Un territorio che sviluppa bellezza genera valore economico, imprenditoriale e sociale.

Lo spiega il Market Watch di Banca Ifis che, per la prima volta nella sua storia, è gold partner del Padiglione Venezia in occasione della 17esima Mostra Internazionale di Architettura che sarà inaugurata il 22 maggio.

Dalla contaminazione tra due universi, l’arte e la finanza, nasce un progetto inedito: un’installazione artistica, esposta al Padiglione Venezia, che rappresenta la mappa delle relazioni tra luoghi, attori e servizi che compongono e danno valore, anche economico, all’ecosistema italiano della bellezza che contribuisce al Pil italiano per oltre il 17 per cento.

L’economia della bellezza

L’Ufficio Studi ha esaminato le tre dimensioni che compongono l’ecosistema della bellezza italiano: il patrimonio storico, artistico e culturale, e quello naturalistico e paesaggistico; i servizi ad essi collegati (es. trasporti e hospitality) e la produzione dei settori del Made in Italy design-driven, ovvero guidati da logiche estetico-funzionali. Il contributo derivante dalla fruizione del patrimonio culturale e paesaggistico è pari al 6%, comprensivo di fruizione diretta e servizi a supporto, quali trasporti e hospitality.

Secondo lo studio condotto da Banca Ifis, l’ecosistema italiano della bellezza, con i suoi luoghi, attori e servizi, produce il 17,2 per cento del Pil italiano. L’Ufficio Studi ha esaminato le tre dimensioni che compongono l’ecosistema della bellezza italiano: il patrimonio storico, artistico e culturale, e quello naturalistico e paesaggistico; i servizi a essi collegati, come trasporti e hospitality, e la produzione dei settori del made in Italy design-driven, ovvero guidati da logiche estetico-funzionali. Il contributo derivante dalla fruizione del patrimonio culturale e paesaggistico è pari al 6 per cento, a cui si aggiunge l’11,2 per cento proveniente dalla produzione delle aziende made in Italy design-driven. In particolare, le imprese design-driven che producono bellezza sono 341mila e rappresentano il 31 per cento delle aziende italiane negli 8 settori produttivi tipici del made in Italy, per un fatturato annuo complessivo di 682 miliardi di euro.

In Italia c’è un museo, monumento o un’area archeologica ogni 50 chilometri quadrati. Sono 128 milioni le persone che ogni anno fruiscono del patrimonio italiano.

Tre case history

Per dare concretezza a numeri e verificarne il valore tangibile, sono state individuate e raccontate tre case history che corrispondono a tre città italiane: Venezia, Bologna e Sciacca.

Venezia come città-contenitore di ricchezze naturali, artistiche e di stile, anche nella manifattura. Attraverso due casi aziendali, Venezia racconta l’economia della bellezza in un territorio da esplorare anche nelle sue accezioni contemporanee. Grazie al prestigioso made in Italy agroalimentare che ritorna ai sapori veri della terra e alla storia di Mavive, emergono due racconti attuali di due business storici come l’agroalimentare e l’arte della cosmesi applicata alle essenze e ai profumi.

Quest’ultima affonda le radici in mille anni di storia al femminile con la prima principessa bizantina, Maria Argyros, che riuscì a portare la cultura del profumo in Laguna.

Bologna e il sistema Emilia-Romagna sono un esempio di pianificazione strategica di filiera di tipo manageriale con forte orientamento al risultato. Il capoluogo ha promosso l’«esperienza urbana» in molteplici sue forme (green, outdoor, sport, eventi e food) come leva turistica attrattiva, favorendo la share economy e la qualità della ricettività extralberghiera (104 per cento in più dal 2015 al 2018), con un incremento dei flussi turistici, di nuove imprese attive nell’hospitality (10 per cento in più dal 2015 al 2019) e addetti (28 per cento in più).

Sciacca, comune di oltre 39mila abitanti nella provincia di Agrigento, ha intrapreso un percorso di valorizzazione del turista come cittadino contemporaneo attraverso la costruzione di un “Museo diffuso dei cinque sensi” che coinvolge commercianti, tradizioni e hospitality. Grazie a un “patto di comunità” i cittadini auto-promuovono il loro immenso patrimonio storico, artistico, culturale e gastronomico, diventandone promotori e ambasciatori all’insegna di un turismo empatico di alto livello

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