Dopo la morte di Silvio Berlusconi, quattro volte presidente del Consiglio e imprenditore di successo, è partita la beatificazione che si accompagna a una revisione dei fatti, ormai accertati e documentati. Anche sulle notti del bunga bunga, sul circuito prostitutivo che ha animato le serate nelle sue ville, è partita la destrutturazione della verità.

«È assurdo assistere a questo tentativo di riscrittura dei fatti, ho incontrato molti giornalisti in passato con la paura anche solo di parlare della mia storia», dice Ambra Battilana Gutierrez. Nel 2011 aveva 18 anni quando è stata ad Arcore, una presenza di poche ore. Insieme a Chiara Danese, infatti, è l’unica ad aver detto no ai voleri del sultano. Di più, entrambe hanno continuato a credere nella giustizia raccontando quello che sapevano, sono state considerate totalmente credibili dai giudici.

L’ex presidente del Consiglio è stato assolto dall’accusa di concussione e prostituzione minorile, l’attività prostitutiva c’è stata, ma non sono state trovate le prove che Berlusconi conoscesse l’età della minorenne, Karima El Mahroug, e così è scattata l'assoluzione. Nell’altro processo, quello per corruzione giudiziaria, Berlusconi ha elargito prebende e soldi alle testimoni delle notti di Arcore, l’assoluzione è arrivata in primo grado per l’interpretazione della posizione giudiziaria delle ragazze, ma i pagamenti sono stati riscontrati. In questi processi è stata sentita anche Ambra Battilana, ritenuta totalmente credibile. 

Oggi lei lavora negli Stati Uniti come modella, torniamo a quella serata del 22 agosto 2010 quando lei ha conosciuto l’uomo più potente d’Italia, cosa ricorda?

Avevo 18 anni e quel giorno avevo vinto la finale regionale di un concorso di bellezza. Il mio agente dell’epoca, mi fidavo purtroppo, mi aveva detto di incontrare Emilio Fede che mi propose subito di diventare meteorina. Durante una cena al ristorante mi arriva l’invito, sia a me che a Chiara, per andare insieme a festeggiare la vittoria il giorno seguente. Io pensavo a una cena, ci portarono in questa villa gigantesca, ricordo che ci chiesero i documenti. Era villa San Martino, la residenza dell’allora presidente del Consiglio, ma tutto questo l’ho saputo dopo, ero stanchissima perché avevo partecipato alle selezioni di miss Italia tutto il giorno. 

Quando incontra Berlusconi?

Nel cortile incontriamo due persone molto anziane, una era una cantante e l’altra Maria Rosaria Rossi (senatrice forzista, prescritta per falsa testimonianza), c’era Emilio Fede che faceva battute strane su Chiara parlando continuamente di massaggi. Finalmente entriamo in casa e, a un certo punto, vediamo arrivare Berlusconi. All’inizio non l’ho riconosciuto, pensavo fosse un imitatore, ma per me era impensabile la sua presenza. Camminava con due vassoi in mano pieni di anelli, mi diceva: «Prendi, prendi». Io non stavo capendo niente, presi un anellino e lo ringraziai. A un certo punto arrivano tantissime ragazze in questo salotto, molte lavoravano in televisione. Lo baciavano in bocca e lo chiamavano ‘papi’. Sembrava un film. Fede guardava il nostro stupore e ci rassicurava. 

Come è proseguita la serata?

Siamo andate a sederci per la cena attorno a un enorme tavolo dove troneggiava Silvio Berlusconi, intento a cantare e raccontare barzellette che non facevano ridere. Ma le altre ragazze ridevano per compiacerlo. Continuavo a guardare Chiara perché non capivamo quella situazione, non ci piaceva per niente, il mio agente si era allontanato e noi cominciavamo a sentire un certo disagio. Ma non era ancora successo niente. 

Cosa è accaduto dopo?

La tavola era piena di giocattoli, a un certo punto arriva la statua di un Priapo. Alcune ragazze cominciano a simulare sesso orale, io ero in totale imbarazzo, avevo 18 anni e non sapevo come uscirne. A un certo punto, Berlusconi dice: «Ragazze, siete pronte per il bunga bunga?», tutte dicono sì e vanno via, Berlusconi ci accompagna in un’altra stanza. A un certo punto ci porta a vedere altre stanze, la sala discoteca, il teatro, la spa, per me era incredibile quello che stavamo vivendo. Saliamo le scale, Berlusconi da dietro ci palpeggia, noi ci giriamo di colpo e lui si ritrae. Arriviamo in un’altra stanza e ritroviamo le ragazze che si erano cambiate, chi era vestita da carabiniera, chi da infermiera, erano mezze nude, Nicole Minetti (poi diventata consigliera regionale e condannata in via definitiva per favoreggiamento della prostituzione, ndr) si era spogliata completamente. Altre ragazze volevano coinvolgerci perché così avremmo avuto un futuro in tv, ma noi volevamo solo andare via. Uscimmo e ci facemmo riaccompagnare a casa.

Cosa ha subito per aver ricordato quella serata?

Io torno a scuola e, dopo quattro mesi, un giorno entro in classe e c’era un silenzio assurdo. Il mio compagno di banco mi mostra un giornale, c’era un titolo sulle miss coinvolte nelle notti di Arcore, c’ero anche io. Si parlava di escort. Ricordo i paparazzi che salivano sui tetti per fotografarmi all’uscita di scuola, io non avevo fatto niente di male, niente. Perché venivo associata, insieme a Chiara, a queste ragazze? Non sapevo cosa fare, volevo raccontare la verità. Gli investigatori mi hanno ascoltata per otto ore nelle quali ho ricostruito quella serata. L’incubo non era finito, da allora ho pagato un prezzo altissimo, mi hanno trattata come una pazza, mi hanno dato della prostituta, sui giornali berlusconiani mi hanno massacrata. Sono stata calunniata da un’altra ragazza del bunga bunga (il reato si è prescritto, ndr), volevano demolire la mia credibilità. Ho testimoniato in tutti i processi raccontando la verità, ma ho sentito un isolamento totale. 

Come ne è uscita?

Mi sono diplomata, ho cambiato città, ma quella storia mi inseguiva, sono andata in depressione e ho lasciato l’Italia, sono andata a Londra cambiando nome (usano il secondo cognome) e sono sparita. Aspetto ancora il risarcimento per i danni subiti, non ho ottenuto ancora niente. Successivamente mi sono trasferita negli Stati Uniti dove vivo e lavoro oggi, anche qui ho subito molestie e testimoniato nei processi contro Harvey Weinstein, sono stata la prima a denunciarlo

Ne è valsa la pena?

Sì, perché le donne devono continuare a denunciare.

© Riproduzione riservata