Save the children ha presentato oggi la XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo Tempi digitali in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra lunedì 20 novembre. 

Dai dati diffusi emergono due problemi opposti e contrari: da un lato emergono le «conseguenze di una sovraesposizione al digitale», dall’altro ci sono anche quelle «dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze».

Dalle analisi dell’Organizzazione emerge che «in Italia il 78,3 per cento di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone». Non solo, si è «abbassata più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone». A differenza di ciò che si potrebbe pensare però, le competenze digitali non sono cresciute man mano che l’esposizione ad internet aumentava. «Nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16­-19enni, l’Italia si posiziona quart’ultima: la quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza è del 42 per cento, contro una media europea del 31 per cento», si legge nell’Atlante. 

Il dato italiano poi non dà conto dei divari territoriali, che sono invece profondi: «Al Sud oltre la metà dei ragazzi ha scarse o nessuna competenza (52 per cento), mentre il Nord e il Centro sono più vicini ai valori medi europei (34 per cento e 39 per cento)».

«La rete internet non è stata pensata per l’infanzia. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano» ha dichiarato la direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the children, Raffaella Milano, che ha anche accolto con favore la delibera dell’Agcom «con cui le sim intestate ai minori non avranno più accesso a contenuti inappropriati» dal 21 novembre.

Carenze tecnologiche

Nel report Save the children evidenzia le «opportunità rischiose della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale».

In particolare, il nostro paese si piazza al 18esimo posto in Ue rispetto alla digitalizzazione dell’economia e della società. Save the children specifica che «per quanto riguarda la connettività, le famiglie con accesso alla banda ultra larga a fine 2022 erano il 52 per cento», anche se nota pure un significativo aumento rispetto al 2016 «quando erano appena l’8 per cento». 

La pandemia da Covid-19 ha segnato un punto di svolta nella transizione digitale: se da un lato la tecnologia ha acquisito una sempre maggiore importanza in ogni sfera di vita dei bambini con un aumento del tempo passato di fronte agli schermi di pc e tablet, dall’altra molti studenti risultano privi delle necessarie competenze per affrontare il mondo digitale.

Sovraesposizione al digitale

Nella pubblicazione, Save the children ha indagato anche il tempo trascorso online degli adolescenti, che è nettamente aumentato: «A inizio 2023 quasi la metà (il 47 per cento) degli oltre tremila 11-19enni intervistati in occasione del Safer Internet Day ha dichiarato di passare oltre 5 ore al giorno online (era il 30 per cento nel 2020) e il 37 per cento controlla lo smartphone più di dieci volte al giorno».

C’è poi un altro problema, nonostante per legge sia vietato l’accesso ai social a un minore di 13 anni «il 40,7 per cento degli 11­-13enni in Italia usa i social media», falsificando l’età.

Questo è altamente rischioso sia perché «gli algoritmi non sono stati progettati per loro», sia per «l’aumento degli atti di cyberbullismo tra gli 11 e i 13 anni».

Non solo, «le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 13,5 per cento e sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni», mentre per i videogiochi ad abusarne sono i ragazzi con «il 24 per cento dei giovani che ne fa un uso problematico».

La dipendenza tecnologica, oltre a portare con sé un rischio di maggiore «obesità» dovuto all’inattività, ha come conseguenza anche «aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso»

Infanti

La sovraesposizione è un problema anche per gli infanti. «Il 22,1 per cento dei bambini di 2-­5 mesi passa del tempo davanti a uno schermo» rileva Save the children, che evidenzia anche come l’esposizione «agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1 per cento, quasi 3 su 5».

Senza dimenticare lo sharenting, ossia la condivisione da parte dei genitori di dati e foto dei propri figli, fin da piccoli che li espone a gravi rischi: «dallo sfruttamento sessuale alla violazione della privacy e all’accesso illegale a dati potenzialmente sfruttabili in modo improprio da criminali informatici, per esempio per il furto dell’identità digitale».

Informazione

I giovani utilizzano internet anche per informarsi «il 28,5 per cento degli 11-17enni legge riviste e giornali online, percentuale che sale al 37 per cento nella fascia 14-17 anni» e se questo da un lato è un bene, dall’altro nasconde delle insidie.

Secondo Save the children sono molti i ragazzi che dichiarano di non sapersi difendere dalle fake news, infatti è proprio «la disinformazione o la cattiva informazione il timore principale per il 49 per cento di adolescenti e pre-adolescenti in Italia che hanno partecipato a un sondaggio di Microsoft sulla percezione della sicurezza online».

Se si considera anche che «l’Italia è il paese europeo dove circola maggior disinformazione», dato che si evince dai «post rimossi dalle piattaforme social in ottemperanza al Codice di condotta, solo nel primo semestre del 2023, Facebook Italia ha rimosso oltre 45mila contenuti considerati dannosi per la salute o di interferenza elettorale o sui censimenti e 1.900 da Instagram» è chiaro che un’utilizzo dei social senza strumenti di difesa da parte dei ragazzi è un problema, che genitori e soprattutto scuole devono affrontare

Scuole digitali

«Nel processo di alfabetizzazione digitale, la scuola svolge un ruolo fondamentale nell’insegnare a utilizzare i linguaggi e gli strumenti in modo adeguato e sicuro» ricorda Save the children, per questo è necessario che siano dotate di tutti gli strumenti digitali du cui hanno bisogno. A questo proposito esiste il piano di Save the children Scuole Connesse, avviato nel 2021 e che mira a connettere il cento per cento delle scuole con la banda ultra larga, intanto sono «sono 19.432 le scuole sul territorio nazionale che sono state attivate sulle 32.350 incluse nel Piano, ovvero il 60 per cento». 

Ci sono poi applicazioni del digitale all’insegnamento che secondo l’Organizzazione «favoriscono l’inclusione», tra le più sperimentate c’è il «gaming applicato alla didattica: dalle Escape Room per imparare le declinazioni del greco antico all’utilizzo del videogame Minecraft, passando anche per il coding, ovvero la programmazione informatica, tutte attività che favoriscono la creatività, il problem solving e il lavoro di squadra».

Il report ricorda anche anche che nel processo di trasformazione digitale delle scuole «gioca un ruolo fondamentale la formazione degli insegnanti per facilitare l’integrazione dei linguaggi del digitale con quelli più tradizionali», ma l’Italia «sconta un corpo docenti abbastanza anziano: oltre tre docenti delle scuole secondarie su quattro hanno più di 50 anni». 

In vista dell’applicazione del Pnrr che si occupa anche di transizione digitale è quindi importante far sì che i suoi investimenti siano utilizzati «nei territori dove c’è maggiore necessità anche per contrastare i fallimenti formativi», e permettere la creazione di esperienze come Connessioni Digitali promosso da Save the children in cento scuole italiane. Si tratta di un percorso che «ha dimostrato il valore dell’apprendimento di competenze digitali nei percorsi di educazione civica, per rafforzare non solo le abilità strettamente tecniche, ma l’esercizio del pensiero critico e la capacità di essere in rete attori creativi e consapevoli».

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