«Non possiamo più continuare a sentirci dire che è importante contrastare le disuguaglianze senza, però, affiancare a questa affermazione la progettualità necessaria per farlo. Questa è una colpa che ha anche la mia parte politica. Che deve smettere di fare da “analista” e porsi come “problem solver”».

Così Giuseppe Sala, sindaco di Milano, risponde, alla domanda della giornalista Lisa Di Giuseppe sulla commistione nel settore cultura tra investimenti pubblici e privati. «Perché non può esserci solo l’interesse privato a sostenere la cultura, ma anche la cosa pubblica deve essere in grado di garantire la sostenibilità dei luoghi del sapere, in modo l’accesso sia garantito a tutti, giusto?».

Chiede Di Giuseppe per aprire il panel “Milano e il suo ruolo centrale nel panorama culturale europeo”, il primo della due giorni che il quotidiano Domani sta dedicando alla cultura, all’arte, al cinema, alla musica e alla letteratura “Le sfide di Domani”, al Teatro Franco Parenti del capoluogo lombardo.

Per Sala, quindi, per sanare la forchetta che si amplia sempre di più tra chi può e chi non può, soprattutto in una città come Milano è necessario, sì, che anche il privato investa nella cultura a sostenga la realizzazione dei grandi eventi come le mostre al Palazzo Reale o gli spettacoli al teatro La Scala.

IL GOVERNO DELLA CULTURA

«Ma sta anche al governo comprende l’importanza della cultura a garantire la sostenibilità anche dei luoghi del sapere più piccoli o periferici perché in gioco c’è proprio l’esistenza stessa della democrazia». Quella democrazia che oggi è in crisi non soltanto in Europa, come aveva anticipato il direttore di Domani Emiliano Fittipaldi durante i saluti introduttivi per sottolineare l’importanza di eventi come le “Sfide di Domani”, necessari anche per costruire una comunità attorno al mondo dell’informazione.

Secondo il sindaco di Milano il governo in carica da un lato non sostiene abbastanza il settore culturale, dall’altro però cerca di imporre una la sua visione prendendo spazio anche nei consigli d’amministrazione delle grandi unità: «Iniziative che nascono sempre dall’esigenza di mettere un punto. Chi fa politica, invece, deve pensare alle sue debolezze, al fatto che vive di consenso, non funziona, invece, ribadire la propria forza con continue attività normative», spiega prima di spostare il focus della discussione, per rispondere alle domande di Di Giuseppe, sia sulla vivibilità di Milano, e su come garantirla, ricordando cosa c’è dietro il Salva-Milano e il cambio di passo della giunta che ha agito, però nella convinzione della correttezza e regolarità del proprio operato. Sia sul nuovo spazio che Rai dovrebbe aprire a Milano nella zona di Portello, per ora ancora in fase di discussione. «Uno spazio di 55 mila metri quadri che potrebbe essere pronto entro la fine del 2028».

IL NODO ALLEANZE POLITICHE

Ma non soltanto cultura. Sala ha parlato anche di politica con Di Giuseppe: dal bisogno di nuove idee che animino il Partito Democratico alla necessità di rafforzare le alleanze con Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra per arrivare preparati sia alle prossime elezioni politiche nel 2027, sia a quelle amministrative che probabilmente si terranno contemporaneamente nella maggior parte delle grandi città italiane come Milano, Torino, Bologna e Napoli. «Al di là della definizione, credo che l'attuale perimetro Pd-M5s-Avs non vada messo in discussione. Elly Schlein lo ha capito. Ricordate il gioco "Trova le differenze" della Settimana enigmistica? Noi a sinistra tendiamo spesso a fare la stessa cosa. E temo a volte, nella mia parte politica, un po' di fascinazione per l'idea di stare all'opposizione. Una cosa che detesto. In politica bisogna vincere, punto».

Per Sala c’è necessità di parlare dei punti comuni che uniscono i vari partiti che compongono la sinistra, invece di sottolineare le differenze: «Bisogna anche pensare all’età dei rappresentanti politici e riuscire a creare collaborazione tra chi è più giovane e chi invece può dare il suo contributo grazie all’esperienza pregressa», ribadisce il sindaco di Milano che si dice anche contento della scelta del nuovo pontefice, Papa Leone XIV, «in continuità con il percorso di Francesco. Una visione importante per contrastare l’autoritarismo dilagante, che come dicevamo, è causa della crisi democratica. E per ribadire l’importanza della pace in un mondo in cui invece di andare avanti facciamo passi indietro visto anche la tensione di questi giorni tra india e Pakistan».

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