal 2015 il Comune fa parte della rete dei comuni antimafia di Avviso Pubblico, nata per promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. «Sappiamo quanto gli alberi siano indispensabili – prosegue Bortolato – consentono di assorbire l’anidride carbonica, rilasciare ossigeno, contribuiscono a prevenire il dissesto idrogeologico e a proteggere la biodiversità».

E ai moglianesi preme difendere il proprio patrimonio naturalistico: in pochi mesi le associazioni ambientaliste “Comitato a difesa delle ex cave di Marocco” e “Salviamo il paesaggio difendiamo i territori” hanno raccolto oltre 5mila adesioni ad un appello per la salvaguardia delle ex cave di Marocco, un’area di grande valore ambientale. Qui sta per sorgere un parco di biodiversità.

Anche qui come è già accaduto per l’Oasi delle Cave di Gaggio, a nord di Mestre, l’uomo ha aperto ferite profonde nel terreno, formando al contempo le basi per la creazione di un biotipo unico: zone umide di origine artificiale derivate da cave di argilla abbandonate. Sappiamo che difesa dell’ambiente e lotta alla criminalità organizzata è un binomio indissolubile, anche in quello spicchio di Veneto.

Nel 2004 l’azienda Nuova Esa, che sorge tra il comune di Marcon e quello di Mogliano Veneto, era stata posta sotto sequestro per smaltimento illecito di rifiuti e coinvolta in una inchiesta su scala nazionale sulle “terre dei fuochi”.

È ormai chiaro da tempo che Nord-Est non è solo sinonimo di impresa laboriosa, un fenomeno economico di imprenditorialità diffusa che ha segnato lo sviluppo del Triveneto tra il 1990 e il 2003, prima di andare in crisi col resto del paese, ma anche lo scenario di una fase di passaggio epocale per l’economia criminale. Ed è per questo che buone prassi come quelle del Comune di Mogliano Veneto diventano oggi più che mai necessarie, per i segnali che lanciano oltre che per i semi che crescono.

Lo testimoniano le numerose inchieste della magistratura e delle forze dell’ordine che quotidianamente lanciano l'allarme sulla presenza ingombrante delle cosche di diversa provenienza e interessate ad ogni aspetto della vita economica del territorio.

Il gesto simbolico

In questo senso il lavoro degli amministratori locali è fondamentale per creare un argine culturale all’espansione delle mafie, costruendo consapevolezza e pratiche di legalità, anche attraverso iniziative come la piantumazione di alberi in ricordo delle vittime di mafia. Il progetto “radici della legalità” ha infatti coinvolto i bambini della classe quarta e quinta della scuola primaria Carlo Collodi.

«I più piccoli sono stati testimoni dell’importanza di piantare e proteggere le "radici buone" del nostro territorio, a salvaguardia di tutto il tessuto sociale e ambientale», ricorda la consigliera comunale di Preganziol Stefania Carrer, che è anche coordinatrice di Avviso Pubblico per la provincia di Treviso. «Le scuole – chiude il sindaco Davide Bortolato – sono il luogo dove si formano le coscienze delle giovani generazioni». E in questo caso il messaggio che arriva è duplice: quello ambientale, che ricorda l'importanza degli alberi, e quello sull'educazione alla legalità.

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