E saranno necessari 127 anni per la transizione tecnologica delle imprese e 83 per salire sul treno dell’intelligenza artificiale. L’Italia lontana dagli obiettivi del Decennio Digitale. E anche sul fronte delle reti a banda ultralarga fissa e mobile stiamo perdendo quota
L’Italia è lontana anni luce dagli obiettivi del Decennio Digitale, la strategia europea al 2030 che prevede la connettività in fibra e 5G per tutti i cittadini, l’alfabetizzazione digitale di base di almeno l’80 per cento dei cittadini fra i 16 e i 74 anni, l’adozione da parte del 75 per cento delle imprese di tecnologie quali cloud, big data e intelligenza artificiale, la creazione di 20 milioni di professionisti hi-tech nonché il 100 per cento dell’erogazione online dei principali servizi pubblici per cittadini e imprese.
Pmi e competenze, i nodi vengono al pettine
Le principali criticità per il nostro Paese riguardano la digitalizzazione delle piccole e medie e imprese e le competenze digitali. «Per raggiungere gli obiettivi fissati dal Decennio Digitale, agli attuali ritmi l’Italia dovrà attendere l’anno 2152 per la digitalizzazione delle pmi e il 2481 per le competenze digitali», è la proiezione eclatante dell’Istituto per la Competitività (I‐Com) - messa nero su bianco in un dettagliato studio sullo stato di avanzamento dei progetti – considerando che ad oggi le pmi digitalizzate risultano essere il 70 per cento e che per quel che riguarda le competenze digitali non si è raggiunto neanche il giro di boa del 50 per cento (siamo al 45,8 per cento).
«Analizzando la situazione europea aggiornata al 2024, appare chiaro che le percentuali di imprese con 10 o più addetti con un livello di intensità digitale alto o molto alto siano collocate in Finlandia (62,2 per cento), Danimarca (59,2 per cento) e Svezia (55,4 per cento), mentre l’Italia si trova al quint’ultimo posto con solo il 27,2 per cento, un valore nettamente inferiore alla media europea del 34,3 per cento e migliore soltanto di Francia, Grecia, Bulgaria e Romania», si legge nello studio. E per quel che riguarda le competenze «la traiettoria italiana è alquanto distante da quella ideale e sussiste dunque il rischio che durante questo decennio (ed oltre) rilevanti quote della popolazione continuino ad essere altamente vulnerabili ed escluse dalla cosiddetta transizione digitale».
La partita dell’intelligenza artificiale
Si arriverà in forte ritardo anche sul fronte dell’intelligenza artificiale: l’obiettivo europeo al 2030 è il 60 peer cento di adozione e l’Italia con un risibile 8,2 per cento dovrà aspettare almeno il 2108 per arrivare a traguardo. Va meglio alla voce cloud anche se in ogni caso si scavallerà al 2035. E, ancora: I-Com calcola al 2110 l’anno in cui il nostro Paese riuscirà a contare su un numero adeguato di specialisti Ict (ossia di informatica e tecnologie innovative): l’Europa ha fissato all’8,4 per cento il target al 2030, in Italia siamo esattamente a metà strada con il 4 per cento. Note dolenti anche per la disponibilità di servizi pubblici digitali per le imprese: l’obiettivo del 100 per cento sarà raggiungibile solo nel 2031 calcolando che ad oggi è online l’80,9 per cento dei servizi considerati fondamentali.
Banda ultralarga in chiaroscuro
In tema di infrastrutture a banda ulltralarga ci sono buone notizie ma anche in questo caso non mancano le cattive: «La performance italiana vede la perdita di tre posizioni scendendo al quattordicesimo posto – si legge nel reort I-Com-. Se da un lato il Paese ha un’elevata copertura delle reti mobili – nello specifico una copertura 5G - dall’altro, i passi in avanti compiuti nella copertura delle reti in fibra ad alta capacità non sono ancora sufficienti a colmare il gap europeo».
Non solo: la presenza di reti a banda ultralarga non combacia con l’adozione, anche se questo è un tema che scavalla i confini nazionali: «L’offerta di connettività è molto sviluppata ma la domanda fatica a decollare. Se si analizza la percentuale di popolazione con sim che hanno generato traffico su reti 5G, emerge una percentuale europea pari in media al 36 per cento e un dato italiano leggermente inferiore (31 per cento) ad evidenziare come senza dubbio ci sia un tema di take-up (adozione, ndr) importante da raffrontare e risolvere. Molto arretrata la situazione con riferimento alle sottoscrizioni di abbonamenti fissi ad almeno 1 Gbps rispetto alle quali la media Ue non va oltre il 22 per cento mentre quella italiana risulta lievemente migliore, pur non oltrepassando il 25 per cento».
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