Nelle nuove conversazioni depositate i messaggi di Ciferri, sodale di monsignor Perlasca, al sostituto Peña Parra, numero tre del Vaticano. La lobbista definita «collaboratrice di giustizia» del promotore vaticano. Che in passato, come la gendarmeria, ha smentito ogni rapporto
Oltre alle chat (inedite) tra Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, sono state depositate presso il tribunale dell’Onu anche quelle con il sostituto della Segreteria della Santa Sede, Edgar Peña Parra. Conversazioni che, al pari dei messaggi già pubblicati da Domani, rischiano di terremotare il processo del secolo, quello cioè contro il cardinale Angelo Becciu, licenziato da papa Francesco e condannato nel 2023 a cinque anni e sei mesi per truffa e peculato.
Qual è stato il vero ruolo del promotore di giustizia, Alessandro Diddi, nel procedimento che ha distrutto il porporato? A leggere le chat tra Chaouqui, meglio nota come “papessa” e Ciferri, sodale di monsignor Alberto Perlasca, Diddi avrebbe giocato un ruolo fondamentale. Le due donne lo tirano in ballo spesso, quasi fosse loro alleato in un piano comune: inchiodare Becciu, ex braccio destro del pontefice, e salvare, lasciandolo fuori da ogni accusa, Perlasca, grande accusatore del cardinale. «Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine», scrive Chaouqui a Ciferri, che nel frattempo intrattiene una nutrita corrispondenza virtuale con Peña Parra.
Spoiler e preghiere
Il tentativo di Ciferri è chiaro: la donna desidera che la posizione del monsignore «venga estrapolata dai magistrati e che se ne anticipi il proscioglimento». A scriverlo è lei stessa, in un messaggio Whatsapp al prelato venezuelano. «Sappiamo, per via ufficiosa, che sarà prosciolto, ma non possiamo attendere la fine dell'inchiesta che sembra, dopo gli ultimi eventi, destinata a protrarsi nel tempo. Chiediamo al Santo Padre di sanare con paterna bontà il male immenso che questo sacerdote ha subito da parte del suo superiore, cardinale Angelo Becciu, che ha sempre servito con cieca fedeltà», è il messaggio della sodale di Perlasca del 4 ottobre 2020.
Chi, dunque, ha anticipato a Ciferri il proscioglimento del monsignore? A quella data Perlasca è già stato interrogato dai promotori di giustizia vaticana e consegnato il memoriale che si scoprirà essere stato condizionato da Chaouqui che, certi temi e argomenti al vaglio dei soli inquirenti, non avrebbe potuto e dovuto conoscere.
Il 17 ottobre Ciferri continua a scrivere a Peña Parra: «Ho dovuto anche prestare collaborazione ai magistrati, e allo stesso tempo sostenere moralmente monsignor Perlasca. Non so fino a che punto il pontefice sia stato indirettamente messo al corrente... di certo è già a conoscenza, attraverso i magistrati, della completa estraneità di Perlasca, e del suo proscioglimento da ogni accusa». Peña Parra risponde: «Buon pomeriggio, ho appena letto il suo messaggio. Al riguardo le assicuro che porterò a conoscenza del S.P. (Santo Padre, ndr) i suoi desideri, finalizzati ad aiutare a M.P.».
Ciferri sembrerebbe, inoltre, a conoscenza anche di ulteriori informazioni riservate. Il 6 novembre 2020 all’alto prelato scrive: «Posso anticipare, in via ufficiosa e discrezionale, che monsignor Carlino sarà rinviato a giudizio».
Come faceva la sodale di Perlasca a sapere? Chi la metteva al corrente? «Il magistrato mi informa anche che l’inchiesta ritarda, perché il dottor Grasso (Enrico Crasso, ndr) si è recato, da libero cittadino, a Santo Domingo, mentre i magistrati erano in attesa di una rogatoria svizzera, se non torna dovranno procedere per contumacia e questo allunga i tempi. Tutti questi eventi ritardano la chiusura», continua Ciferri che a Peña Parra invia anche un «audio inciso da monsignor Perlasca ad utilità dei magistrati». Si tratta degli audio corrispondenti ai temi e agli argomenti presenti all’interno del famoso memoriale.
«Collaboratrice di giustizia»
Troppe informazioni top secret, troppe domande. Alcune, a un certo punto, se le pone la stessa Ciferri che si sentirebbe manipolata. Riferendosi a Chaouqui scrive ancora a Peña Parra: «Conosce tutti i dettagli dell'inchiesta vaticana. Da chi, e come attinge queste informazioni sensibili? Come è stato possibile che una casalinga quale sono io, che abita sotto una montagna, possa, in tempo reale, essere messa al corrente di informazioni tanto riservate e dettagliate?». Ciferri ha anche una risposta e la scrive al prelato: «Per quel che riguarda l'attività del Tribunale le informazioni, nel dettaglio, vengono fornite, purtroppo, dal prof Alessandro Diddi, con cui Lei (Chaouqui, ndr) collabora in un non meglio precisato ruolo di “collaboratrice di giustizia”, questo spiega il fatto gravissimo per cui documenti riservati dell’inchiesta siano stati rinvenuti in casa sua, e il perché Lei possa conoscere dettagliatamente, e anticipatamente, ogni attività inquisitoria relativa al Segretario di Stato, alla Sua persona, a quella di monsignor Perlasca, e a quella di tutti gli indagati e di tutti i personaggi entrati a vario titolo nell'inchiesta. Ero a conoscenza, da tempo, che relativamente alla segretezza sull'attività investigativa l'anello debole del Tribunale era il prof Diddi, ma non avrei mai immaginato fino a tal punto». Qualcuno, adesso, dovrà dare una spiegazione. Peña Parra non risponde ma non smentisce. Diddi invece ha sempre negato di aver mai incontrato la lobbista né parlato con lei dell’inchiesta. Stessa posizione della gendarmeria.
A un certo punto Ciferri tira in ballo anche il direttore di questo giornale, spiegando al Sostituto che secondo lei alcuni documenti pubblicati dal Domani sulla compravendita del palazzo di Sloane Avenue al centro del processo arrivano «da Diddi tramite Chaouqui». Notizia del tutto infondata.
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