L’ex braccio destro di Francesco riflette su un passo indietro: l’ufficialità della scelta nei prossimi giorni. Tutti i retroscena sul “caso” vaticano
Fumata nera. Il cardinale Angelo Becciu, condannato a cinque anni e sei mesi nel “processo del secolo”, ha deciso di non partecipare all’elezione del nuovo papa. Una scelta che, a seguito delle polemiche che si sono susseguite dopo la morte di Francesco e in base a quanto si apprende, sarebbe stata presa dallo stesso porporato.
Becciu l’avrebbe fatto questa mattina, lunedì 28 aprile, evitando dunque che a decidere sulla sua “sorte” possa essere la Congregazione cardinalizia: il porporato da giorni stava rivendicando un posto in Sistina, ma la “trattativa” – anche a seguito della notizia pubblicata da Domani sulle due lettere di Bergoglio volte ad escludere il suo ex braccio destro dal Conclave – si sarebbe appunto conclusa con un nulla di fatto.
Fuori il cardinale dall’adunanza dei colleghi: al momento tutto è ufficioso, nei prossimi giorni tuttavia, sempre in base a quanto appreso, potrebbe arrivare la comunicazione ufficiale.
TUTTI I RETROSCENA
Ma realmente cosa avrebbe convinto il porporato sardo a riflettere sul fare un passo indietro? Questo giornale è in grado di rivelare i retroscena che avrebbero portato alla decisione di Becciu. Ieri sera, domenica 27 aprile, ci sarebbe stato un incontro segreto tra lo stesso Becciu e il cardinale Pietro Parolin: il segretario di Stato, nel corso di questa riunione, avrebbe ribadito al porporato l’autenticità delle lettere di Bergoglio. Davanti alla volontà papale – queste sarebbero state le parole di Parolin a Becciu – la Congregazione dei cardinali non ne avrebbe mai autorizzato la partecipazione al Conclave.
Tuttavia, dopo l’incontro serale, questa mattina, Becciu, nel corso della Congregazione dei cardinali, avrebbe comunque tenuto il punto sulle sue posizioni, richiamando anche le chat e gli audio pubblicati da Domani inerenti al procedimento al termine del quale è stato condannato: per il cardinale e i suoi legali, pronti a presentare un esposto in procura a Roma, quei messaggi tra la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e la sodale del grande accusatore di Becciu, Genoveffa “Genevieve” Ciferri, sarebbero la prova di un processo irrimediabilmente falsato. Come faceva la lobbista in particolare a conoscere dettagli investigativi in possesso dei soli promotori di giustizia e dei gendarmi vaticani? Una domanda che resta aperta e getta ombre sulla reale terzietà della giustizia d’Oltretevere.
Intanto nel corso della Congregazione in pochissimi avrebbero preso le difese di Becciu: solo un porporato, Versaldi, si sarebbe alzato, prendendo la parola, per dire che nessuno tra loro aveva mai visto le lettere del Papa, ipotizzando di conseguenza la loro mancata autenticità. Nessun altro però avrebbe “difeso” Becciu; finanche i cardinali “amici” – Burke, Filoni e Betori – gli avrebbero, in ultimo, consigliato di restare fuori dal Conclave: il modo migliore per difendersi nell’appello del processo e dal presunto complotto ordito alle sue spalle.
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